THE VALUE ART

THE VALUE ART

Riscoprire il senso dell’arte tra mercato e verità interiore di Michael Findlay. «Non esistono due persone che vedano lo stesso dipinto nello stesso modo» scrive Michael Findlay in The Value of Art, e forse sta tutto qui: nell’irripetibilità dello sguardo, nella soggettività profonda dell’esperienza artistica. Con questo libro, Findlay ci invita a guardarci dentro mentre guardiamo un’opera, e a rimettere al centro dell’universo dell’arte ciò che più spesso viene dimenticato — la relazione autentica tra l’opera e l’essere umano. Con oltre cinquant’anni di esperienza nel sistema dell’arte internazionale, l’autore sa bene di cosa parla. Ma The Value of Art non è un saggio tecnico per addetti ai lavori: è una riflessione ampia, stratificata, attraversata da aneddoti, memorie personali e visioni affilate. Il testo si sviluppa in tre sezioni principali — valore finanziario, valore sociale e valore essenziale — che insieme compongono un corpo vivo e dinamico, dove ogni aspetto del mondo dell’arte viene indagato senza ipocrisie né eccessi idealistici. Nella prima parte, dedicata al valore finanziario, Findlay affronta le dinamiche del mercato con estrema lucidità, smontando con eleganza certi feticismi contemporanei legati al prezzo come unico parametro di qualità. Racconta l’ascesa vertiginosa di alcuni artisti nei cataloghi d’asta, l’effetto speculativo dei brand artistici e il ruolo ambivalente delle gallerie, delle fiere, delle mode. Ma lo fa con un tono sempre umano, quasi confidenziale, senza mai perdere il contatto con la realtà psicologica ed emotiva che muove i collezionisti e i professionisti. È però nelle parti successive, in particolare quando affronta il valore sociale ed essenziale dell’arte, che Findlay si lascia davvero attraversare da una profonda necessità personale: ricordarci che l’arte vale, innanzitutto, perché ci tocca. Perché crea una connessione. Perché sa parlare a quella parte di noi che fatichiamo a nominare. E qui, il mercante d’arte lascia spazio al pensatore, al sognatore, all’osservatore meravigliato. Con una scrittura che sa essere lieve, ma mai superficiale, Findlay riporta l’arte sul piano dell’esperienza vissuta: quell’istante in cui ci si ferma davanti a un dipinto e si sente “qualcosa”, anche se non si sa spiegare bene cosa. Quell’emozione che sfugge al linguaggio, ma che trasforma lo sguardo. C’è un equilibrio raro in questo libro tra competenza e poesia, tra informazione e intimità. L’autore non pretende di offrire risposte assolute — e anzi, ci mette in guardia da ogni pretesa oggettiva. Il valore di un’opera, ci ricorda, non sta in quanto costa né in quanto è celebrata, ma in quanto riesce a risuonare dentro di noi. Non esiste formula che possa spiegare questa risonanza, né algoritmo che la quantifichi. Eppure, è la cosa più vera che l’arte possa offrirci. In un momento storico in cui il sistema dell’arte sembra spesso dominato da logiche speculative e da narrazioni autoreferenziali, The Value of Art arriva come un respiro profondo, come una pausa necessaria. È un invito ad allenare lo sguardo, a fidarsi delle proprie emozioni, a ricordare che essere toccati da un’opera è un atto rivoluzionario, non debolezza. È un libro per chi lavora nell’arte, ma anche per chi semplicemente la ama. Per chi cerca in essa qualcosa che somigli a una verità — piccola, personale, ma autentica. E forse, alla fine, è proprio questo che Findlay ci consegna: non un manuale, ma un gesto. Un gesto di restituzione. Un modo per rimettere l’essere umano al centro, in un mondo in cui il valore sembra sempre più dettato dai numeri. Perché l’arte — quella vera — non si possiede.  Si incontra. Si attraversa. E…  se siamo fortunati, ci cambia.

di Charlotte Madeleine CASTELLI

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