GIUSEPPE BOCCASSINI

GIUSEPPE BOCCASSINI

Nasce in Puglia, a Molfetta, nel nord barese, il 10 Dicembre 1981. Giuseppe Boccassini, pugliese DOC ma cosmopolita di adozione. Giuseppe, Chef per passione. Il suo essere Chef è uno stile di vita, la cucina è il suo DNA. Ha acquisito una prestigiosa esperienza muovendo i primi passi in Romagna, passando poi attraverso le Dolomiti, spingendosi sino alle Alpi della Svizzera Francese. Torna in casa e approda come Executive Chef in una delle dimore storiche più prestigiose  del Nord Barese. Sin da quando ha iniziato a muovere i suoi primi passi nel mondo nella cucina, il suo sogno è sempre stato quello di puntare in alto. Sognava l’alta cucina, sognava di poter lavorare al fianco di uno degli Chef più carismatici d’Italia,Felix Lo Basso, 1 stella Michelin. Finalmente arriva quella chiamata tanto attesa, Felix decide di portare Giuseppe alla guida del suo nuovo progetto “Memorie”, a Trani. Giuseppe non perde tempo in risposte e parte subito determinato. Giuseppe, fortemente legato e innamorato della sua amata terra delle sue materie prime, la Puglia. Il suo obbiettivo è raggiungere la stella al fianco di Felix che arriva nel 2020. Qualche mese fa viene premiato a palazzo madama a Roma al senato come “Eccellenza italiana nel mondo”. Vincitore del prestigioso riconoscimento The Fork awards come miglior ristorante d Italia e ad oggi è l executive chef di “Campielisi Resort”una struttura ricettiva situata nel cuore delle campagne andriesi.

Qual è il primo ricordo che hai legato alla cucina? C’è un piatto che ha segnato la tua infanzia?
La mia passione per la cucina nasce sicuramente in famiglia, grazie a mia madre e mia nonna. Uno dei ricordi più belli è legato alle sere passate a casa di mia nonna, quando preparava le orecchiette. Avevo solo 7-8 anni, ma ero affascinato dal suo modo di cucinare. Il piatto che ha segnato la mia infanzia sono i maltagliati di semola in brodo di pollo, una ricetta di famiglia tramandata poi da mia madre.

Hai viaggiato molto e lavorato in diverse realtà culinarie. Quale esperienza ha avuto il maggiore impatto sulla tua crescita professionale?
Sì, ho avuto la fortuna di viaggiare molto. A 20 anni ho trascorso tre anni in Svizzera francese, poi ho lavorato nelle Alpi trentine. Ogni esperienza mi ha lasciato qualcosa di prezioso, ma sicuramente gli anni trascorsi con Felix Lo Basso, prima a Milano e poi a Trani, sono stati fondamentali per la mia crescita professionale.

Com’è stato il momento in cui hai ricevuto la chiamata da Felix Lo Basso? Quali emozioni hai provato?
Ricordo quel giorno come fosse ieri. Ero lo chef di una struttura ricettiva e stavo gestendo un matrimonio. Seguivo già da tempo Felix e avevo fatto alcuni stage con lui, quindi sapevo che quella chiamata prima o poi sarebbe arrivata. Quando mi ha proposto di guidare il suo ristorante in Puglia, ho detto subito sì, senza esitazione. Ho pianto, perché era un sogno che coltivavo da anni.

La tua cucina è profondamente legata alla Puglia. Quali sono gli ingredienti che per te rappresentano al meglio la tua terra?
Non c’è un solo ingrediente che rappresenta la mia cucina, ma se dovessi sceglierne uno direi le cime di rapa. Amo il loro sapore amarognolo e il profumo intenso di terra che sprigionano.

Cosa significa per te aver ricevuto il riconoscimento come “Eccellenza Italiana nel Mondo”? Come ha influenzato il tuo percorso?
È probabilmente il riconoscimento più importante della mia vita e della mia carriera. Mi ha dato ancora più motivazione, soprattutto per il messaggio che ho voluto lanciare con il mio lavoro: valorizzare la cucina italiana nel mondo e innovarla senza mai perdere il legame con la tradizione.

Da Executive Chef del “Campielisi Resort”, quali sono le sfide principali e le soddisfazioni più grandi del tuo ruolo?
La sfida principale è portare Campielisi a essere un punto di riferimento non solo per la bellezza della struttura, ma anche per la qualità della cucina. La mia soddisfazione più grande è vedere i clienti andare via felici e sapere che chi arriva per la prima volta ha già sentito parlare del nostro lavoro. Per me, Campielisi è più di un ristorante: è casa, e i miei titolari sono ormai come una famiglia.

Hai lavorato per anni con un obiettivo ben preciso: conquistare la stella Michelin. Ora che ci sei riuscito, qual è il tuo prossimo grande sogno?
Il mio sogno più grande è aprire un ristorante che porti il mio nome, magari in Giappone. Amo profondamente quella terra e la sua cultura gastronomica.

Quanto è importante per te l’innovazione in cucina? C’è una tecnica o un ingrediente che stai sperimentando in questo periodo?
L’innovazione è essenziale, ma sempre nel rispetto della tradizione. Ogni giorno, con il mio team, sperimentiamo nuovi ingredienti, forme e profumi per creare piatti che siano un equilibrio tra passato e futuro.

C’è stato un momento particolarmente difficile nella tua carriera che ti ha messo alla prova? Come l’hai superato?
Ce ne sono stati tanti. Ci sono stati momenti in cui ho persino messo in dubbio la mia passione e il mio lavoro. Ma ogni volta, mi basta guardare un piatto che ho creato per ricordarmi perché faccio questo mestiere: perché è la cosa che amo di più al mondo.

Se dovessi descrivere la tua cucina in tre parole, quali sceglieresti e perché?
Cromatica, saporita, territoriale. Credo che queste tre parole racchiudano l’essenza dei miei piatti.

Il tuo piatto preferito?
I peperoni ripieni di mia mamma. Nulla batte i sapori dell’infanzia.

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