Nasce a Faenza il 25 agosto del 1984. Amante fin da piccolo dei fumetti, animazione e grafica comincia ad intraprendere questa vena artistica dedicandosi a uno stile tendenzialmente cartoon, evidenziando fin da subito una personalità ironica e sarcastica che esalta una società confusa dal caos. Autodidatta, non vorrà mai avere nessun tipo di influenza accademica e stilistica; l’arte viene vissuta come una pratica che deve essere completamente libera da preconcetti di ogni tipo, senza vincoli e limiti dell’espressione umana. Viaggia e vive in diverse parti del mondo come Londra e Roma, facendosi le sue esperienze, vivendo a pieno, soprattutto nelle periferie ascoltando le nuove tendenze musicali che hanno sempre ispirato e fatto parte dei titoli delle sue opere. Il suo percorso artistico è una specie di diario della sua vita interiore, uno scavare continuo all’interno del proprio inconscio, un mondo del non senso, nell’intimità del proprio essere, nella purezza del sé, nel rispetto delle proprie domande e incertezze, nello sperimentare. La sua prima fonte di ispirazione richiama l’infanzia, il ritorno di una fase primordiale dell’essere, nel quale la razionalità non interferisce con la creatività, tende dunque a delle forme elementari mantenendo intatta l’ispirazione infantile. Di conseguenza parliamo di un arte grafica, iconica costituita da ideogrammi e simboli semplici, da schemi compositivi elementari ma altrettanto comunicativi. Si nota una ripetizione ossessiva di certi temi come il cranio (“too many faces”), espressione dell’ansia e dell’inquietudine di un mondo sovraffollato, altrettanto vale per altri elementi come le croci, le stelle e i cerchi che sgusciano dal proprio inconscio come ansie che battono alla porta nella mente.
Cos’è per te l’arte?
E’ la vita. E’ cio’ che ti tiene vivo nei periodi più duri, quando tutto va a puttane. Sapere che puoi sempre andare in studio e metterti a lavorare… ti tiene vivo. E’ l’ancora, il paracadute.
Hai menzionato di essere autodidatta e di non voler seguire influenze accademiche. Come hai sviluppato il tuo stile e quali sfide hai incontrato lungo il percorso per mantenere la tua libertà creativa?
Non l’ho sviluppato, si è sviluppato da solo. E’ stata una cosa naturale, non c’è stato niente di ponderato. E’ stato un flusso durato anni, che alla fine ha portato a ciò che è vedete ora. E che, probabilmente, è ancora in evoluzione e chissà dove arriverà e cosa sarà fra qualche anno. Riguardo alle sfide non ne ho incontrate di particolari…l’unica forse è quella che proviene proprio da te stesso. A volte viene la tentazione di “cedere” qualcosa, per guadagnare da altre parti (visibilità,rapporti con gli addetti ai lavori). Ma per fortuna la mia integrità vince sempre. Me la tengo stretta. E non ho mai ceduto alla tentazione.
Il tuo lavoro sembra un diario della tua vita interiore. In che modo l’inconscio e il mondo del non-senso influenzano la tua arte quotidianamente?
Non è che la influenzano…SONO la mia arte. Quando lavoro non uso mai la razionalità, la tengo attentamente lontana. Vado a istinto, lascio che a parlare sia la parte di me di cui non ho assolutamente il controllo.
L’infanzia sembra essere una delle tue principali fonti di ispirazione. Cosa ti affascina di più di quella fase della vita e come la rielabori nelle tue opere?
No, non lo è. Non ha la minima influenza. Sono molto più affascinato dall’adolescenza, l’età in cui si scopre tutto. L’infanzia è troppo pura, troppo poco “sporca” per piacermi.
Il cranio, le croci, le stelle e i cerchi sono elementi ricorrenti nel tuo lavoro. Cosa rappresentano per te e come li usi per esplorare temi come l’ansia e l’inquietudine?
Li usavo anni fa. Ormai sono simboli lontani nel tempo e nel significato, non mi appartengono più. Sono scomparsi naturalmente, senza volontà. forse perché erano troppo chiari. troppo poco enigmatici.
Come il viaggio e la vita in diverse città come Londra e Roma hanno influenzato la tua arte e la tua visione del mondo? Ci sono particolari esperienze che ti hanno segnato?
No. Tutto ciò che è nelle mie opere proviene dall’interno. Nulla dall’esterno. Quindi direi che no, non hanno avuto nessuna influenza.
Le tue opere sembrano rispecchiare una società confusa e caotica. Quali aspetti della realtà odierna ti spingono a esprimere questo caos nei tuoi lavori?
Il fatto che mi fa schifo.
Come descriveresti il rapporto tra la musica e la tua arte? Ci sono generi musicali specifici che trovi particolarmente ispiratori per il tuo processo creativo?
Beh, la musica è imprescindibile. Spesso i testi, alcune frasi, alcune espressioni, portano a riversare su tela alcune cose rispetto ad altre…ma è praticamente impossibile spiegartelo bene qui,in queste poche righe. E’ un processo interiore che si riversa all’esterno, sulla tela. Come spiegarlo con queste poche parole? E’ impossibile. bisogna viverlo per capirlo.
La tua arte è caratterizzata da simboli semplici e forme elementari. Cosa pensi che questi elementi “primitivi” possano trasmettere al pubblico e come riesci a mantenere la forza espressiva con forme così essenziali?
La forza espressiva viene da dentro. Se ce l’hai la mantieni anche disegnando un semplice punto. Se non ce l’hai puoi anche essere Picasso, ma non passerà niente.
In che modo sperimenti con la tua arte? Ci sono tecniche o media che stai esplorando o che ti piacerebbe provare in futuro?
No. al momento no. E comunque io non sperimento. Semplicemente vomito sulla tela quello che ho dentro. Se poi questa sia sperimentazione boh, non saprei dirlo.
Infine, come vedi l’evoluzione del tuo percorso artistico nei prossimi anni? Quali direzioni vorresti esplorare o sviluppare ulteriormente?
Boh, dipende dal colore del mio vomito.








