JOSÉ BARRANCHINI

JOSÉ BARRANCHINI


Josè nasce a Rio de Janeiro il 16 aprile 1968. Cresce tra i colori forti e le contraddizioni del Brasile degli anni ’70, sviluppando fin da piccolo una profonda passione per l’arte. Negli anni ’80 torna con la famiglia in Italia, stabilendosi in un piccolo paese di mare della Calabria. Non appena maggiorenne si trasferisce in montagna, poi in Romagna e infine, per amore, in Toscana, che elegge come la propria terra adottiva e dove oggi vive con Marinella, moglie e compagna di vita. Spinto da un’insaziabile curiosità creativa, approfondisce il suo interesse verso la scultura e la pittura, affinando nel tempo il suo stile e la sua visione artistica. Armato di stucchi, spatole, vernici e pennelli, si confronta con un universo di stimoli infiniti che trasferisce sulla tela, sperimentando tecniche e materiali differenti. Spessi grumi di colore si trasformano in trame dinamiche, raccontando un mondo interiore ricco di emozioni e intuizioni. Ogni momento per Josè è un’opportunità per immergersi completamente nel proprio mondo, in un dialogo intimo con la tela che ha davanti a se’. Josè inizialmente si focalizza sul ritratto, ma nel corso del tempo intraprende un percorso di continua evoluzione, alla ricerca di nuove forme di espressione, sempre più moderne e contemporanee. Grazie all’uso di colori accesi e di forme dinamiche e sinuose, riesce a trasmettere energia e vitalità. Nella personale ricerca artistica sperimenta materiali diversi, come juta, spago, acrilici, oli, resine, stucchi, affinando tecniche pittoriche e artistiche che arricchiscono i suoi dipinti di profondità espressiva e raffinata qualità artistica.

C’è un’energia che attraversa la pittura di Josè Barranchini, qualcosa che non si può imbrigliare, che non si lascia spiegare razionalmente. È un’onda emotiva, un’urgenza vitale che prende forma in tele dove il colore vibra, si contorce, si rincorre, lasciando tracce di pensiero e istinto. Per Barranchini, dipingere non è mai un atto decorativo: è un atto necessario. “Il movimento nei miei dipinti non è solo un elemento estetico, ma una necessità viscerale,” afferma. Ed è proprio da questo impulso profondo che nasce la sua poetica visiva. Il suo linguaggio è fatto di gesti ampi, segni istintivi, cromatismi decisi. Il rosso brucia e pulsa come sangue vivo. Il giallo esplode, solare e feroce. Il blu si fa abisso, immersione interiore, fuga verso l’ignoto. Nulla è casuale, ma nemmeno rigidamente programmato: ogni tonalità è una vibrazione, ogni contrasto un dialogo aperto tra sensazioni e stati d’animo.
L’arte di Barranchini nasce da un’osservazione costante e sensibile del mondo. Dalla natura, con i suoi ritmi irregolari e perfetti. Dalle città, con il loro caos vivo e affascinante. Dalle esperienze quotidiane che si sovrappongono, cambiano direzione, si frantumano e si ricompongono. Nei suoi quadri non c’è staticità: tutto si muove, si evolve, muta. Come la vita. Come l’anima. “Attraverso il colore e la forma cerco di catturare l’essenza del movimento,” spiega. È un tentativo di cogliere quell’attimo preciso in cui qualcosa si trasforma: l’energia che si sprigiona, il passaggio invisibile tra ciò che era e ciò che sta diventando. È un’arte che si nutre del presente, ma che vive nella tensione continua verso il cambiamento. Barranchini rifiuta la convenzione, il gesto prevedibile, il rituale ripetuto. Il suo processo creativo è libero, istintivo, selvatico. Ogni tela è un campo aperto dove può accadere di tutto. Dove non esistono regole tranne quella più profonda: essere autentico, lasciarsi attraversare dal sentire. E da lì, costruire una nuova forma. Ogni opera, per lui, è un momento preciso. Un frammento di vita racchiuso in linee e colore. Non c’è narrazione lineare, ma un’autobiografia emotiva sparsa su più livelli. È come se ogni dipinto fosse un autoritratto dell’anima, mutevole e cangiante, specchio fedele di una interiorità in perenne movimento. Il colore non è solo mezzo espressivo, ma strumento di esplorazione. “Rosso, giallo, blu” – la triade fondamentale – sono per Barranchini i tre pilastri del suo modo di sentire e raccontare. Sono emozioni primarie che si contaminano, si scontrano, si abbracciano sulla superficie pittorica, creando atmosfere dense, cariche di significati.
Guardare le sue opere è come entrare in un flusso: non ci si ferma su una forma, ma ci si lascia portare da una corrente continua. Un’esperienza immersiva che richiede disponibilità all’ascolto, capacità di abbandonarsi. Perché l’arte di Josè Barranchini non vuole spiegare, vuole far sentire. Non vuole raccontare, vuole evocare. È un linguaggio sensoriale, viscerale, profondo. Nel suo percorso non c’è spazio per il compromesso o per la ricerca di approvazione. La sua pittura è un atto di libertà totale, una dichiarazione d’indipendenza da ogni codice imposto. È intimità che si offre, ma non si concede del tutto. C’è sempre qualcosa che resta misterioso, che sfugge, che vibra nell’ombra di uno sguardo, nel margine di un gesto. Josè Barranchini non dipinge per spiegarsi, ma per esistere. E lo fa con forza, con delicatezza, con onestà. La sua arte è un battito costante, una voce che pulsa oltre le parole, un’onda che continua a infrangersi. E che invita chi guarda a perdersi, almeno per un istante, nel ritmo segreto del colore.

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