Nato nel 1988 a Tubarão, nello stato di Santa Catarina, Michel Torres Costa è un artista visivo brasiliano la cui opera trascende i confini, raggiungendo pubblici in Europa e nelle Americhe. Sin da giovane, Michel è stato affascinato dall’universo dell’arte — si immergeva nei fumetti e disegnava instancabilmente. Nonostante abbia intrapreso inizialmente una carriera nell’industria metallurgica, lavorando per oltre un decennio come saldatore e costruttore di strutture metalliche, il suo spirito creativo non ha mai smesso di cercare espressione. All’età di 25 anni avviene una svolta: nel tentativo di sfuggire alla monotonia quotidiana, scolpì un drago utilizzando Durepoxi — un gesto semplice che lo portò a scoprire la oil clay, una pasta da modellazione professionale. Da quel momento, la scultura divenne il suo cammino. Michel si è immerso nelle tecniche tradizionali, studiando modellazione e stampi, e per cinque anni ha creato collezioni esclusive di sculture decorative in resina. Guidato da una profonda fascinazione per la trasformazione e per la materialità, Michel è infine tornato alle sue origini legate al metallo. Una visita all’officina del cognato ha riacceso la sua ispirazione — pezzi recuperati da motociclette, come corone, catene e pignoni, sono diventati la materia prima per qualcosa di nuovo. Nel dicembre 2019 ha realizzato la sua prima opera in Metal Art: un imponente cavallo da parete, interamente modellato e saldato con metallo riutilizzato. Quest’opera ha segnato l’inizio di una nuova fase. All’inizio del 2020, Michel ha lanciato la sua prima collezione in Metal Art, intitolata Trasfigurazione — una transizione simbolica dalla resina al metallo riutilizzato. Da allora, il suo lavoro si è concentrato esclusivamente sulla trasformazione di frammenti dimenticati dell’industria in sculture potenti. Tutti i materiali utilizzati nelle sue opere vengono selezionati attentamente, con uno sguardo critico e intuitivo, nei mercatini dell’usato e nelle officine meccaniche. Le sculture di Michel esplorano l’intersezione tra l’uomo, la natura e la macchina. Da forme umane espressive ad animali dinamici, le sue creazioni incarnano movimento, personalità e anima — emergendo da un metallo un tempo inerte. Ad oggi, ha realizzato oltre 60 opere, presenti in collezioni private e spazi pubblici in Brasile e all’estero. Il suo lavoro è stato presentato in eventi e mostre di rilievo, come CasaCor Santa Catarina e SC Custom Show a Camboriú. È stato incaricato da Prime Video di creare una spada esclusiva per la campagna promozionale della serie The Power of the Rings, e la sua carriera è stata raccontata in un documentario prodotto dalla rete internazionale EuroNews. Ha inoltre partecipato alle mostre collettive “Ô Senhô, dono de casa… Tradição do Terno de Reis” e “Do Escambo ao Digital”, entrambe realizzate nella città di Tubarão/SC. Riappropriandosi di metalli provenienti da processi industriali, Michel Torres Costa crea opere che traboccano di vita ed espressione. Il suo lavoro trasforma la rigidità della materia in forme organiche e sensibili, dove sguardi vividi diventano protagonisti. Attraverso questa reinvenzione della materia, l’artista costruisce universi che celebrano la forza della trasformazione e la potenza della vita — riaffermando, in ogni creazione, la sua incessante ricerca nel rivelare lo straordinario in ciò che è essenzialmente vitale.
Cos’è per te l’arte?
Per me, l’arte è molto più di una forma di espressione: è la capacità di trasformare la materia, di darle vita e movimento. È il modo in cui esterno i miei pensieri e provo a suscitare emozioni e sentimenti.
Quali emozioni cerchi di suscitare nel pubblico attraverso la trasformazione del metallo recuperato?
Mi piace provocare sorpresa e incanto. Mostrare che un materiale freddo e meccanico può diventare qualcosa di organico, capace di trasmettere vita e movimento, è per me una forma di magia artistica.
Come scegli i materiali che diventano parte delle tue sculture?
Cerco i metalli nei depositi di rottami e li raccolgo nel mio atelier. Sono attratto da forme tonde e organiche: dadi, bulloni, posate, ma anche vecchi lampadari in bronzo, perfetti per aggiungere dettagli ornamentali. Quando inizio una nuova scultura, scelgo i pezzi che meglio si adattano, come in un puzzle in cui ogni elemento trova naturalmente il suo posto.
In che modo il tuo passato nell’industria metallurgica ha influenzato il tuo linguaggio artistico?
È lì che ho imparato a lavorare con l’acciaio. Quella esperienza mi ha dato una solida base tecnica, sia per quanto riguarda il montaggio che la saldatura. Ho appreso come strutturare un progetto per renderlo stabile e duraturo, e ho capito come l’acciaio reagisce nelle diverse situazioni. Tutto questo oggi alimenta il mio linguaggio artistico.
Quanto conta per te il legame tra tecnica artigianale e intuizione creativa?
La tecnica è la base di tutto: attraverso studio e pratica riesco a evolvere. Ma è l’intuizione a guidarmi verso ciò che voglio realmente esprimere. Spesso l’intuizione prevale sulla tecnica, ma è proprio l’equilibrio tra le due che rende possibile la mia espressione artistica.
Qual è stata l’opera più significativa nella tua evoluzione?
Durante la transizione verso l’uso dell’acciaio, ho sperimentato molto. Tra le sette opere che ho creato in quel periodo, una in particolare ha segnato una svolta: si chiama Il Sesto Chakra. È un volto scolpito in acciaio e, nel momento in cui lo fotografavo in giardino, la luce del sole al tramonto ha attraversato un piccolo foro sulla fronte, illuminandola come un vero sesto chakra. Ho sentito una connessione profonda con quell’opera e ho capito di essere sulla strada giusta.
C’è una storia particolare dietro al cavallo in metallo che hai realizzato nel 2019?
Sì, ed è una storia piuttosto spontanea. Ero nell’officina di mio cognato, aspettando che finisse di sistemare la mia moto, e ho notato dei pezzi metallici sparsi per terra. Mi ha detto che sarebbero finiti nella spazzatura. Glieli ho chiesti e li ho portati a casa. Una volta nel mio atelier, ho buttato tutto sul pavimento e una delle catene ha assunto la forma di una testa di cavallo. Da lì è nata l’idea e ho realizzato la scultura.
In che modo l’incontro tra uomo, natura e macchina si riflette nei tuoi lavori?
Le mie sculture esprimono una tensione riconciliata tra questi tre elementi. Uso metalli recuperati dall’industria – scarti meccanici – per creare figure che emanano umanità ed emozione. La macchina smette di essere solo uno strumento funzionale: si fa viva. La natura, sebbene assente fisicamente, è evocata nei gesti, negli sguardi, nelle forme organiche. E l’uomo è sempre presente, come creatore, come soggetto e come osservatore toccato dal simbolismo dell’opera. Ogni pezzo diventa ponte tra ciò che è rigido e ciò che è sensibile, tra scarto e rinascita.
Come vivi il passaggio dalla resina al metallo nel tuo percorso artistico?
La resina è stata la mia prima scuola: grazie ad essa ho creato la mia prima scultura. Successivamente sono passato al metallo, ma ora sto ritornando alla resina, usandola per realizzare stampi. Il prossimo passo sarà fondere questi due mondi: mescolare metallo e resina in nuove opere. Presto le presenterò.
Quanto influisce il contesto urbano e industriale nella creazione delle tue opere?
È parte integrante della mia ispirazione. Vivo circondato da strutture, rumori e residui industriali: tutto questo plasma il mio immaginario. Ogni pezzo di metallo ha una storia, una funzione precedente. Non li ripulisco completamente: voglio che il passato continui a vivere nel presente della mia opera, dialogando con la sensibilità umana. Creo così un legame tra mondo industriale e ricerca di anima, sguardo, presenza.
Cosa significa per te “rivelare lo straordinario in ciò che è essenzialmente vitale”?
Significa riconoscere la vitalità nascosta nella materia grezza, nella resistenza e nella struttura, e trasformarla in qualcosa che emoziona. Lo straordinario nasce quando un materiale inerte diventa forma viva. In ogni scultura cerco l’espressione dello sguardo, perché negli occhi vive l’anima dell’opera. Ed è lì che si concentra tutta la sua forza vitale.








