INDI GO A

INDI GO A

Fabio nasce a Cervia nel 1976, una cittadina abbracciata dalla pineta e affacciata sul mare Adriatico, elemento naturale che ha da sempre ispirato il suo spirito libero e contemplativo. Artigiano per vocazione, ha coltivato fin da giovane un forte amore per il lavoro manuale e creativo, unito a una profonda passione per il viaggio e l’incontro con culture diverse. La curiosità per il mondo, per i suoi suoni, sapori e modi di vivere, ha plasmato il suo sguardo e il suo approccio alla vita. Viaggiare, per lui, è aprirsi, apprendere, mettersi in discussione e rigenerarsi. Con il tempo questa visione è diventata parte essenziale della sua famiglia, soprattutto con l’arrivo dei figli, ai quali desidera trasmettere non solo sicurezza e radici, ma anche esperienze, possibilità e orizzonti ampi. Dopo anni di riflessioni, insieme alla sua famiglia ha scelto di trascorrere lunghi periodi a Goa, in India: un luogo che li ha conquistati per la sua energia, semplicità e autenticità. Qui i figli vivono immersi nella natura e in una comunità calorosa, crescendo a contatto con una cultura nuova. In questo contesto prende vita il loro progetto: una linea di cappellini realizzati artigianalmente in India, ispirati ai luoghi vissuti, pensata per raccontare uno stile di vita fondato sul viaggio, sull’incontro e sulla libertà. Attraverso questa creazione, Fabio condivide un frammento del proprio cammino, unendo il fare artigiano alla narrazione di un’esperienza di vita autentica e profondamente vissuta.

Cos’è per te l’arte?

L’arte è un modo per esprimere ciò che si ha dentro. È parlare dal profondo senza usare le parole. Può essere un disegno, una canzone, una foto, un oggetto fatto a mano… Qualcosa che nasce da un’emozione, da un’idea, da un momento speciale o vissuto. L’arte ci fa pensare, sognare, la si può interpretare e ti porta altrove.

In che modo il mare e l’ambiente naturale di Cervia hanno influenzato il tuo modo di vedere il mondo e di creare?

Vivere vicino al mare è per me fondamentale, non riuscirei a farne a meno. Ti fa sentire parte di qualcosa di più grande, ti ricorda che tutto cambia continuamente. Questo continuo movimento accende in me la voglia di creare, di adattarmi, di cercare nuove visioni. Osservare il mare mi fa sempre venire voglia di partire, di esplorare, e allo stesso tempo mi trasmette pace. Il suo profumo è casa.

Quando hai capito che il viaggio sarebbe diventato una parte essenziale del tuo percorso personale e creativo?

Dopo diversi anni. È successo quando ho iniziato a sentire davvero la voglia di cambiamento e, soprattutto, quando mi sono dato il permesso di farlo. Uscire dai confini abituali apre la mente: nuove prospettive, culture, storie… È stato allora che ho capito che il viaggio non era solo una fuga o una pausa, ma una fonte viva di ispirazione e crescita, capace di influenzare profondamente la mia visione e la mia creatività.

Qual è stata la scintilla che ti ha portato a scegliere Goa come seconda casa?

Anche qui c’è voluto del tempo. All’inizio vivevo Goa come una meta di relax, un viaggio a termine. Poi, dopo quasi dieci anni, qualcosa è cambiato: le esperienze e le emozioni vissute hanno messo radici. Ho iniziato a vedere quei luoghi con occhi diversi: i colori, le persone, la bellezza autentica della natura, il ritmo più semplice della vita… Tutto questo è esploso dentro di me e mi ha dato il coraggio di restare, almeno un po’ più a lungo.

Come nasce l’idea di trasformare l’esperienza di vita itinerante in una linea di cappellini artigianali?

Da tempo sentivo il bisogno di creare qualcosa che unisse l’Italia a Goa. Volevo realizzare un oggetto che non fosse solo un accessorio, ma un simbolo: qualità artigianale, radici locali, identità personale. Essendo appassionato di cappellini, ho pensato che potesse essere l’idea giusta.

Cosa vuoi trasmettere attraverso questi oggetti? Sono più ricordo, simbolo o strumento di comunicazione?

Vorrei trasmettere la voglia di osare, anche solo per evadere dalla routine. Per me rappresentano uno stile di vita: libertà, autenticità, creatività. Non sono semplici ricordi, ma simboli d’identità. Ogni pezzo è unico, come la persona che lo indossa. Sono, in fondo, libertà. Libertà di un sogno.

Come bilanci l’artigianato con la vita familiare e con l’energia dinamica del viaggio?

È un equilibrio che richiede organizzazione e passione. Cerco di far convivere questi mondi, creando spazi condivisi dove il lavoro artigianale, la famiglia e l’ispirazione del viaggio si alimentano a vicenda. Il movimento porta sempre nuova energia.

C’è un materiale, un colore o una forma che senti più tuo e che ricorre spesso nelle tue creazioni?

Non c’è un elemento in particolare che mi rappresenta più di altri. Sicuramente mi ispiro alla natura e all’energia dei luoghi che mi ospitano. Ogni scelta nasce da quello che sento in quel momento.

Qual è stata la reazione delle persone locali in India al tuo progetto?

Inaspettata. Gli indiani mi sorprendono sempre. Il progetto è stato accolto con entusiasmo e curiosità. Sentire il loro apprezzamento e il loro coinvolgimento mi ha dato una grande spinta, mi ha motivato ancora di più.

Ti capita di integrare elementi della cultura indiana nei tuoi lavori, e se sì, in che modo?

Assolutamente sì. Tutti i tessuti che uso per i cappellini sono locali, portano con sé storie di villaggi, di artigiani, di tradizioni. Ogni cappellino è unico, unisce cultura e creatività. È un frammento d’India che si fonde con la nostra visione.

Guardando al futuro, sogni di espandere questo progetto verso altri luoghi o altre forme di espressione creativa?

Sicuramente. Voglio seguire il flusso, farmi guidare dalle nuove esigenze che si presenteranno. Per ora, vediamo dove mi porterà questa idea.

Descriviti in tre parole.

Viaggio. Magia (sogno). Semplicità.

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