ALBERTO MALOSSI

ALBERTO MALOSSI

Alberto nasce a Milano nel 1952 e nel 1979 consegue il dottorato in Architettura presso il Politecnico di Milano. Parallelamente alla sua carriera di imprenditore, coltiva una profonda passione per l’arte, esprimendosi attraverso la pittura a olio e acrilico, la scultura in bronzo e la grafica. Dopo un lungo periodo di pausa creativa durato oltre 15 anni, riprende a dipingere sotto la guida del professor Angelo Antonio Falmi, docente di Tecnica Pittorica presso l’Accademia di Belle Arti di Brera. Attualmente, la sua produzione artistica è caratterizzata da una serie di opere raffiguranti animali, foglie e fiori, realizzate con tecnica acrilica. Ogni dipinto richiede un impegno meticoloso, con un processo creativo che può superare le 500 ore di lavoro per singolo quadro. Malossi continua a esplorare e perfezionare il suo stile, unendo precisione tecnica e sensibilità artistica per creare opere di grande impatto visivo e suggestione.

Cos’è per te l’arte e come definiresti la tua?

Decisamente, definire l’arte è piuttosto complesso, è una variabile, a seconda delle culture e del tempo in cui viene espressa. Per me è un mezzo per esplorare il mondo e quello che ci circonda – che io chiamo “sovramondo” – non solo a livello estetico, ma esistenziale. La mia è stata definita una “pittura animistica”, non inquinata da intellettualismi superflui, che esprime uno stato di comunione tra le cose e con le cose e che fa sì che il soggetto si identifichi col mondo, sacralizzandolo. In questa visione, ogni forma di vita è necessaria; perfino le pietre sono portatrici di un’essenza che arricchisce il mondo e ne intensifica le vibrazioni. Su queste frequenze mi sintonizzo, amplificandole, per farle emergere e toccare con mano. Come un ritorno alla mentalità “primitiva”, origine della nostra esistenza.

Quali sono le principali fonti di ispirazione per le sue opere?

Mi ispiro al mondo della natura e ai suoi colori, cercando di penetrarlo nella sua essenza.

C’è un motivo particolare per cui ha scelto di rappresentare animali, foglie e fiori?

Sì, il colore. Negli elementi naturali a cui aggiungo concettualmente terra, sabbia e roccia si trovano tutti i colori visibili all’occhio umano. Io cerco di tradurli trasfigurandoli.

Come ha influito la sua formazione in architettura sul suo stile pittorico?

La mia non è una pittura accademica proprio perché sono un architetto. L’architettura amplia gli spazi percettivi perché coinvolge tutta l’esistenza umana in pienezza, case edifici e spazi dove viviamo e lavoriamo, oggetti che usiamo. Sostanzialmente l’architettura progetta e crea il mondo che ci circonda temporalizzando lo spazio per sempre. I miei quadri sono il progetto di un mondo utopico, il “sovramondo”, appunto, pieno di colori ed esseri viventi che ti guardano e ti interrogano. I miei quadri di fatto sono un “progetto” che richiede molte ore di lavoro (circa 400-500 ); ai miei tempi di studente di architettura le tavole progettuali erano fatte a mano e richiedevano ore di paziente lavoro: anche questo mi ha influenzato.

Qual è stata la sfida più grande nel riprendere a dipingere dopo tanti anni di pausa?

Me stesso! Mi ero perso e inaridito, poi stimolato dai miei figli, mia nipote e mia moglie, ho ripreso e sono felice.

Quale tecnica o strumento considera essenziale nel suo processo creativo?

Ho iniziato a dipingere a olio, ora in acrilico, ma amo qualsiasi materiale con cui possa esprimermi, sabbia, creta, bronzo e legno.

C’è un’opera a cui è particolarmente legato? Se sì, perché?

Sì, la prima opera della seria Animali (U’VARANO) che ho lasciato incompiuta al muro per 25 anni, guardandola spesso e chiedendomi se e quando l’avrei terminata. Adesso, vedendola finita, mi sembra quasi che non l’abbia dipinta io, una strana sensazione.

Come descriverebbe l’evoluzione del suo stile artistico nel corso degli anni?

Prima di interrompere la mia attività artistica ho lavorato con colori a olio, creta, bronzo, sabbia, resine acriliche colorate e legno. Adesso dipingo con colori acrilici, ma non riesco a fissarmi con un’unica tecnica; sono un irrequieto artistico, contemporaneamente alle pitture di animali sto realizzando una “pittoscultura” – che chiamerò “terra del sovra mondo” – fatta di creta e colori acrilici. L’irrequietezza è sempre attiva, ma è migliorata la mia sensibilità e attrazione verso il colore.

Qual è il messaggio che vuole trasmettere attraverso i suoi dipinti?

Sarei contento se i miei quadri dessero felicità e gioia, senza alcun concettualismo, solo emozione.

Ha mai pensato di sperimentare con altri materiali o tecniche artistiche?

Sì, come ho accennato, ho sperimentato molti materiali, di nuovo volevo impiegare la foglia d’oro, riprendere a lavorare la cera per fonderla in bronzo, avvicinarmi alla resina epossidica che mi affascina per le sue molteplici applicazioni.

Quali sono i suoi progetti futuri nel mondo dell’arte?

Vorrei farmi conoscere e continuare a fare mostre, dal 7 al 13 Marzo sarà allestita una mostra a Milano dal titolo: Animalia; espongo insieme al prof. Angelo Antonio Falmi già docente di pittura all’Accademia di Brera.

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