Roberto è un artista autodidatta che ha fatto della pittura una passione e un mestiere, portando la sua arte direttamente tra le persone. Il suo lavoro si concentra soprattutto nel periodo estivo, quando si dedica alla pittura di strada, realizzando opere dal vivo e interagendo con il pubblico mentre crea e vende i suoi dipinti. Negli ultimi quindici anni, ha approfondito e perfezionato una tecnica particolare e affascinante: la pittura con il caffè. Questo approccio unico gli ha permesso di sviluppare uno stile riconoscibile e di sperimentare nuove sfumature e texture, trasformando una semplice bevanda in uno strumento d’arte. Durante i mesi invernali, partecipa a eventi e fiere d’arte, portando le sue opere in contesti più strutturati, ma trascorre gran parte del tempo nel suo studio, dove dipinge e prepara nuovi lavori. Autodidatta per vocazione e necessità, Roberto ha costruito il suo percorso artistico senza una formazione accademica, spinto da una passione genuina e da un’instancabile voglia di sperimentare. “Ai miei tempi la scuola era un lusso”, racconta, sottolineando come abbia affinato la sua arte attraverso l’esperienza diretta e l’osservazione. Le sue opere si trovano principalmente su Instagram, la sua vetrina digitale, mentre molte altre sono state vendute o sono andate disperse nel tempo, testimoni di un’arte vissuta, creata e condivisa in modo spontaneo e autentico.
Cosa ti ha spinto a sperimentare la pittura con il caffè e cosa trovi di speciale in questa tecnica?
Mi ha spinto la curiosità. Ho voluto provare qualcosa di diverso e ho scoperto che il caffè produce sfumature uniche, calde, che trovo davvero affascinanti. In più, è un materiale semplice da reperire, quotidiano, ed è proprio questa sua semplicità a renderlo speciale per me.
Quali sono le maggiori difficoltà e le soddisfazioni del dipingere dal vivo come pittore di strada?
La parte più difficile è capire cosa può funzionare, cosa piace davvero alla gente. Ci ho messo qualche anno a comprenderlo bene. Ma per il resto è un’esperienza bellissima: vivere la giornata lavorativa in mezzo alla gente, tra complimenti, sorrisi e nuove conoscenze — dai ragazzi agli adulti. È un lavoro che non cambierei per nulla al mondo.
C’è un’opera che consideri particolarmente significativa nella tua carriera? Se sì, perché?
Sì, ci sono alcune opere dei miei primi anni che per me hanno un valore speciale. Non mostrano chissà quale talento tecnico, ma racchiudono tutta la passione di un giovane che amava l’arte e ci provava, con entusiasmo e senza paura di sbagliare.
Il contatto diretto con il pubblico influenza il tuo modo di dipingere o di concepire l’arte?
Assolutamente sì. Il contatto con il pubblico mi stimola a dare sempre il meglio e mi trasmette serenità. È un’energia positiva che sento mentre dipingo.
Ci sono artisti o esperienze che hanno ispirato il tuo percorso da autodidatta?
Nessuno in particolare ha influenzato il mio stile. Sono stato più affascinato dal tipo di vita che facevano i pittori, piuttosto che dalle loro opere. Anche se sono autodidatta, ho sempre studiato molto e praticato l’arte fin da ragazzo.
Hai mai pensato di esplorare altre tecniche o materiali oltre alla pittura con il caffè?
Sì, in realtà il caffè è nato proprio da un’esplorazione. Prima lavoravo con gli acquerelli, poi da circa quindici anni ho iniziato a usare il caffè. Per ora continuo con questa tecnica che amo molto… in futuro, chissà.
Qual è stata la reazione più sorprendente o memorabile che hai ricevuto per una delle tue opere?
Tutti i miei lavori, in genere, sono ben accolti. Ma ricordo un episodio spiacevole agli inizi: un uomo, che si definiva un bravissimo pittore, manifestò in modo teatrale il suo disprezzo per i miei quadri, dicendo che erano solo souvenir. Lo fece pubblicamente, per strada, davanti a tutti. Ci rimasi molto male. Non si rese conto che avrebbe potuto semplicemente incoraggiarmi.
Come immagini la tua arte tra dieci anni? Ci sono progetti futuri che vorresti realizzare?
I miei progetti sono semplici: voglio continuare a migliorare. Per ora il lavoro va bene, e mi basta così.
Quanto conta per te il digitale nella diffusione delle tue opere e nel rapporto con il pubblico?
Oggi il digitale è fondamentale per diffondere l’arte. Basta guardare i social: sono pieni di pittori e creativi. È un mezzo semplice ed efficace per farsi conoscere.
Se potessi dare un consiglio a un giovane artista autodidatta, quale sarebbe?
Direi: fai un quadro al giorno. Se ti sembra troppo, forse questa non è la tua vera passione. Ma se ci riesci, dopo 365 quadri sarai già diventato “qualcuno”.







