Grazia è nata nel 1994 in Basilicata, una terra piccola ma colma di magia. Cresciuta nel silenzio sospeso di quei luoghi, ha sviluppato fin da bambina una profonda curiosità verso il mistero nascosto dietro ogni simbolo della vita. Questo sguardo incantato sul mondo l’ha portata ad esprimersi attraverso le parole, lette e scritte, cercate con passione per dare senso alla realtà. Dopo il diploma al Liceo Classico, si è laureata in Lettere Moderne presso l’Università di Bari “Aldo Moro”, un percorso che le ha insegnato a leggere le sfumature invisibili dell’anima. Ha poi intrapreso gli studi in Filologia Moderna, ma una nuova spinta l’ha condotta verso un cambio di rotta: il desiderio concreto di aiutare gli altri l’ha portata a conseguire l’attestato da Operatrice Socio Sanitaria. Seguendo sempre l’intuizione e la ricerca del significato profondo delle cose, ha incontrato i tarocchi. In essi ha trovato un punto d’unione tra le sue passioni: il desiderio di cura, le discipline umanistiche e la scrittura. Nasce così “Tarocchi Letterari”, la pagina Instagram che l’ha vista portare avanti questa attività con dedizione, sia online che in presenza durante fiere, mercatini ed eventi. I suoi consulti diventano spazi di ascolto e connessione, viaggi simbolici alla ricerca di risposte autentiche. Per lei i tarocchi sono una fusione di mito, arte, storia e creatività, strumenti potenti per stimolare consapevolezza e trasformazione personale. Leggere i tarocchi, per lei, è leggere il mondo.
Qual è stato il momento in cui hai sentito che i tarocchi erano più di uno strumento, ma un vero linguaggio dell’anima?
Ho compreso che i tarocchi erano ben più di uno strumento divinatorio nel momento in cui ho eseguito la mia prima lettura su me stessa. In un periodo di crisi, le immagini archetipiche degli arcani hanno attivato un dialogo con la mia coscienza, portando in superficie nuclei simbolici del mio Sé. Quando ho iniziato a leggerli agli altri, ho riconosciuto la loro funzione maieutica: non si limitano a fornire risposte, ma fanno emergere le proprie verità, facilitando un processo di trasformazione interiore. I tarocchi sono una matrice immaginifica, capace di rendere visibile l’invisibile, di decifrare quei linguaggi sottili che appartengono alla dimensione misteriosa dell’Anima.
In che modo il tuo percorso tra lettere e assistenza ti ha preparata a creare connessioni autentiche con chi si affida a te?
La mia formazione umanistica mi ha dotato di strumenti critici che mi permettono di esplorare il pensiero in modo laterale e di utilizzare il linguaggio con consapevolezza, come atto sia trasformativo che performativo. Parallelamente, il mio percorso nell’ambito della relazione d’aiuto ha sviluppato in me una profonda attitudine all’ascolto empatico, alla sospensione del giudizio e alla cura dell’altro. In questo processo, i tarocchi rappresentano per me una guida intuitiva, una sorta di “Grillo parlante” che orienta il mio sentire e il mio dire. Credo fortemente nella potenza trasformativa della parola. Infatti, come affermava Platone: “L’anima, o caro, si cura con certi incantesimi, e questi incantesimi sono i discorsi belli”.
Cosa ti affascina di più nei simboli che compongono gli arcani?
La potenza dei simboli risiede nella loro universalità e i tarocchi ne sono uno strumento privilegiato, capace di renderli applicabili a ogni ambito del sapere. Infatti, lo psicoanalista Carl Gustav Jung individuò nei tarocchi gli archetipi, ovvero immagini primordiali che risiedono nell’inconscio collettivo. Durante una lettura, il tarologo si fonde ai simboli, generando un codice nuovo, unico e irripetibile. Per questo leggere i tarocchi è una forma d’arte: è interpretare il mondo. Non si tratta solo di decodificare simboli, ma di compiere quasi un atto magico, che permette di accedere a più dimensioni contemporaneamente: mitologica, artistica e spirituale. Il simbolo diventa un medium, un ponte tra diverse dimensioni, visibili e invisibili.
Come scegli le parole giuste durante un consulto per aiutare l’altro a leggere sé stesso?
Spesso mi lascio guidare dall’intuizione, da ciò che le carte risvegliano in me. Se è vero che la cartomanzia e la tarologia richiedono studio, è altrettanto vero che non vanno spogliate del loro aspetto più misterioso e numinoso. Il mio approccio è etico e integrato, cerco sempre un equilibrio armonico tra intuizione e razionalità. Dalla mia esperienza posso affermare che le parole giuste possono scatenare nell’altro vere e proprie epifanie.
Che tipo di incontri ti hanno lasciato il segno durante le fiere e gli eventi a cui hai partecipato?
Ogni incontro lascia un segno e si intreccia con la mia storia. Quando un consultante si commuove e si lascia andare alle proprie emozioni, chiedendomi un abbraccio, il mio cuore si riempie di gratitudine, che nasce dal riconoscimento reciproco tra due anime in ascolto. In fin dei conti, leggo i tarocchi proprio perché mi affascina la complessità dell’essere umano, e mi stupiscono le connessioni sincroniche che si instaurano quando due coscienze si incontrano nello spazio della lettura.
C’è un libro, un autore o un personaggio letterario che senti vicino al tuo modo di vivere e sentire i tarocchi?
Sento una profonda affinità con la corrente poetica del Simbolismo: così come la poesia simbolista non si spiega, ma si esperisce, anche i tarocchi non si leggono in modo letterale, ma si sentono, si attraversano. Poesia e tarocchi condividono la stessa funzione: trasformare l’esperienza umana in linguaggio simbolico, in immagini che parlano al cuore. Il poeta che è più vicino al mio modo di sentire il mistero dei tarocchi è Dino Campana, poeta notturno per eccellenza, “visivo” e febbrile, capace di trasfigurare la realtà in una dimensione onirica, come accade nei suoi Canti Orfici. Egli compie lo stesso atto che i tarocchi realizzano attraverso le immagini: rende visibile l’invisibile, dà forma simbolica all’inconscio, all’indicibile. Nei suoi versi si ritrovano i simboli dell’onirico e del viaggio interiore, elementi che risuonano profondamente nella parabola degli Arcani maggiori.
Come nasce un contenuto per la tua pagina “Tarocchi Letterari”?
I contenuti nascono da suggestioni che emergono direttamente dalle carte o da riflessioni sulla condizione umana, che poi intreccio con i tarocchi. Spesso scrivo poesie ispirate alle stese che realizzo per me stessa o per i consultanti. Sono le loro storie a offrirmi spunti da trasformare in parole. Inoltre, cerco di creare contenuti divulgativi sul mondo della cartomanzia e della tarologia.
Cosa speri che le persone portino via con sé dopo aver vissuto un consulto con te?
Dopo un consulto, desidero che le persone abbiano uno sguardo più limpido e, al tempo stesso, più compassionevole verso se stesse. Non soltanto risposte, ma soprattutto domande nuove, quelle che aprono a nuove dimensioni interiori. Mi auguro che riscoprano un pensiero più libero e che diano maggiore valore al tempo dedicato a sé, per ascoltarsi davvero e per abitare il proprio sentire. Perché, se i tarocchi talvolta ci mettono a nudo, sanno anche essere una coccola, rivolta all’anima che chiede ascolto.


