GIOVANNI BREGLIA

GIOVANNI BREGLIA

Giovanni nasce a Mola di Bari, una piccola cittadina affacciata sul mare, in una famiglia dove l’amore per la buona cucina e il rispetto per i prodotti genuini sono sempre stati valori fondamentali. Fin da bambino trascorre molto tempo nel ristorante di famiglia, osservando, imparando, assaporando: è lì, tra i profumi della cucina e il calore delle tradizioni, che prende forma la sua passione e si delinea il percorso che avrebbe seguito da adulto. Dopo aver frequentato la scuola alberghiera, intraprende un viaggio professionale che lo porta a fare esperienze significative sia in Italia che all’estero. Ogni tappa, ogni luogo visitato e ogni cucina incontrata arricchiscono la sua visione e la sua creatività, dando vita a uno stile culinario personale, vibrante e autentico, in cui sapori e colori raccontano storie di viaggio e memoria. Oggi è lo chef di Villa degli Aranci, storico ristorante situato a Polignano a Mare. In questo luogo simbolico, che coniuga eleganza e tradizione, Giovanni ha trovato lo spazio ideale per esprimersi e sperimentare. La sua cucina è un equilibrio tra innovazione e radici, un dialogo continuo tra la Puglia e il mondo. Oltre alla passione per la cucina, Giovanni è profondamente legato alla sua famiglia. È sposato da nove anni e padre di due bambine, Charlotte ed Eleonora, che rappresentano per lui una fonte inesauribile di ispirazione e motivazione. La sua famiglia è il motore che lo spinge a dare sempre il meglio, dentro e fuori la cucina.

Cos‘è l’arte per te?

L’arte può rappresentare un modo per esprimere i propri sentimenti e pensieri.

Cosa ti ha insegnato davvero crescere nella cucina del ristorante di famiglia? C’è un ricordo preciso che porti sempre con te?

Ciò che ricordo è che quando uscivo da scuola, passavo lì per mangiare ma alla fine mi ritrovavo sempre ad aiutare in cucina nella preparazione.

Tra le esperienze fatte all’estero, ce n’è una che ha cambiato radicalmente il tuo modo di cucinare o vedere il cibo?

Sì, l’esperienza in Brasile ha influito abbastanza sulla mia visione della cucina. 

Se dovessi descrivere la tua cucina con tre parole, quali sarebbero? E perché?

Profumi, emozioni e ricordi, perché nei miei piatti ce il ricordo della cucina dei nonni, ed è lì che mi emozionavo … 

Quanto conta per te l’emozione nel piatto? Ti capita mai di creare pensando a un momento o a una persona precisa?

L’emozione e alla base della riuscita di un piatto, mia moglie e le mie figlie sono la mia fonte di ispirazione.

Polignano a Mare è un luogo magico: quanto ti ispira il territorio nella tua cucina quotidiana?

Ogni luogo ha il suo lato magico, e si cerca sempre di rivisitare le tradizioni in base al posto in cui ti trovi.

Come riesci a bilanciare il tempo tra il lavoro in cucina e la tua famiglia? C’è qualcosa che hai imparato come padre che ti ha reso un cuoco migliore?

Il tempo per la famiglia c’è sempre, il lavoro è importante ma la famiglia lo è di più… dopo il covid abbiamo riscoperto il valore del tempo con i propri cari , ed è un qualcosa di speciale che non va perso.

C’è un piatto che per te rappresenta la tua storia personale e professionale? Raccontaci com’è nato.

Uno dei piatti che amo, è un dolce che evoca in me tanti ricordi. Quando si era piccoli e non c’era l’opportunità di aver in casa biscotti e brioche del supermercato; i nonni ci facevano fare colazione con il pane duro e una tazza di latte, il mio dolce e ispirato a quel ricordo, quindi un tortino di pane e latte servito con una crema inglese.

Hai mai pensato di raccontare la tua cucina anche attraverso un libro o un progetto multimediale?

⁠Beh, un libro è un qualcosa di interessante, chissà un domani.

La cucina è fatta anche di errori e sperimentazione: c’è stato un fallimento che poi si è rivelato prezioso?

In cucina ogni fallimento è un insegnamento, adesso non ricordo qualcosa in particolare, ma gli errori servono a crescere e arricchire il bagaglio personale.

Cosa sogni per il futuro? Più viaggi, un ristorante tuo, una stella Michelin, o semplicemente continuare a cucinare per chi ami?

Nel mio futuro sicuramente c’è la voglia di riaprire il ristorante di famiglia, ovviamente in chiave moderna.

Il tuo piatto preferito?

Non ho un piatto preferito, sono amante della buona cucina, se proprio devo darti la mia preferenza ti dico orecchiette con le cime di rape.

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