Vanessa vive in Sicilia e lavora come contabile in un’azienda di servizi, ma dietro la precisione dei numeri si cela un’anima profondamente creativa. Artista autodidatta, ha coltivato fin da bambina una passione viscerale per il disegno, espressa in ogni spazio possibile: dai libri di scuola ai banchi, fino alle caricature e ai ritratti improvvisati durante le feste e le mostre scolastiche. Nel tempo, ha partecipato a diverse mostre locali ed estemporanee, continuando ad affinare le sue tecniche. Negli ultimi anni si è dedicata con particolare impegno alla pittura a olio e acrilico, pur rimanendo fedele anche all’acquerello e alla matita, strumenti da cui tutto è cominciato. Ritrova il tempo per creare soprattutto durante le ore notturne e nei fine settimana, alternando lavori su commissione — come ritratti — a opere più libere, nate dall’istinto e dalla riflessione. Nel 2024 ha vinto una battle d’arte con un’opera toccante ispirata alla tragedia umanitaria in Palestina, ritraendo una madre con il suo bambino in braccio: un’immagine intensa, capace di parlare al cuore prima ancora che agli occhi. Oggi continua a sperimentare con diverse tecniche, lasciandosi guidare dalle emozioni, dalla musica e dai pensieri più profondi. Per lei l’arte è un linguaggio visivo che scava, racconta, trasmette. Ogni opera nasce come dialogo tra il suo mondo interiore e lo sguardo di chi osserva, affinché ciascuno possa trovarvi la propria personale ispirazione.
In che momento della tua vita hai capito che l’arte non sarebbe stata solo una passione, ma anche una necessità espressiva?
Quando, nonostante studi diversi, strade lavorative intraprese e impegni vari, l’arte risultava sempre un rifugio, una valvola di sfogo e una passione che mi rendeva felice.
Come riesci a conciliare il lavoro da contabile con la tua attività artistica, spesso svolta di notte o nei weekend?
In realtà credo che la passione sia la risposta. Se ami davvero qualcosa, trovi il modo di dedicarle del tempo. La notte, per esempio, preferisco creare piuttosto che guardare la TV o scrollare sui social.
Cosa ti spinge a cambiare tecnica e medium: l’idea, l’emozione, il soggetto o il tempo a disposizione?
In realtà ho esigenze artistiche differenti. Il cambiamento nasce proprio dalla voglia di sperimentare e provare effetti che immagino nella mente.
C’è un tema ricorrente o un messaggio che cerchi di trasmettere attraverso le tue opere?
La libertà, di sicuro, in varie forme.
Che significato ha avuto per te la vittoria nella battle d’arte del 2024?
È stato un mettersi in gioco con altri artisti fantastici, e in tempi strettissimi sono riuscita a realizzare qualcosa di completo in un paio d’ore, riuscendo comunque a colpire l’osservatore con un messaggio che andasse oltre la figura.
Qual è il rapporto tra la tua arte e la musica: è solo ispirazione o diventa parte integrante del processo creativo?
Devo dire che in qualche occasione è stata parte integrante, attraverso eventi quasi “sincronici”.
Preferisci lavorare su commissione o lasciarti guidare dall’ispirazione del momento?
Entrambe le cose, ma le commissioni mi mettono più in gioco.
Qual è stato il feedback più sorprendente o toccante ricevuto da chi ha visto le tue opere?
Sai che non saprei dirne uno in particolare? Forse devo ancora riceverlo, ahah!
C’è un soggetto o un’emozione che ancora non hai rappresentato e che senti vicino?
Sì, ce n’è uno anche molto personale. Devo ancora capire come realizzarlo al massimo… ho diverse idee.
Se dovessi racchiudere la tua idea di arte in una sola parola, quale sarebbe?
Libera.
Descriviti in tre colori.
Azzurro, perché è un colore che calma e racconta della vastità del mare. Bianco, per la purezza degli intenti. Giallo, come la solarità che mi appartiene.






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