Chiara è una scrittrice di narrativa contemporanea, nata nel 1980 e residente a Cervia. Laureata in Lingue e Letterature Straniere all’Università di Bologna, ha esordito nel mondo editoriale con la pubblicazione della sua tesi di laurea, trasformata nel saggio Il Medioevo in giallo nella narrativa di Ellis Peters (Il Ponte Vecchio, 2022; seconda edizione). Il suo percorso narrativo prende avvio nel 2014 con l’auto-pubblicazione del romanzo Nel cuore di una donna, successivamente ripreso da Il Ponte Vecchio, a cui fa seguito Vento dall’Est (Rizzoli, 2016; seconda edizione). Nel tempo ha approfondito le competenze editoriali attraverso un corso di redazione curato da Francesca Pacini, ottenendo un diploma in tecniche di editing e correzione di bozze. Parallelamente alla scrittura, si occupa da oltre vent’anni del settore turistico-immobiliare all’interno dell’azienda di famiglia. Le sue opere hanno ricevuto riconoscimenti in numerosi premi letterari nazionali e internazionali, tra cui il Premio Carver, il Premio Quasimodo, il Premio Dostoevskij e il Switzerland Literary Prize. Il suo terzo romanzo, L’amore non ascolta il tempo, è stato pubblicato nel 2025 da Il Ponte Vecchio dopo aver ricevuto diverse menzioni e premi ancora inedito. Appassionata lettrice, predilige i romanzi di formazione, storici, gialli, thriller e i classici. Nutre un forte interesse per le arti, in particolare per teatro, cinema e musica, e sogna un futuro professionale nel mondo editoriale e culturale, oltre alla possibilità di una trasposizione teatrale o cinematografica del suo romanzo Vento dall’Est. Un estratto di quest’ultimo è stato selezionato e interpretato dal Maestro Alessandro Quasimodo per il cd Alessandro Quasimodo legge i narratori italiani contemporanei, distribuito anche in formato video. Nel 2023 è stata selezionata come scrittrice per La Vetrina di Casa Sanremo Writers, dove ha presentato Vento dall’Est, finalista del relativo concorso letterario. Attualmente è al lavoro sul suo quarto romanzo.
Cos’è per te la scrittura?
Ossigeno, libertà e verità.
Cosa ti ha spinta a trasformare la tua tesi di laurea in un saggio pubblicato, e in che modo questo passaggio ha influenzato la tua scrittura narrativa?
Il fatto che non esistesse ancora un’opera saggistica in ambito italiano che avesse dato spazio e voce a Ellis Peters, scrittrice inglese del ‘900 straordinaria e indimenticabile. Il mondo letterario del monaco benedettino dell’abbazia di Shrewsbury, Fratello Cadfael, meritava di essere (ri)vissuto, interpretato e donato al pubblico italiano, in parte già amatore e stimatore dell’autrice e di questo splendido personaggio. Un omaggio da parte mia a Ellis Peters e al suo operato di maggior successo.
In che momento hai sentito che il passaggio dall’auto-pubblicazione all’editoria tradizionale rappresentava una svolta nel tuo percorso?
Avevo “urgenza” di essere letta e capita, di mettermi fin da subito in discussione, di comprendere le reazioni di un ipotetico pubblico, e così sono nata come autrice auto-publicata, senza attendere i tempi piuttosto lunghi, per ovvie ragioni, delle case editrici. Il passo verso l’editoria tradizionale è arrivato gradualmente, senza fretta, in modo naturale, e per quanto riguarda Rizzoli, con il romanzo Vento dall’Est, del tutto inaspettato e molto gratificante.
Qual è stato l’impatto emotivo e professionale nel vedere il tuo lavoro interpretato dalla voce di Alessandro Quasimodo?
Molto gratificante ed emozionante. Affidare l’anima di Vento dall’Est alla sensibilità e alla voce del Maestro da sempre rappresenta per me un “marchio di fabbrica” che non si può dimenticare né cancellare, un valore aggiunto.
Cosa rappresenta per te il riconoscimento nei premi letterari e come vivi il rapporto tra scrittura e visibilità?
I premi e concorsi letterari sono indubbiamente una cornice emozionante e suggestiva che può arricchirti personalmente, emotivamente, se ricevi un qualsiasi riconoscimento, e anche per le persone che puoi incontrare e conoscere durante quel contesto, ma non ritengo assolutamente siano indispensabili o determinanti. Conta solo la verità di intenti che rintracci dentro di te quando sei alle prese con la stesura di un’opera e tutto ciò che riesci a trasmettere nella tua scrittura, contano le emozioni e le riflessioni che le tue opere sono capaci di lasciare nel lettore, se hai un riscontro positivo da parte del pubblico.
Come concili la tua attività nel settore turistico-immobiliare con la scrittura? Esistono punti di contatto o si tratta di mondi separati?
Totalmente mondi separati, così differenti per dinamiche e “umori”.
C’è un personaggio o una scena, tra quelli che hai scritto, che ti ha lasciato qualcosa di inaspettato?
Sono profondamente legata a tutte le mie opere, saggio o romanzi che siano. Esiste un personaggio maschile, nello specifico, che ha un ruolo fondamentale e delicato nel mio secondo romanzo, Vento dall’Est, al quale sono legata in modo particolare, a cui devo molto…
Cosa ti spinge a scegliere una determinata ambientazione o epoca per i tuoi romanzi? Segui l’intuizione, la documentazione o un’urgenza tematica?
Dipende, può essere un tema che mi cattura, mi conquista fin da subito, oppure mi lascio cullare da una semplice ma impattante intuizione. La ricerca documentaristica arriva subito dopo, di rimando.
Quanto contano per te le voci femminili nella narrativa e in che modo cerchi di dare loro spazio e profondità nei tuoi testi?
Forse sarò di parte, in quando donna credo mi risulti più facile e spontaneo indagare in modo naturale e diretto l’animo femminile, che a prescindere ritengo piuttosto complesso e contraddittorio, o comunque appartenente a dinamiche, visioni e sfumature, di ordine storico-sociale, culturale, ideologico, psicologico ed emotivo, che l’uomo non potrà mai vivere, per esempio per quanto riguarda tutto ciò che ruota attorno alla gestazione e alla maternità.
Le figure femminili nei miei testi da sempre hanno un peso specifico e sono portatrici di differenti messaggi e riflessioni di natura universale.
Cosa ti affascina dell’idea di una trasposizione cinematografica o teatrale e quale aspetto della tua scrittura credi si presterebbe meglio a questo tipo di linguaggio?
Mi affascina molto comprendere, vedere come ciò che si è letto venga poi interpretato e tradotto in immagini reali e in voci concrete. Rintracciare le analogie e somiglianze e/o le differenze, capire la sensibilità e la percezione di chi ha lavorato “dietro le quinte” per proiettarlo su uno schermo o portarlo su un palco, questo mi incuriosisce molto. Sapere che posso rivivere la storia raccontata una seconda volta, anche se con sfumature e suggestioni diverse. Personalmente, possiedo una scrittura che si struttura, si muove “per immagini”, amo i dettagli e i particolari, le descrizioni accurate, coerenti e funzionali all’interno dell’opera scritta. Tra i miei romanzi, credo che il romanzo Vento dall’Est si presti molto a una suggestiva trasposizione cinematografica.
Cosa ti guida nella scelta del prossimo progetto narrativo: il desiderio di esplorare un tema, un personaggio, o la volontà di metterti alla prova con una nuova forma?
Sono sempre guidata da una voce interiore che mi dice di esplorare un argomento specifico, o perché se ne è parlato e se ne parla poco, o perché mi incuriosisce e mi stimola vedere come posso affrontarlo dentro di me. Per cui, un determinato tema e i messaggi sottesi che ne derivano hanno una profonda valenza sul mio operato. I personaggi e le ambientazioni nascono poco dopo…
Descriviti in tre parole.
Leale, tenace e sognatrice.

