Cinzia è un’artista emergente specializzata in pittura astratta e contemporanea. Nata e cresciuta in Sardegna, una delle isole più affascinanti del Mediterraneo, ha coltivato fin da bambina una forte passione per l’arte e il colore, che l’ha portata a formarsi presso l’Istituto d’Arte della sua città. Qui ha appreso le principali tecniche pittoriche e si è successivamente specializzata nell’uso del colore attraverso corsi con importanti artisti contemporanei. Le sue opere nascono dall’impulso emotivo e dall’intuizione, diventando espressioni uniche e irripetibili che trovano nel linguaggio astratto la loro massima potenza espressiva. Attraverso l’acrilico, Cinzia lavora con spontaneità e intensità, lasciando che la materia si esprima liberamente sulla tela, senza forzature. Il suo progetto “Quadri Contemporanei” è pensato per dare nuova vita agli spazi moderni, con opere realizzate con materiali di alta qualità, capaci di catturare lo sguardo e di dialogare con l’ambiente circostante. Ha partecipato a diverse mostre collettive a livello nazionale. Cinzia continua a esplorare l’invisibile attraverso il colore, con l’obiettivo di creare bellezza e ispirazione.
Cos’è per te l’arte?
Un modo per dire cose che non riesco a dire a parole. È il mio linguaggio.
Quando hai capito che volevi trasformare la tua passione per l’arte in una professione?
Non c’è stato un momento preciso. È successo piano piano, quando ho capito che non riuscivo a farne a meno.
C’è stato un artista o un’opera in particolare che ti ha ispirato agli inizi?
La passione è nata al liceo, studiando i grandi artisti dell’astrattismo, soprattutto Vasilij Kandinskij. Lì ho capito che si poteva creare senza rappresentare.
In che modo la tua terra, la Sardegna, influenza le tue creazioni?
In modo silenzioso, ma profondo. Nei colori, nei contrasti, nel senso di spazio.
Come nasce un tuo quadro? Parti da un’emozione, da un colore o da un’idea precisa?
Spesso da un’emozione, ma a volte anche da un colore che mi “chiama”. Poi tutto prende forma mentre lavoro.
Usi sempre l’acrilico o sperimenti anche con altri materiali o tecniche?
Uso soprattutto acrilico, ma sperimento. Mi piace aggiungere materiali, paste, texture… mi diverto a sporcare tutto.
Quanto spazio lasci all’improvvisazione durante la creazione di un’opera?
Tantissimo. Se controllo troppo, perde forza. Mi fido molto del processo.
Le tue opere astratte comunicano emozioni molto forti: cosa speri che provi chi le osserva?
Devono essere belle per gli occhi e per il cervello. Stimolare, incuriosire, lasciare una traccia. Vorrei che ognuno ci trovasse qualcosa di suo.
Come definiresti il tuo stile, se dovessi usare tre parole?
Istintivo, emotivo, vivo.
Che ruolo ha, secondo te, l’arte astratta nella società contemporanea?
Permette di uscire dai confini. Di sentire, più che capire. In un mondo troppo pieno di parole, serve.
Cosa significa per te partecipare a mostre collettive?
Condivisione. Scambio. Anche un modo per uscire dal mio studio e respirare aria nuova.
Hai mai pensato di portare i tuoi lavori anche in contesti non tradizionali, come installazioni o performance?
Sì, ci penso spesso. Mi incuriosisce molto il dialogo con lo spazio, il corpo, il suono…
Qual è stata finora la mostra o il progetto a cui sei più legata emotivamente?
“Creazione”, l’opera che ho portato alla mostra The New Era of Mindful Exhibitions. È nata in un momento particolare. Ha dentro tante cose.
Quali sogni hai per la tua carriera artistica nei prossimi anni?
Continuare a crescere, esporre anche fuori dall’Italia, avere uno studio più grande… e iniziare a fare corsi per avvicinare le persone all’astrattismo.
Stai lavorando a nuove collezioni o temi particolari?
Sto pensando di creare delle serie che si concentrino su dei colori in particolare. E sto sperimentando con l’inserimento di rifiuti nei dipinti.
Descriviti in tre colori.
Nero, rosso, viola.








