TANIA FEDERICO

TANIA FEDERICO

Tania, nata nell’aprile del 1996, si avvicina sin da bambina al mondo dell’arte, trovando nel disegno e nella pittura la sua forma più autentica di espressione. Dopo gli studi al Liceo Artistico “Michelangelo Buonarroti” di Latina, si laurea in Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Roma, completando poi il percorso con una specializzazione in Curatela d’Arte. La sua ricerca artistica si sviluppa attraverso pennellate energiche, dripping e gesti che diventano forza e libertà emozionale. Inizia come pittrice figurativa prediligendo acrilici e oli, per poi ampliare la sua sperimentazione con fotografia e vernici industriali, lavorando su tele di medio formato in misto lino. Le sue opere esplorano l’universo dell’onirico, delle emozioni nelle loro molteplici sfumature e del mistico, restituendo un linguaggio visivo intenso e personale.

Cos’è per te l’arte?

L’arte per me è sempre stata non solo una forma di espressione ma la chiave di chi è in cerca e vuole la verità. Chi è pronto a guardare la realtà, un mondo pieno di fragilità e bellezza che ci unisce tutti. Ognuno di noi è una storia, incantevole così come è.

Qual è stato il momento in cui hai capito che l’arte sarebbe stata la tua strada?

È esattamente così che ho compreso nel mio percorso di vita, grazie anche alle mie esperienze personali, che l’arte era l’unica via per me. Il bisogno di comunicare, non per forza in modo esplicito ma saper trasmettere ciò che sento io ad altre persone. Farli meravigliare e sentirsi parte di ciò che vedono e in parte sentirsi, perché no, compresi nel proprio io interiore.

In che modo gli studi in curatela d’arte hanno influenzato la tua visione come pittrice?

Grazie ai miei studi, sempre di inclinazione artistica, a partire dal liceo fino a frequentare l’Accademia di Belle Arti di Roma conseguendo una laurea triennale in pittura, mi ha permesso di conoscere sempre di più varie tecniche esecutive e di cimentarmi in nuovi linguaggi. Per finire con una magistrale di due anni in didattica e curatela per l’arte, aiutandomi a vedere il mondo dell’arte a trecentosessanta gradi, su quanto fosse importante l’approccio del fruitore allo spazio e a ciò che vede e che si fa tutt’uno con l’opera.

Quali emozioni cerchi di trasmettere attraverso i tuoi gesti pittorici più istintivi?

Le opere che realizzo si soffermano soprattutto su questo, ovvero, nel poter trasmettere e coinvolgere chi osserva, di farlo entrare nel mio mondo. Usando molto la gestualità del dripping o volgarmente conosciuto come ”lo sgocciolamento”, o schizzando il colore su tela voglio dare senso di libertà e grido interiore a chi osserva. Un’opera che arriva dritta al centro dell’essere umano.

Cosa rappresenta per te l’onirico nelle tue opere?

L’onirico che spesso si riscuote nelle mie opere rappresenta la parte inconscia di me che emerge fuori. Una dimensione dove ci si vede realmente, che forse mi rappresenta di più. Ma che infondo ci richiama tutti.

Come scegli i materiali e le tecniche da utilizzare nei tuoi lavori?

I materiali e le tecniche che utilizzo per elaborare le mie opere spesso vanno di pari passo ali elementi che più possono tradurre al meglio ciò che voglio esprimere e comunicare. In base anche al progetto che sviluppo la tecnica più inerente o che voglio sperimentare.

C’è un artista o un movimento che ha segnato maggiormente la tua formazione?

Gli artisti che maggiormente mi hanno influenzata sono ovviamente Pollock, Bacon e Modigliani. La corrente artistica non di meno il surrealismo.

Qual è la differenza più significativa che percepisci tra la pittura figurativa delle tue origini e la sperimentazione più recente?

La differenza che ho constatato dalle mie origini di pittrice figurativa ad artista poliedrica è la concezione che si può fare arte con qualsiasi materiale, purché l’espressione e l’emozione arrivi allo spettatore, affinché avvenga una comunicazione diretta e ”pulita”.

In che modo fotografia e vernici industriali hanno arricchito il tuo linguaggio visivo?

La fotografia per me è sempre stata un altro mezzo espressivo importante, poter catturare un attimo e renderlo immortale, stessa concezione che ho per l’arte. Da sempre affascinante e poetica per me, nelle ultime opere l’ho usata esattamente in questi termini, fotografandomi nella parte più intima di me, come se scattassi direttamente il mio inconscio e che come citato prima una realtà dove forse in tanti si rispecchiano. La vernice industriale per automobili accompagnata alla mia fotografia dona quel tocco stravagante e d’azzardo che solo una nota poetica e intima, come la fotografia, poteva incontrare creando quell’onirico che ricercavo. Essendo una vernice molto accesa e brillante.

Quale opera consideri la più rappresentativa del tuo percorso artistico finora?

Tra le mie opere più significative del mio percorso artistico finora considero la più rappresentativa “Imago” 100×100,2022 vernice industriale per automobili e il mio volto fotografato come fossero, appunto, fasi lunari. Esposta su un lato del vertice della tela.

Quali progetti o direzioni artistiche ti piacerebbe esplorare nel prossimo futuro?

Sono già in esplorazione per nuovi metodi di espressione e coinvolgimento pittorico, sicuramente vorrei poter realizzare una mostra personale. E mi sto sperimentando su tele di media grandezza, acrilici e frammenti di specchio o specchi interi. È in corso d’opera.

Descriviti in tre parole.

Carismatica, sognatrice, libera.

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