IRENE ANTONUCCI nasce in Puglia nella città di Trani. Dopo alcune esperienze televisive e teatrali dentro e fuori regione, a 22 anni si laurea in Filosofia all’Università Aldo Moro di Bari con una tesi in etica delle relazioni e si trasferisce prima a Roma, dove frequenta un master in marketing e comunicazione nella moda e spettacolo e lavora come attrice, e poi a Milano (2015) dove studia dizione e doppiaggio all’Accademia CTA recitazione e si specializza in recitazione e drammaturgia comica, lavorando al fianco di Alessandra Faiella, Rita Pelusio e Riccardo Piferi. A Milano lavora come conduttrice di “A Voice for music”, e come attrice in alcuni spettacoli teatrali e su “Camera Cafè”, “Crozza nel paese delle meraviglie”, “Parodie” di Gastom Zama; volto e voce di numerosi spot televisivi e radiofonici (Rai, Mediaset, Radio 105 ), prende parte anche a programmi su Real Time come “Take me out” (Real Time) come personaggio iconico per tutta la prima stagione; “Parla con Lei 2” con Andrea Delogu (Fox Tv); “Karaoke” con Pintus (Italia Uno). Nel 2017 torna a Roma dove lavora in diversi teatri romani (“Gli innamorati” di Goldoni, “NGC613” con la compagnia teatrale “Teatro da viaggio”) e frequenta workshop e masterclass (Patrizia De Santis, Accademia d’armi Musumeci Greco…). L’anno successivo torna in tv in un episodio di “Ci vediamo in tribunale “ su Rai 2 e poi come cameo nel film “Tutta un’altra vita” per la regia di Alessandro Pondi. A gennaio 2020 lavora come attrice per RAI Pubblicità nel programma “L’Eredità” con Flavio Insinna e nel periodo del lockdown realizza due cortometraggi di cui “2020 Fuori Moda”, in cui è regista oltre che attrice (Camaleo Cinema), che risulta vincitore del Premio Miglior Cortometraggio Rivelazione al “Castelli Romani Film International CroffiLive”, semifinalista all’IndieX Film Fest di Los Angeles e selezionato all’Indie Short Fest Hollywood. A settembre 2020 interpreta il ruolo di una giornalista famosa nel film “Generazione Neet” per la regia di Andrea Biglione (Stemo Production) ed è giurata e ospite speciale nel Festival Teatramm. Dopo essere stata scelta come madrina del Foligno Calcio, a novembre va in prima serata su Canale 5, come uno dei 100 giudici del muro di All Together Now (terza edizione) e a dicembre vince il Premio Awards “Vincenzo Crocitti International” (VIII edizione) come Attrice Emergente. Intanto, lavora come creator digitale e director di produzioni web e tutorial per attori su youtube, testimonial di campagne pubblicitarie, campagne social contro il bullismo e la violenza contro le donne. Il 2021 inizia con le riprese del film “Dove sto domani”, per la regia di Teo Mammucari, dove interpreta il ruolo di amante di Dario Bandiera. A giugno è uno dei giurati del “Festival Internazionale Tulipani di Seta Nera” promosso da Rai Cinema. Luglio è un mese memorabile per Irene: viene scelta dalla Fondazione De Sanctis come lettrice nell’evento “Poesie di Nelly Sachs” presso l’Ambasciata Tedesca; viene poi premiata in Campidoglio dalla sindaca di Roma Virginia Raggi e da Alfonso Pecoraro Scanio, presidente della Fondazione UniVerde, per il suo nuovo corto volto a rilanciare il turismo di Roma, nell’ambito del progetto Opera 2030; e infine vince il Premio Basilicata del Festival del Cinema Marateale, giunto alla XIII edizione.
Dopo aver sfilato nei red carpet della Mostra del Cinema di Venezia e della Festa del Cinema di Roma, a fine ottobre debutta come protagonista, insieme a Domenico Palmiero e Laura Sorel, nella commedia teatrale “40 mq”,scritta e diretta da Emiliano De Martino (EDM Produzione e Distribuzione), torna in prima serata su Canale 5 nel muro dei cento giurati del game show musicale “All together now” e arriva in finale in due concorsi internazionali: il Digital Media Fest, con due cortometraggi intitolati “Differenze generazionali” (sezione web serie) e “Gli angoli nascosti di Roma” (nel concorso Movieland dedicato ai prodotti audiovisivi web nativi), e l’International Short Film Festival CortiSonanti con un cortometraggio contro la violenza sulle donne dal titolo “Regalati la luce“ in cui è regista oltre che attrice, con il quale corto vince in Premio Social Short Web. Il 2021 termina con un nuovo premio: “Bogotà Web Fest”, il quale farà da apripista al 2022 in cui si trasferisce in Colombia ove inizia il suo percorso cinematografico che la battezza ufficialmente come attrice internazionale. Nel 2022 prende parte ai Film: “Shit Happens”, “Entre 2 aguas” e “Inventario” come protagonista, dimostrando di destreggiarsi come interprete internazionale in Italiano, Spagnolo e Inglese. Nello stesso anno viene proclamata al GuayaFest in Ecuador “Attrice rappresentante del Cinema Italiano in Latino America” al fianco di Ornella Muti e Franco Nero. Nel 2023, Irene Antonucci partecipa ai film “Drama Queens” (CO), diretto da Mancél Martinez, nel ruolo di Claudia, e “Runner” (IT), diretto da Nicola Barnaba, nel ruolo della Signora Poloni. Per quanto riguarda le serie TV, recita in “Gestas del tiempo IV” (CO) come Maestra Greta, “Emma Reyes” (CO) nella terza stagione come Elsa Morante, e “Domingo el último esclavo” (CO) nel ruolo di Silvana. Nel 2024, Irene Antonucci ha lanciato con successo il suo corso “Crea la tua Identità,” progettato per aiutare gli artisti a perfezionare le loro abilità comunicative e costruire un forte personal branding. Inoltre, ha pubblicato il libro “La comunicazione dell’artista vincente,” disponibile in italiano e spagnolo su Amazon, che esplora come la comunicazione possa trasformare l’arte in una missione significativa e impattante.
La tua carriera spazia tra teatro, cinema, televisione e ora anche la scrittura. Qual è il filo conduttore che lega queste esperienze?
Il filo conduttore che lega tutte le mie esperienze è la comunicazione come mezzo per ispirare e risvegliare le coscienze. Attraverso il teatro, il cinema, la televisione e la scrittura, il mio obiettivo è sempre stato quello di aiutare le persone a ricordare chi sono davvero, a riconnettersi con il proprio scopo su questa terra. Credo che l’arte abbia un ruolo fondamentale: non solo esprimere emozioni o raccontare storie, ma anche essere un veicolo per apprendere lezioni profonde e promuovere un cambiamento collettivo. L’arte è un atto di responsabilità. Non si tratta solo di coltivare una passione personale, ma di impegnarsi per un obiettivo più grande, che trascende il singolo individuo. È un mezzo potente per risvegliare consapevolezze, costruire connessioni autentiche e dare voce a ciò che spesso rimane silenzioso. Il teatro mi ha insegnato il valore della presenza, il cinema l’intimità delle emozioni, mentre la scrittura mi permette di lasciare una traccia indelebile, di condividere ciò che ho imparato e di ispirare gli altri a fare lo stesso. Ogni progetto è una testimonianza del fatto che l’arte può unire, trasformare e ricordarci che, al di là delle differenze, siamo parte di una missione comune: costruire un mondo più consapevole, empatico e coraggioso.
Hai iniziato con una laurea in Filosofia. Come la tua formazione filosofica ha influenzato il tuo approccio alla recitazione e alla creazione artistica?
La mia formazione filosofica è stata fondamentale per modellare il mio approccio alla recitazione e alla creazione artistica. La filosofia mi ha insegnato a pormi domande profonde, a esplorare la natura dell’essere umano, delle emozioni e dei conflitti interiori. Questo mi ha permesso di andare oltre la superficie dei personaggi che interpreto, cercando di comprenderli nella loro complessità e di rappresentarli in modo autentico. Allo stesso modo, nella creazione artistica, la filosofia mi ha dato gli strumenti per analizzare la realtà da prospettive diverse e trasformarla in narrazione. Ogni progetto diventa un’opportunità per riflettere sui grandi temi della vita: la ricerca di senso, la libertà, le relazioni, il dolore e la crescita. Non mi limito a raccontare storie, ma cerco di creare connessioni che possano toccare chi guarda, spingendolo a interrogarsi, a rispecchiarsi e, magari, a trasformarsi. In fondo, arte e filosofia condividono la stessa missione: ispirare consapevolezza. E per me, un artista ha una responsabilità simile a quella di un filosofo: lasciare una testimonianza che possa illuminare e accompagnare il percorso degli altri.
Hai lavorato su set internazionali, tra cui Colombia, Ecuador e Italia. Come affronti il passaggio tra lingue e culture diverse nei tuoi ruoli?
Lavorare su set internazionali è una delle esperienze più arricchenti che un artista possa vivere. Passare tra lingue e culture diverse non è solo una sfida tecnica, ma anche un’opportunità per immergermi completamente in nuovi mondi, per comprendere prospettive uniche e per crescere sia professionalmente che personalmente. La lingua è il primo strumento su cui lavoro: non si tratta solo di imparare le battute, ma di cogliere le sfumature culturali e il modo in cui le emozioni si esprimono in quel contesto. Ogni lingua porta con sé una musicalità e un ritmo che influenzano il mio modo di interpretare un personaggio. Poi c’è l’aspetto umano: ogni cultura ha il proprio modo di comunicare, di approcciare il lavoro e di vivere l’arte. Io cerco di entrare in sintonia con queste differenze, perché credo che il cuore della recitazione sia proprio l’empatia, la capacità di mettersi nei panni dell’altro. Questi passaggi, anche se impegnativi, sono ciò che rende il mio lavoro così stimolante: ogni set internazionale diventa un luogo di scambio, dove il mio bagaglio artistico si arricchisce e si trasforma, permettendomi di portare una prospettiva più universale in ciò che faccio.
Tra le molte esperienze, quale progetto consideri una svolta nella tua carriera e perché?
Un progetto che considero di grande nota nella mia carriera è Inventario, dove interpreto il ruolo da protagonista di Catalina Martinelli, una cineasta determinata e ambiziosa, proprio come me. Il film affronta una tematica che ha toccato profondamente tutti noi: la pandemia mondiale, ma va oltre, mettendo in luce come, anche nelle situazioni apparentemente più facoltose, dietro le apparenze si celino enormi fratture e segreti. Inventario ci invita a riflettere su come, nonostante le difficoltà e le sfide che tutti abbiamo affrontato, ci siano sempre aspetti nascosti delle nostre vite che raramente vengono alla luce. La pandemia ha messo ognuno di noi a dura prova, spingendoci a confrontarci con noi stessi e a riflettere sulle nostre vulnerabilità. Il film non si limita a raccontare una crisi globale, ma esplora anche come ogni individuo, anche se apparentemente perfetto, abbia delle crepe da affrontare. Questo mi ha permesso di interpretare un personaggio che, pur essendo una cineasta di successo, deve fare i conti con le proprie insicurezze e le difficoltà della vita, proprio come ognuno di noi. Inventario ci invita a guardare oltre le apparenze e a riflettere su come la pandemia ci abbia cambiato, mettendoci di fronte a una nuova consapevolezza di chi siamo e di come affrontiamo le sfide della vita.
Nel 2020 hai diretto e interpretato cortometraggi che hanno ricevuto premi internazionali. Cosa ti ha spinta a esplorare la regia e quali sfide hai incontrato?
Nel 2020, ho deciso di esplorare la regia, un passo che mi ha permesso di crescere ulteriormente come artista. Mi sono occupata della regia di 2020 Fuori Moda, di cui sono anche interprete e sceneggiatrice. In Differenze Generazionali ho avuto il privilegio di condividere la regia con Gianluca Foresi, mentre in DisUniti ho collaborato con Domenico Palmieri. Il motivo che mi ha spinta a intraprendere questa nuova strada è stato il desiderio di comunicare in modo ancora più profondo, dando vita a storie che sento personalmente necessarie. Interpretare i ruoli è un’esperienza arricchente, ma c’è un momento nella carriera di ogni artista in cui si sente il bisogno di raccontare anche le proprie storie. Quando ci si sente formati e pronti, la regia offre l’opportunità di esprimere una visione completa, di essere sia creatori che interpreti.
Nel tuo libro La comunicazione dell’artista vincente, offri consigli sul personal branding per artisti. Qual è il consiglio più importante che daresti a chi vuole emergere nel mondo dello spettacolo?
Nel mio libro La Comunicazione dell’Artista Vincente, il consiglio più importante che offro a chi desidera emergere nel mondo dello spettacolo è quello di sviluppare una connessione autentica con se stessi. Il personal branding non riguarda solo l’immagine che si vuole proiettare, ma la capacità di essere coerenti e trasparenti nella propria identità, soprattutto nel mondo dello spettacolo, dove la visibilità è strettamente legata all’autenticità. Essere consapevoli dei propri punti di forza, dei propri valori e del messaggio che si vuole trasmettere è fondamentale per costruire una carriera solida. Gli artisti che riescono a comunicare in modo genuino e a fare leva sulla propria unicità tendono a distinguersi in un settore competitivo. Inoltre, investire nel proprio percorso di crescita e nella propria preparazione continua è altrettanto essenziale: l’evoluzione come artista e persona va di pari passo con la propria immagine e il proprio successo. Il mio consiglio? Non cercare di essere qualcun altro o seguire mode passeggere. La vera forza risiede nel poter essere te stesso, con il coraggio di emergere attraverso il proprio talento e la propria verità.
Il tema della violenza sulle donne è centrale in alcuni tuoi lavori, come il cortometraggio Regalati la luce. Cosa ti ha portata a impegnarti in questa causa e cosa speri di comunicare al pubblico?
Quando parlo di violenza, non mi riferisco solo a quella fisica, ma a quella emotiva e psicologica, che spesso è invisibile ma altrettanto devastante. Questa violenza, che può manifestarsi in forme subdole come la manipolazione, è una realtà silenziata che riguarda milioni di donne nel mondo. Non solo l’esperienza di una donna, ma quella di qualsiasi essere umano che si trovi a vivere una relazione distruttiva, dove la mente e l’anima sono fragili bersagli di chi sfrutta l’influenza emotiva per piegare la persona. Ho personalmente sperimentato questa rottura e conosco bene il dolore e le cicatrici che lascia. La violenza psicologica può essere profondamente devastante, a volte molto più della violenza fisica. Le sue ferite sono difficili da vedere, ma persiste nel tempo, minando l’autostima, la fiducia e la serenità di una persona. Per questo motivo, mi sento fortemente impegnata a combattere ogni forma di violenza, a sensibilizzare le persone su quanto una rottura psicologica possa influire su una persona e sulla sua vita. Credo fermamente che l’arte, in particolare il cinema e la narrazione, abbia il compito fondamentale di affrontare tematiche dolorose ma necessarie, come questa. La violenza psicologica non si limita alla vita privata, ma è purtroppo presente anche nel mondo del lavoro e nelle relazioni interpersonali. Viviamo in un contesto sociale frammentato e liquido, dove comportamenti sbagliati vengono talvolta legittimati dalla società, ma non devono mai essere giustificati. Con il mio cortometraggio Regalati la Luce, che affronta il tema della violenza sulle donne, spero di sensibilizzare e stimolare una riflessione importante: ogni donna, e ogni essere umano, ha il diritto di vivere in un ambiente libero da violenza, sia essa fisica che psicologica. L’arte deve servire come specchio per la società, sollevando temi difficili, ma essenziali per il cambiamento. Mi auguro che chi guarda il mio lavoro non solo rifletta, ma si senta ispirato a contribuire a questo cambiamento, spezzando il ciclo della violenza, promuovendo una cultura di rispetto, autodeterminazione e forza interiore.
Hai recitato in diversi generi, dalla commedia al dramma. Qual è il genere in cui ti senti più a tuo agio, e c’è un ruolo che sogni di interpretare?
Mi piacerebbe interpretare un personaggio complesso, magari non completamente “buono”, ma che permetta al pubblico di comprendere le ragioni dietro le sue azioni. Un ruolo che vada oltre la superficialità, mostrando un lato umano e imperfetto, in cui il pubblico possa empaticamente entrare in connessione con il personaggio, anche se le sue scelte non sono sempre le più giuste. La forza di un personaggio del genere risiede nella sua autenticità e nella sua vulnerabilità. Non deve necessariamente essere un eroe nel senso tradizionale, ma un’eroina che affronta i suoi conflitti interiori, facendo scelte che, pur discutibili, sono il risultato di esperienze che l’hanno segnata. Un ruolo che esplora la complessità dell’animo umano, dove il pubblico riesce a vedere che ogni azione ha una motivazione profonda, anche se non condivisa.
Nel 2022 sei stata nominata “Attrice rappresentante del Cinema Italiano in Latino America”. Come vivi questa responsabilità e cosa significa per te rappresentare il tuo Paese?
Sono stata onorata di ricevere il riconoscimento di “Ambasciatrice del Cinema Italiano in Sud America” al GuayaFest, un evento prestigioso che mi ha vista al fianco di due icone del cinema italiano, Ornella Muti e Franco Nero. Questo riconoscimento, accompagnato da una pergamena e una medaglia d’oro, è stato conferito con la dicitura: “Influenza artistica e culturale, esempio di impegno, passione e contributo per le generazioni attuali e future.” Mi sono spesso interrogata sulla responsabilità che tale riconoscimento comporta e su come poter rappresentare degnamente questa onorificenza. Ho così intrapreso la strada di ruoli significativi, come quello di Elsa Morante in Emma Reyes 3, per far risuonare la forza e l’élite della cultura italiana, ma anche quella colombiana, che mi ha forgiata profondamente sia come essere umano che come professionista. È nata dentro di me l’esigenza di scrivere progetti, come il mio corso di formazione e il mio libro, attualmente in vendita. Sto anche lavorando a delle sceneggiature che mettono in contatto queste due culture, che fanno parte profondamente del mio tessuto d’identità: quella italiana, che mi appartiene per nascita, e quella colombiana, che mi ha forgiato in modo profondo. Questi progetti sono il risultato di un cammino di crescita che unisce la mia esperienza artistica con le radici culturali che mi definiscono, e che cerco di trasmettere con passione in ogni nuova iniziativa.
Nel 2024 hai lanciato il corso Crea la tua Identità. Cosa ti ha ispirato a svilupparlo e quali obiettivi speri che gli artisti partecipanti raggiungano?
Il corso Crea la tua Identità è stato progettato per aiutare gli artisti a intraprendere un viaggio di autoconoscenza profonda, centrato sul riconoscimento delle proprie capacità e della propria missione. In un mondo in cui l’autenticità è la chiave per emergere, il corso offre tecniche di meditazione, rilassamento e focus che permettono di entrare in contatto con il proprio io interiore, affinché ogni artista possa progettare una carriera che rispecchi pienamente la propria essenza. Il percorso aiuta gli artisti a comprendere come costruire un dialogo interno solido, che alimenti la fiducia nelle proprie capacità, ed esplora come sviluppare una visione chiara del futuro attraverso la visualizzazione creativa. Ogni lezione è pensata per insegnare a riconoscere e sfruttare il potenziale personale, creando una carriera che non solo soddisfi le proprie aspirazioni, ma che possa anche risuonare con un pubblico più ampio. Oltre alla crescita interiore, il corso insegna a comunicare autenticità, partendo dalla consapevolezza di sé, per poi proseguire con l’acquisizione delle competenze necessarie per vendere il miglior prodotto di sempre, che siamo noi stessi. La comunicazione non si limita al dialogo con il proprio pubblico, ma si estende anche a come interagire in modo efficace con i vari stakeholders. Con queste fondamenta, gli artisti sono preparati a sfruttare le piattaforme digitali per promuoversi, utilizzando gli strumenti disponibili senza mai perdere la propria autenticità. In un contesto in cui il cinema classico è stato sconvolto dalla rivoluzione digitale, con piattaforme come Netflix e Amazon che insegnano nuovi modi di fare e fruire l’arte, il corso prepara gli artisti a rimanere competitivi. Non si tratta solo di diventare influencer, ma di imparare a sfruttare le piattaforme digitali come un’opportunità per reinventarsi e per adattarsi al cambiamento del settore. Infine, il corso pone un forte accento sulla scelta e lo sviluppo di relazioni sane, sia a livello personale che professionale. L’influenza che queste relazioni hanno sul nostro mindset e sulla nostra energia è fondamentale per il nostro successo. Attorniarsi di persone che condividono un’energia positiva e allineata con i propri valori è essenziale per creare una carriera solida e duratura, poiché il nostro stato emotivo e mentale impatta direttamente sul nostro modo di agire nel mondo.
Quali sono i tuoi progetti futuri e come vedi evolversi la tua carriera nei prossimi anni?
Sicuramente, il mio ritorno in Italia ha aperto nuove opportunità e stimoli per il futuro. In questo momento, il mio focus principale è lavorare su progetti cinematografici e televisivi stimolanti, in cui ricoprire ruoli da protagonista. Mi sento pronta a mettermi nuovamente in gioco, senza mai dimenticare il mio impegno nel coaching e nel supporto agli altri artisti. Voglio continuare a trasmettere la mia esperienza e le mie conoscenze, magari anche aiutando gli imprenditori a sviluppare una comunicazione autentica e a lavorare sul loro mindset, partendo proprio dall’arte. L’idea è di influenzare e risvegliare le coscienze, come mi è stato riconosciuto anche con il premio ricevuto, continuando a essere un punto di riferimento per le nuove generazioni. Voglio essere un veicolo attraverso l’interpretazione, la scrittura e, perché no, anche con la pubblicazione di nuovi libri. Mi auguro che le mie sceneggiature possano ottenere consensi sia a livello nazionale che internazionale, e che, compatibilmente con i tempi, possa anche dirigere personalmente i miei progetti. Il mio impegno inizierà in Italia, come omaggio alle mie radici, ma l’ambizione è quella di estendere il mio lavoro oltre i confini, con l’obiettivo di avere un impatto globale e rimanere sempre fedele alla mia essenza. È un obiettivo ambizioso, ma credo che ogni passo che ho fatto finora mi abbia portato più vicina alla realizzazione di questa visione. Non ho mai smesso di essere ambiziosa e voglio arrivare sempre più in alto, non solo per me stessa, ma per compiere al meglio la mia missione: servire l’arte in tutte le sue forme.
Un’ultima domanda: se potessi dare un consiglio alla Irene Antonucci agli inizi della sua carriera, cosa le diresti?
Se dovessi dare un consiglio alla Irene Antonucci agli inizi della sua carriera, le direi di credere fermamente in sé stessa e nel suo valore, nonostante le difficoltà e i momenti di incertezza. Spesso, durante i primi passi nel mondo dell’arte, è facile sentirsi sopraffatti o incompresi, ma è proprio in quei momenti che è importante restare autentici e fedeli alla propria visione. Non temere di fare scelte coraggiose, che a volte possono sembrare lontane dalle convenzioni, perché sono quelle che davvero ti permettono di emergere. Ogni errore è una lezione preziosa che ti fa crescere e diventare più forte, e l’importante è affrontarlo con coraggio. Non temere il fallimento, perché ogni passo, anche quello più incerto, ti avvicina a chi sei veramente. Rimani sempre fedele alla tua essenza, perché quella è la chiave del tuo successo. La strada sarà lunga, ma con pazienza, passione e autenticità, arriverai a realizzare tutto ciò che hai sempre desiderato.
Non perdetevi la presentazione del libro di Irene, presso la Biblioteca di Trani il 12 dicembre alle ore 17:30. Tra i vari interventi ci sarà Fabio Mollica, fondatore ed editore di Amazing Puglia Mag. Moderatore: Antonio Procacci vice Direttore TgNorba.