Illustrissimo Maestro Leonardo, con profondo rispetto e reverenza oso porgere a Voi queste mie umili parole, mosso da un sentimento di ammirazione che travalica i confini del tempo e dello spazio. Non vi scrivo soltanto come semplice osservatore delle vostre opere, ma come colui che, pur distante nei secoli, si sente profondamente toccato dalla potenza del vostro ingegno e dalla vastità della vostra mente. Ogni vostra creazione, sia essa dipinto, macchina, studio anatomico o disegno, parla con una voce che trascende la materia e giunge dritta al cuore di chi sa guardare con attenzione e devozione. Mi immagino il vostro studio, Maestro, immerso in luci mutevoli e in ombre delicate, circondato da strumenti, pergamene, tavolette e colori. Vedo la vostra mano che, con sicurezza e grazia, muove il pennello o incide la matita, e mi pare di udire, nel silenzio, il battito stesso della vostra passione. E mi chiedo: quali pensieri ardenti animano la vostra mente mentre osservate il mondo e tentate di comprenderne i segreti? Quale fervore vi guida nel cercare la perfezione, quella verità nascosta che pochi occhi possono scorgere? Le vostre opere sono specchi dell’anima e della ragione, un intreccio di scienza e bellezza, di osservazione e intuizione. La Gioconda sorride ancora misteriosa, quasi volesse parlarci, e io, davanti a lei, sento un brivido di stupore e meraviglia: pare viva, consapevole di attraversare i secoli con la stessa delicatezza e forza che Voi le avete infuso. E non solo il volto di una donna: ogni vostro disegno di volo, ogni studio anatomico, ogni macchina ingegnosamente concepita racconta la stessa storia, la storia di un uomo che osa interrogare la natura e sfidare i limiti della comprensione umana. Vorrei poter sedere accanto a Voi, Maestro, tra pergamene e calamai, e ascoltare la vostra voce mentre spiegate le meraviglie del mondo, mentre narrate delle acque, del vento, della luce che gioca sulle superfici, della complessità dei corpi viventi. Vorrei comprendere come possiate unire la precisione dello scienziato con la sensibilità dell’artista, come riusciate a trasporre l’infinito sulla carta, sulla tela, nello spazio delle vostre invenzioni. Eppure, anche senza questa vicinanza, sento la vostra presenza: mi guida, mi scuote, mi invita a osservare con occhi nuovi, a sentire con cuore aperto, a cercare il sublime nella realtà più minuta. Vi ringrazio, Maestro, per averci lasciato un’eredità che non conosce tempo né confini. Le vostre mani, che hanno tracciato linee, forme e progetti, hanno insegnato a generazioni intere che la curiosità è fiamma sacra, che l’arte e la scienza sono sorelle, e che il desiderio di conoscere può elevare lo spirito umano al di sopra della caducità delle cose terrene. La vostra vita, il vostro ingegno e la vostra opera continuano a ispirare chi, come me, brama comprendere e abbracciare la bellezza del creato. Con il cuore colmo di venerazione, rispetto e ammirazione infinita, umilmente mi prostro davanti alla vostra grandezza e vi porgo questa mia testimonianza di devozione. Che le vostre idee possano continuare a volare, Maestro, come ali invisibili attraverso i secoli, illuminando le menti e i cuori di chi osa guardare oltre il visibile, verso il mistero e la meraviglia del mondo.
Con ossequio e infinito rispetto,
vostro umile devoto R.