Marilena nasce a Trani nel 1983. Fin da bambina mostra un forte interesse per il disegno e sogna di diventare stilista o comunque di lavorare nel mondo dell’arte. Tuttavia, la mancanza di supporto familiare e le limitate opportunità educative e professionali offerte dal contesto in cui cresce la spingono a intraprendere un percorso di studi distante dalle sue inclinazioni artistiche. Per anni abbandona il disegno, sopraffatta dallo sconforto e dal senso di rinuncia, fino a quando decide di riprendere in mano la matita come gesto intimo, terapeutico, e profondamente personale. Autodidatta, si concentra soprattutto sui volti, attratta dalla loro capacità di raccontare storie attraverso rughe, sguardi e segni del tempo. Attraverso un esercizio costante e l’osservazione del lavoro di artisti più esperti, riesce a recuperare la manualità e a coltivare uno stile sempre più consapevole. Il suo è un percorso di crescita continua, fatto di sfide personali, sperimentazioni e ricerca, dove l’obiettivo non è competere con gli altri, ma superare ogni volta i propri limiti.
Cos’è per te l’arte?
L’arte per me è trasmettere emozioni, poter esprimere il proprio mondo interiore, anche poter lanciare messaggi importanti, perchè no…vedere il soggetto secondo una propria personale visione e interpretazione, usando l’arte come terapia, come valvola di sfogo, “scaricando” eventuali tensioni interiori su un foglio bianco, divertendosi ed appassionandosi nel processo creativo.
Cosa provi quando ritrai un volto? Hai mai sentito una connessione particolare con uno dei tuoi soggetti?
Quando disegno per me è pura libertà, entro in un mondo tutto mio in cui mi rifugio, un’altra dimensione, accompagnata spesso dalla musica, che adoro. Per me ritrarre un volto è come un viaggio all’interno del soggetto, cercando di catturare la sua essenza, racchiusa nell’espressivitá e soprattutto negli occhi, importantissimi. La connessione la sento un po’ con tutti i soggetti, ognuno di essi mi rimanda a emozioni diverse, perché diverse sono le mie quando disegno, ognuno racconta una sua storia, ognuno è una mia “creatura”, una parte di me che metto su foglio.
Qual è stata la più grande difficoltà che hai incontrato nel riprendere a disegnare dopo una lunga pausa, e come l’hai superata?
Ovviamente ne ha risentito molto la manualità: purtroppo, non praticando da parecchio, in quel momento riprendere non fu facile, avevo difficoltà a rendere la somiglianza, anche ad avere un tratto più “maturo” e non più acerbo. Sicuramente mi accorgevo di questi ostacoli ed errori e, se c’erano momenti di sconforto, ce n’erano altrettanti in cui non volevo gettare la spugna e riprovavo, anche osservando il lavoro altrui, che per me è stato molto d’ispirazione, cercando di captare tecniche e “segreti del mestiere”.
C’è stato un momento preciso in cui hai capito che l’arte doveva tornare a far parte della tua vita?
Più che un momento preciso, è stato un pensiero che avevo già dentro di me, non espresso totalmente, come un’eco lontana che man mano poi si è fatta più tangibile, e così ho voluto riprovare, un po’ per gioco, un po’ per sfidare me stessa, consapevole che fosse qualcosa che comunque mi apparteneva, che non dovevo più farmi portare via e che dovevo lasciar esprimere, altrimenti l’avrei rimpianto ancora di più.
Quali artisti o correnti artistiche ti ispirano maggiormente oggi?
Non ho una corrente artistica o un artista preciso di ispirazione per le mie opere, pur avendo le mie preferenze e ammirando tantissimo vari artisti del passato, per me veramente immensi e grandi.
Come scegli i soggetti da ritrarre? C’è un filo conduttore nei volti che ti attirano?
Scelgo principalmente volti o soggetti che catturano la mia attenzione per intensità di espressione, di sguardo, di contesto per il messaggio che voglio trasmettere, che sia un volto comune, quello di un personaggio noto o anche di un animale (soggetti che sto sperimentando da poco), che possa colpire e trasmettere a chi guarda la stessa emozione che ho provato scegliendo quella foto di riferimento.
Hai mai pensato di esporre i tuoi lavori o di condividerli con un pubblico più ampio?
Sì, certo, più volte; per me sarebbe davvero una bellissima opportunità per farmi conoscere nell’ambito e spero che in futuro possa realizzarsi, cercando di cogliere le possibilità che possono presentarsi.
In che modo la tua esperienza personale influisce sui tuoi disegni e sulla tua visione dell’arte?
Sono per così dire in evoluzione, nel senso che, essendo autodidatta e dopo quel periodo passato di inattività, imparo man mano dal processo e mi piace sfidarmi, con qualche nuovo soggetto mai ritratto prima o in modi diversi, oppure anche con formati più o meno grandi.
Come definiresti oggi il tuo stile? E come pensi possa evolversi in futuro?
Non credo di avere un stile ben definito: faccio solo ciò che attira la mia attenzione, senza pensare troppo ad uno stile ben preciso da seguire, liberando la fantasia nell’interpretazione del soggetto ritratto, a volte mixando tra i colori e il chiaroscuro e varie tecniche, seguendo la mia ispirazione.
Hai mai sperimentato con altri mezzi artistici oltre al disegno? Se sì, quali?
Sì, diverso tempo fá provai a dipingere, ma essendo ancora “acerba”, i risultati non furono per me soddisfacenti, pur apprezzando il processo; essendo trascorso del tempo da allora, però, oggi forse ritentando potrei avere risultati migliori, chissà.
Qual è il messaggio o l’emozione che speri arrivi a chi guarda le tue opere?
Bhè, innanzitutto spero che i soggetti noti che ritraggo possano essere facilmente riconoscibili ai più: quando si ritrae, penso che questo sia il punto focale; proprio per spero possano sorprendere: quando il soggetto ritratto si riconosce in un mio disegno, più o meno come uno specchio, al di là della mia interpretazione creativa, credo che lì nasca davvero un’emozione.
Descriviti in tre colori.
L’eleganza del nero, la luminosità del bianco e la profondità del blu Cina.





