Giampiero è un artista autodidatta che vive l’arte come una vocazione profonda e totalizzante. Sin dall’adolescenza sperimenta diverse forme espressive, eseguendo la sua prima opera grafica a 15 anni e proseguendo negli anni con acquerelli, poesie, libri e componimenti musicali. Dopo una lunga pausa, riprende a dipingere intensamente a 50 anni, spinto da esperienze personali segnanti che definisce mistiche, capaci di risvegliare in lui una “sete d’infinito” e un bisogno viscerale di creare. La sua produzione artistica spazia dalla pittura alla poesia, dalla musica alla videoarte, spesso intrecciando più linguaggi in un unico gesto espressivo. Non ama riprodurre, ma lasciarsi guidare da uno slancio intimo e spirituale, alla costante ricerca di autenticità. Per lui l’arte è una forma di preghiera, un mezzo per accedere al trascendente e lasciare una traccia nel mondo. Nel corso degli anni partecipa a numerose collettive d’arte contemporanea, ottenendo riconoscimenti da prestigiose gallerie italiane e internazionali. Nel 2019 presenta la sua prima mostra personale negli Stati Uniti presso la Artifact Gallery di Manhattan. È autore di libri, tra cui Lettera di un padre al figlio, La personalità del bozzetto e Solchi tra le dita, e promotore di iniziative culturali collettive che uniscono artisti affini per sensibilità e visione. Nel 2023 viene inserito con l’opera La quiete e la tempesta nell’Atlante dell’Arte Contemporanea, presentato al Metropolitan Museum di New York nel 2024. Cofondatore del sito d’arte e cultura “I Love Italy News” e ideatore del canale Web TV “I Love Italy TVGallery”, continua il suo percorso di diffusione e promozione dell’arte come forza vitale e strumento di crescita spirituale. Per Giampiero Murgia, l’opera più bella è sempre la prossima: perché l’arte, come la vita, è un cammino continuo, da percorrere con umiltà, passione e dedizione.
Cos’è per te l’arte?
L’arte è per me, in estrema sintesi, una filosofia di vita, secondo l’accezione più ampia e più nobile che riconosco al termine. Non può essere identificata, come taluni sostengono, con il know-how tecnico e tanto meno può coincidere con gli oggetti creati, perché si tratta di una dimensione ben più elevata: la dimensione dello spirito. Ciascuno ha la sua luce divina dentro e ricerca, inconsapevolmente e comunque, la propria idea di bellezza, nelle affinità di emozioni e nella trascendenza, nelle cose che fa. L’arte indaga tutto ciò e pone al centro della sua ricerca la vita e la trascendenza, la loro rappresentazione estetica. E da questa universalità nasce il suo fascino, perché rappresenta la via per ricongiungersi a Dio, come in preghiera: ognuno la recita a suo modo.
In che modo l’esperienza mistica e il dolore personale hanno influenzato il tuo linguaggio artistico?
Talune esperienze personali sono state molto intense ed hanno inciso profondamente nell’anima, nel modo di percepire le cose e di interpretare il senso della vita. Nel tempo è cresciuta dentro di me una convinzione: nella vita, crescendo, impariamo a capire, ed un giorno a comprendere, quanto sia ancora più importante il verbo “sentire”. Tutto questo si riverbera inevitabilmente sul quotidiano, su come affronti le circostanze, su come ti relazioni, sul tuo stile di vita. Poiché il linguaggio artistico non è che lo specchio di ciò che sei, di come pensi e di ciò che provi, nel nostro cammino si evolve con noi e matura la capacità di raccontarci senza veli.
Quando hai capito che l’arte non era solo un’espressione, ma una necessità spirituale?
Quando un giorno ho percepito la presenza del divino intorno a me, vivendo un’esperienza familiare che i medici appellarono come un miracolo. È una sensazione che custodisco dentro di me ogni giorno e da quel giorno penso che solo l’arte e l’amore siano in grado di preservare e salvare la mia anima.
Qual è il confine, per te, tra pittura, poesia e musica? Esiste davvero o si contaminano liberamente?
Credo che la matrice di tutte le arti sia la poesia, ma la poesia a cui mi riferisco è tutt’altra cosa rispetto alla cosiddetta “rima baciata” del comune intendere. La pittura, la scultura, la musica, la fotografia, la composizione in lettere sono solo modalità espressive con le quali poter rappresentare l’armonia interiore o, più in generale, le proprie vibrazioni. Nella vita tutto è contaminazione e quella tra le modalità artistiche è la forma più alta di puro nutrimento dello spirito.
Che ruolo ha la solitudine nel tuo processo creativo?
Penso che la solitudine possa essere vissuta solo da chi aliena sé stesso, perché essere con sé stessi non è mai vivere in solitudine. Nel processo creativo e realizzativo la riservatezza e il dialogo interiore sono molto importanti. Se tu volessi che usassi una rappresentazione metaforica, ti direi che occorra sempre “spremersi come con i limoni”, in modo che possa trasudare la propria essenza, il proprio valore, tanto o poco che sia; non importa mai il quanto.
In un’epoca dominata dalla velocità e dall’immagine, come riesci a difendere la profondità dell’arte?
Non credo che l’arte debba necessariamente seguire quelle che potrebbero essere considerate, a ragione o a torto, le derive tendenziali di ciascuna epoca. Sebbene oggigiorno tenda a diffondersi un approccio culturale di superficie, tipico del cosiddetto atteggiamento “mordi e fuggi” dei fruitori dei social media, credo fermamente che l’arte possa e debba cavalcare l’onda sfruttando tutte le potenzialità comunicative transmediatiche a disposizione, senza per questo snaturarsi o involversi. Ogni mezzo di comunicazione ha poi le sue regole e occorre adattare il messaggio da veicolare, ma ciò attiene alle modalità e mai alla sostanza. Ciò che ritengo basilare è che, al di là dell’avvenenza immaginifica, non cambierà mai l’importanza della qualità del contenuto e la necessità di un approfondimento reale e più diretto. Nonostante la velocità dei cambiamenti, l’uomo avvertirà sempre nel profondo l’esigenza di ritagliarsi più tempo per l’approfondimento su se stesso e sul suo nutrimento spirituale. Il compito dell’arte è catalizzare questo viatico individuale, stimolando la riflessione sull’uomo e sulla contemporaneità, perché non ci è data ancora la possibilità di trovare risposta al triplice quesito: “chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo”.
Cosa ti guida nella scelta dei soggetti e delle tecniche? È più istinto o riflessione?
Ogni volta ciò che guida è il concorso dei più fattori. La scelta dei soggetti è dettata dapprima dalla istintività estemporanea: l’ispirazione può giungerti in qualsiasi momento. Poi, subentra la riflessione attraverso un processo di sedimentazione delle sensazioni e dei concetti, ossia la decantazione interiore dell’immaginazione.
Quanto conta per te il dialogo con altri artisti? E in che modo selezioni le collaborazioni?
Come in ogni ottimo team diversi sono i fattori che devono coesistere: empatia, affinità elettive, diversificazione degli skill, passione per ciò che si fa, voglia di migliorare, sincerità e stima reciproca.
La tua arte ha attraversato fasi diverse: cosa ti ha spinto ogni volta a cambiare o evolverti?
Se arte è ricerca su sé stessi, sperimentare le sue più svariate modalità espressive diventa un’opportunità da non precludersi. È rimettersi in gioco, provare ogni volta ad alzare l’asticella. Due condizioni devono essere soddisfatte: non bisogna mai curarsi del rischio di non riuscire e occorre sempre studiare ogni errore, perché è proprio da questo che nasce il ciclo virtuoso di ogni processo di crescita.
In che misura la tua formazione economica ha influenzato il tuo approccio all’arte e alla sua diffusione?
Gli studi economici e sociali aiutano a razionalizzare le dinamiche e ad aprire la mente verso orizzonti più ampi. Credo che l’approccio razionale si possa coniugare con quello istintivo e creativo. Questa sinergia genera sempre valore.
L’inserimento nell’Atlante dell’Arte Contemporanea è stato un traguardo importante: cosa ha significato per te?
Mi ha fatto molto piacere, anche perché è stato presentato, a mio avviso, nel più importante santuario dell’arte: il Metropolitan Museum di NY. Non l’ho vissuto come un traguardo, ma come un passaggio importante e gratificante. Occorre sempre vivere gli eventi con entusiasmo e giusto distacco: è fondamentale avere i piedi ben saldi a terra, soprattutto quando a volte si ha la testa tra le nuvole.
Cosa ti auguri che rimanga del tuo lavoro, quando lo si guarderà tra molti anni?
La capacità di suscitare emozioni e di indurre alla riflessione critica sul mondo che ci circonda e su ciò che è invisibile agli occhi.
Hai mai pensato di fermarti o di cambiare strada del tutto?
Non ha senso il verbo “fermarsi” perché nessuno di noi esiste se non in divenire. Esistono tappe e soste, ma sono parentesi del proprio cammino.
Qual è oggi il tuo rapporto con il “prossimo dipinto”? Cos’è che ti fa sentire che deve nascere?
Il prossimo dipinto sarà sempre il migliore. Se non ci fosse questa molla interiore non avrebbe senso la replica. Per iniziare una nuova opera deve esserci una necessità di ricerca e un desiderio di inseguire la propria idea di bellezza. È un atto molto riservato, da compiere con sincerità verso sé stessi. Quando, guardando la tela bianca, riesci a vederlo già realizzato nella tua mente, allora è il momento di iniziare.
Se potessi parlare al te stesso di 15 anni, cosa gli diresti dell’arte, della vita, del tempo?
Gli direi le stesse cose che pensavo allora: vivi il tuo tempo e ciò che ti attrae con tutta la passione di cui sei capace. Non importa cosa scegli di fare, ma come lo fai. Non sprecare mai il tuo tempo: è la risorsa più preziosa che abbiamo. E aggiungerei oggi, con consapevolezza: “Abbiamo due vite, e la seconda inizia quando ci rendiamo conto di averne una sola” (Confucio).
Descriviti in tre colori.
La risposta tecnica sarebbe quella dei colori primari, perché da questi si ottengono tutti gli altri. Ma te ne indicherò due a me cari, quelli della bandiera della mia amata terra: rosso e blu. Il rosso indica la passione, l’energia; il blu si identifica con la spiritualità e la profondità. Dal loro connubio nasce il viola, il colore dell’unione degli opposti, del mistero e della creatività.






