Fabrizio intraprende il suo percorso artistico nel 2018, trasformando la passione per il disegno in un linguaggio sempre più complesso e personale. Dopo i primi esperimenti a matita e a china, durante il periodo di isolamento dovuto al Covid scopre il mondo del pouring e del fluid art, sperimentando tecniche di colata del colore e arrivando a inventare strumenti propri come l’hangman pour e il submarine. Pur lavorando da casa, senza uno studio vero e proprio, Fabrizio trova nella pittura un territorio di libertà e introspezione. La sua ricerca meticolosa sul dettaglio, sul colore e sulla prospettiva lo porta a un nuovo livello di consapevolezza artistica e lo spinge a esporre le sue opere. Ciò che lo muove non è l’ambizione economica, ma il desiderio profondo di comunicare emozioni e di donare, attraverso i suoi quadri, uno spaccato di vita. Ogni soggetto nasce da un sentimento: nostalgia, gioia, silenzio o semplice bisogno di quiete. L’estro creativo di Fabrizio lo conduce a esplorare temi che risuonano dentro di lui e che si traducono in immagini cariche di significato. Il suo più grande desiderio è quello di trasmettere con forza i propri sentimenti e il messaggio racchiuso in ogni opera, offrendo allo spettatore un valore che va oltre ciò che si vede. Per Fabrizio, acquistare un’opera d’arte non significa possedere un oggetto, ma un frammento di vita: ore di lavoro, momenti di frustrazione e di estasi, un pezzo di cuore e di anima condiviso con chi osserva.
Cos’è per te l’arte?
Personalmente penso che l’arte sia l’espressione più intima del proprio sé. L’arte è quello che hai dentro, è il modo di manifestare al mondo il tuo pensiero, che sia di approvazione o di disappunto di gioia o di rabbia di quiete o tempesta. E’ un modo, forse l’unico che hai, di condividere le molteplici sfide che la vita ti sottopone, è un modo per sfogarsi e per dichiarare il proprio pensiero. L’ arte è sperimentazione, è uscire dalla propria zona di confort, è creazione allo stato puro, fino a raggiungere la connessione con il tuo vero Sé.
Cosa ti ha spinto a trasformare la pittura da semplice passione in un vero e proprio percorso artistico?
Credo si possa dire che si tratti di empatia. Quando con la tua arte riesci a toccare l’anima delle persone, hai fatto centro. Lo scopo infatti non è tanto vendere la propria arte, ma donare una emozione. Quando la persona che acquista un’opera entra in sintonia con essa, ogni volta che la guarda le rievoca un ricordo, un preciso momento o un luogo magari in un viaggio, un frammento di vita, come in una fotografia, che risveglia una emozione, che riaffiora ogni volta che l’opera viene guardata. Non è soltanto riempire uno spazio vuoto su una parete…….è molto di più è entrare in connessione con le persone, per poter condividere un sentimento.
Come è nato il tuo interesse per la Fluid Art e cosa ti affascina di più di questa tecnica?
Diciamo che la cosa è stata casuale. Durante l’isolamento dovuto al Covid nel 2020, il tempo era una risorsa che non mancava, e che in modo o nell’ altro bisognava ottimizzare. Avendo un bagaglio di diverse competenze a mia disposizione, ebbi un impulso forte nel volermi cimentare in questa tecnica che offre un serie di possibilità pressoché infinite. Unico limite, la propria immaginazione! Cominciò così il mio percorso nel mondo della Fluid Art, affascinato dalle velature e dalla mescolanza di infiniti colori, si ottenevano motivi assolutamente particolari ed irripetibili resi tali anche grazie all’utilizzo di risorse come l’olio di silicone o di strumenti inventati o creati appositamente.
Qual è stata la sfida più grande nell’ inventare strumenti come l’ Hangmanpour o il Submarine?
Ahahahaha !!!! Be in realtà non si è trattata di una vera sfida, quanto di capire cosa sarebbe successo se avessi fatto colare il colore in un modo ben specifico. Si trattava di sperimentare, come sempre! Nella vita il mio impiego primario è quello di rappresentante di materiale Termoidraulico, e costruire una struttura con dei tronchetti filettati chiamati in gergo barilotti, è venuto di conseguenza. Inoltre a quel tempo mia figlia era piccola quindi di biberon avevamo casa piena. Adesso che succede se fai cinque buchi al tappo di un biberon e lo attacchi ad una struttura che lo tiene sollevato da una tela, e ci versi dentro in sequenza dei colori? Proviamo, mi sono detto. E così nacque l’Hangmanpour. Per il Submarine la cosa andò diversamente. Fu una folgorazione. Io sono del 69 e quando da giovane negli anni tra il 90 e il 2000 si andava a bere nei pub, era in uso prendere una birra media con dentro un bicchiere più piccolo di vodka che si calava dentro al più grande. Quindi, come sopra, che succede se incollo un bicchierino sul fondo di uno più grande, ci verso dentro dei colori e fai un flip cup? Mi sono divertito tanto con la Fluid art.
In che modo l’isolamento dovuto al Covid ha influenzato la tua ricerca creativa e il tuo stile?
Durante il Covid fu più che altro un gioco, un passatempo, ma la presa di consapevolezza che portò ad una vera e propria ricerca l’ebbi successivamente intorno alla fine del 2020 e gli inizi del 2021. Successe che dopo aver appreso tutte le varie tecniche della Fluid art quindi la Dutch pour , l’open cup, lo swipe , il ring pour eccetera eccetera ebbi la sensazione che questo tipo di arte non mi rappresentasse in pieno. Al di là del divertimento, cominciai a realizzare che volevo con la mia arte comunicare, con chi guardasse le mie opere, il mio stato d’animo, i miei sentimenti, la mia vita. Quello che avevo, quello di cui avevo bisogno, quello che desideravo, quello che avevo perso ma anche quello che avevo riscoperto. Volevo una tela più grande dove dipingere perché il 40×40 non bastava più. Fu così che si rivelò la mia attitudine un qualcosa che era sempre rimasto sopito e che non sapevo nemmeno di possedere sicuramente grazie anche al sostegno della mia amata compagna Hana che mi ha sempre stimolato senza mai ostacolarmi, offrendomi sempre il suo prezioso punto di vista.
C’è un’emozione o un ricordo particolare che ritorna spesso nei tuoi quadri?
Non uno in particolare. Dipende da quello che emerge da dentro. Forse il bisogno di quiete, di calma, di silenzio. In un mondo troppo frenetico e rumoroso a volte mi piacerebbe fermarmi, rallentare. Forse per questo amo particolarmente dipingere il cosmo o di posti e luoghi visitati in giro per il mondo.
Quali colori senti più vicino alla tua identità artistica e perché?
Amo in particolare l’azzurro in tutte le sue gradazioni dal blu di Prussia al Turchese forse perché mi fa pensare al mare, all’ acqua con la quale ho un rapporto straordinario, direi intimo. Nel libro di Masaru Emoto ‘’ Il Miracolo dell’acqua’’ viene descritto di come parlando all’ acqua con parole di amore e gratitudine si possano ottenere effetti straordinari in termini di sviluppo del potenziale umano. Ma amo altresì il giallo, in quanto ritengo essere un colore energetico, trasparente, e molto versatile e non mi voglio soffermare sui tramonti estivi che si vedono dal balcone di casa nelle caldi serate di luglio quando l’ orizzonte si colora di giallo in tutte le sue sfumature. Inebriante !!!
Come vivi il momento della creazione tra libertà e controllo del gesto?
I miei lavori, una volta avuta l’ispirazione sul soggetto, sono progettati con accuratezza niente è lasciato al caso. Capita spesso di avvertire una certa emozione, una sorta di ansia, prima di portare la prima pennellata è un momento quasi mistico. In genere dipingo di notte, quando tutto il mio mondo tace, quando mia figlia dorme insieme alla mamma ed il tempo è tutto mio, per immergermi nei miei colori, allora prendi il ritmo e ti permetti qualche libertà dovuta all’ esperienza. Procedo spedito, sicuro e soddisfatto un po’ di musica nelle cuffie ti giri un momento per guardare l’orologio……cavolo è l’una !!!!! E’ un momento tutto mio, solo mio perché quando entri nel mood è difficile staccarsi. I colori sono pronti, ben amalgamati, i pennelli pronti all’ uso e le mani si muovono con sapienza sapendo già quello che devono fare. Capita però talvolta di dirottare dal progetto principale, una intuizione, un cambio di programma repentino dovuto ad un ripensamento, ma……nessun problema, difficilmente il risultato finale va lontano da quello che avevo in mente.
Cosa speri che il pubblico percepisca osservando le tue opere?
Oooo be mi piacerebbe che si percepisse il calore. Il calore del colore, che a me piace intenso e vibrante, il calore della passione messa nello sviluppo del progetto e del sentimento che mi ha spinto a produrre quel soggetto. È quasi un rapporto se mi passate il termine, intimo, dove ci si scambiano sensazioni, emozioni e ricordi, stralci di vita vissuta che fanno parte del percorso di ognuno di noi. La passione sia per l’arte, così come per altre attività di cui mi sono occupato nell’ arco della mia vita, è un mio marchio di fabbrica, un tratto della mia personalità che mi definisce come persona, come sono veramente.
Hai un sogno, o un progetto artistico, che ti piacerebbe realizzare nei prossimi anni?
Mi piacerebbe avere un vero studio tutto mio, un posto pieno di luce che mi permettesse di realizzare tutti i miei progetti in libertà. Adesso sono appoggiato in salone con una pessima luce, in uno spazio condiviso con il resto delle famiglia, ma per amore dell’arte si fa questo ed altro! Invece come progetto artistico mi piacerebbe allestire una mostra personale. Un progetto che ho considerato diverse volte ma che non ho mai approfondito soprattutto per mancanza di risorse ma anche per, come dire…..timore forse di espormi al pubblico non per insicurezza quanto per umiltà , l’ umiltà di colui che ha ancora tanto da imparare.
Se dovessi descrivere con una sola parola la tua arte, quale sarebbe e perché?
Simbolica, la mia arte è simbolica. Quelli nati sotto il segno dello scorpione sono enigmatici, intriganti dicono senza dire. Dietro ogni singolo elemento della mia arte c’è un riferimento ad una storia, ad un vissuto, ad una esperienza e questo serve a rendere stimolante la visione dell’opera. Tanti piccoli dettagli, ma addirittura i colori stessi che lasciano piccole tracce che indicano all’ osservatore la strada da seguire per interpretare il messaggio celato dall’ autore sul significato intimo dell’opera stessa.
Descriviti in tre colori.
Bianco, nero e rosso rubino.







