Jessica (1992, Dolo) è un’artista multidisciplinare. Laureata in Pittura – Arti Visive presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna nel 2016. Attualmente insegna T ecniche per la Pittura presso l’Accademia di Belle Arti Ravenna. Precedentemente ha insegnato presso l’Accademia di Firenze e Bologna. Ha inoltre tenuto workshop e laboratori d’arte collaborando con varie realtà: scuole, associazioni culturali, carceri, gallerie e studi privati. Nella sua carriera ha vinto diversi concorsi d’arte e ha aderito a programmi di residenza artistica. Le sue opere sono presenti in collezioni pubbliche e private. Le sue opere sono state pubblicate su articoli, libri d’arte e cataloghi. Fra le sue esposizioni più recenti si menzionano: le mostre personali L’ultimo canto della cicala a cura di Giorgia Bergantin presso il Centro Congressi di Rosolina Mare e Stigma a cura di Giovanni Gardini presso la Galleria Pescheria di Cesena e le collettive Il trionfo della Morte e altre storie a cura di Marco Fiori e Marzio Dall’Acqua presso il Museo della Grafica Palazzo Lanfranchi di Pisa, Per la Natura errando fra remoti pensieri a cura di Giovanni Gardini presso Pvq322 di Forlì, Biennale del Libro d’artista – Xearte presso Ex Palazzo delle Biade di Padova, Dove abita l’uomo. Luoghi, relazioni, intrecci presso la Chiesa di Santa Maria dell’Angelo – Museo diocesano di Faenza e Between the Lines presso la galleria La Salita di Madeira (Portogallo). L’osservazione della realtà, con particolare attenzione ai dettagli, è l’attività da cui prende avvio una ricerca artistica caratterizzata dalla contaminazione tra linguaggi artistici differenti che s’ispira al mondo della natura codificandolo attraverso un segno intenso ed espressivo. Pittura, grafia e installazione figurano spesso insieme dimostrando una spiccata attitudine alla sperimentazione e alla manipolazione di materiali eterogenei. La scelta d’indagare con accanimento soggetti organici rappresentandoli ripetutamente attraverso impronte, tracce e macchie dai toni caldi è l’aspetto che contraddistingue le sue opere, in cui ogni specifico dettaglio rimanda ad una visione più ampia, ambigua, dilatata, vibratile, suggestiva e significativa.
Cos’è per te l’arte? E come definiresti la tua?
Credo che l’arte sia un bisogno: una necessità primaria, un’urgenza irrefrenabile, un impulso viscerale, qualcosa di cui non si può fare a meno! La mia ricerca nasce fondamentalmente da questo tarlo, una sorta di segretissimo coro di pensieri, tormentato e assillante, che inevitabilmente trova sfogo nella pratica artistica.
Cosa ti ha spinto a specializzarti nella pittura e nelle arti visive?
L’approccio estroso ha caratterizza la mia personalità fin da piccolissima e in qualche modo da sempre tutte le attività creative mi hanno attratto come una calamita. Nel corso degli anni mi sono avvicinata a molteplici linguaggi espressivi delle arti visive e quello che la pittura mi ha dato, nella sua concezione più contemporanea, è l’assoluta libertà di poter includere tecniche diverse nel mio fare. Questa contaminazione a più livelli è diventata un aspetto distintivo del mio lavoro.
Come il tuo lavoro come docente ha influenzato il tuo approccio artistico?
Effettivamente non ho mai riflettuto su questo… Non saprei dire se o come il mio lavoro da docente ha influenzato il mio modo di fare arte ma sicuramente il mio personale approccio artistico ha caratterizzato l’impronta che mi contraddistingue come insegnante! In questo mi riferisco ad una certa predisposizione per la sperimentazione che si traduce nel tentativo di trasmettere il valore che sta dietro alle scelte più inconsuete. L’esperienza diretta maturata nel campo delle tecniche della pittura e della grafica d’arte costituisce un repertorio articolato d’informazioni e metodologie a cui attingere durante le lezioni per generare condivisione.
Le tue opere spesso esplorano il mondo naturale attraverso segni e impronte. Da dove nasce questa fascinazione?
Nelle mie opere traggo ispirazione dal mondo della natura, ingrandendo, segmentando, decontestualizzando e astraendo dettagli specifici. I luoghi che preferisco sono i Musei di Storia Naturale e quei rari paesaggi incontaminati in cui lo sguardo può muoversi indisturbato tra le piante e gli insetti. Mi ritengo un’acuta osservatrice e questi contesti stimolano il mio vorace desiderio d’indagare con accanimento le forme attraverso attitudine parascientifica. I miei lavori sono caratterizzati dalla frammentazione delle figure e l’uso di un segno fortemente espressivo in relazione ad un repertorio cromatico ben identificabile: tinte carminio, rubino/violacee, talvolta blu petrolio, su fondi chiari, desaturati e talvolta appositamente macchiati di caffè o altri residui. L’approccio multidisciplinare fa parte integrante del mio modo di intendere l’arte: l’utilizzo indiscriminato di materiali eterogenei, da quelli più pregiati della tradizione pittorica e incisoria a quelli non convenzionali, quali ad esempio le carte da forno o i teli geotessili in TNT. L’uso dell’impronta deriva sicuramente da un forte legame con la grafica d’arte e introduce all’interno del mio lavoro una serie di ingredienti legati alla memoria, all’idea di testimonianza, di permanenza: una traccia è fondamentalmente ciò che resta da un’azione di trasferimento. L’ambiguità rispetto alla pluralità di simbologie è un elemento che cerco di mantenere costante enfatizzando la dicotomia tra figura e de-figurazione, presenza e assenza, pieno e vuoto, vita e morte, apparizione e scomparsa dell’immagine.
Hai un materiale o una tecnica preferita nella tua ricerca artistica?
La xilografia ha sicuramente giocato un ruolo fondamentale nella costruzione della poetica del mio lavoro: dura, aggressiva, espressiva e segnica; l’atto stesso d’incidere il legno prevede uno sforzo fisico notevole che già di per sè richiede dedizione. Si tratta di una pratica caratterizzata da tempi diversi, attese e sedimentazioni; per quanto mi riguarda, conoscere ed iniziare a sperimentare questa tecnica sul grande formato ha innescato un’innata disposizione ad accogliere l’imprevisto, il mutamento, l’elemento di unicità all’interno di un contesto potenzialmente moltiplicabile… e il desiderio di valorizzare quell’originalità, attivando un processo metodico di ossessivo ribaltamento e degenero dell’immagine. Molto spesso combino le impronte ottenute da matrici differenti con una pittura di macchie, trasparenze, aloni e velature. Questo continuo fagocitare la figura mi porta ad intendere la pratica artistica come una sorta di rituale che ha più a che fare con la dimensione interiore rispetto a quella visiva.
Qual è stato il progetto espositivo che più ti ha segnato e perché?
Una delle mostre che ritengo sia stata indispensabile per il mio percorso è “Brianza terra di tradizione, contraddizione e innovazione” a cura di Martina Corgnati presso Villa Sottocasa – Museo MUST di Vimercate (MB); si tratta della mostra dei vincitori del Premio V_AIR 2017 Vimercate Artist in Residence. Oltre alla vincita del concorso, infatti, è seguito un periodo di residenza artistica finalizzato alla produzione delle opere da esporre. Quella fu la prima volta che mi capitò di realizzare un’installazione di grandi dimensioni site specific, ossia un’opera appositamente concepita per il prestigioso spazio che l’ha ospitata sia da un punto di vista strutturale sia, soprattutto, da un punto di vista estetico-contenutistico. L’indagine sul contesto zoologico locale mi ha portato a scoprire e voler valorizzare la storia e la simbologia del baco da seta, insetto conosciuto come Bombyx mori, bombice del gelso, il cui bozzolo in passato veniva normalmente utilizzato per la produzione della seta, tipica della zona in questione, incrementando simbologie e stratificando significati. Quella che fino a quel momento era stata una selezione abbastanza casuale dei miei soggetti, appartenenti all’ambito entomologico, è diventata scelta ragionata finalizzata ad introdurre più livelli di lettura e interpretazione all’interno dell’opera. Inoltre la grande istallazione realizzata per quest’occasione ha composto il mio primo labirinto di carte trasparenti entro cui far addentrare i visitatori. In numerose opere realizzate successivamente ho mantenuto la ricerca d’interazione con il pubblico che è nata da quest’esperienza.
Come vivi l’esperienza delle residenze artistiche? In che modo hanno arricchito la tua visione?
Credo che quello appena descritto sia esattamente il valore delle residenze artistiche: si tratta fondamentalmente di bellissime occasioni di condivisione in cui l’artista ha l’opportunità d’indagare alcune questioni specifiche concependo le peculiarità del luogo come un pretesto tematico, non come un vincolo. Nel mio percorso, la possibilità di lavorare site specific in svariati contesti di residenza artistica ha dato vita ad esperienze significative in quanto mi ha permesso di ricercare una coerenza stilistica e poetica che potesse unire esperienze apparentemente distanti in modo distintivo, personale e originale.
Le tue opere si muovono tra pittura, grafica e installazione. C’è un medium con cui ti senti più a tuo agio?
In momenti diversi ho sentito l’esigenza di lavorare con materiali e tecniche differenti.
Quali sono le maggiori sfide che hai incontrato come artista multidisciplinare?
Forse proprio il fatto di star stretta dentro i parametri di una sola disciplina e sentire costantemente il bisogno di stratificare approcci provenienti da ambiti diversi. Fortunatamente l’arte contemporanea si sta dirigendo verso una direzione in cui non sono più così necessarie etichette di categoria specifiche, i linguaggi espressivi si incrociano e talvolta si fondono in un tutt’uno dalle caratteristiche ibride.
Ci sono artisti o movimenti che hanno influenzato particolarmente il tuo stile?
Alcuni grandi artisti che ammiro particolarmente hanno sicuramente avuto un’influenza nel mio modo d’intendere e percepire il fare artistico. Fra questi Giuseppe Penone, Claudio Parmiggiani, Maria Bonomi, William Kentridge e Anselm Kiefer.
Quali sono i tuoi progetti futuri? Hai nuove mostre o collaborazioni in programma?
C’è sempre qualcosa che bolle in pentola!!! Il 27 febbraio inaugura la mostra collettiva Scansìa d’arte, un’esposizione di libri d’artista alla NAMI Gallery di Napoli. Per i mesi di marzo e aprile invece si potrà visitare la mia mostra personale Locus Amoenus, presso Vaccari Home Atelier a Sozzigalli, in provincia di Modena, all’interno della rassegna Le Stanze del Collezionista – exhibition 2025 a cura di Federica Sala e Davide Vaccari. Ho anche recentemente attivato una collaborazione con Teelent Art.






