CARLOTTA SFOLGORI

CARLOTTA SFOLGORI

Carlotta, nata a Roma nel 1992, è un’attrice dalla vocazione intensa e poliedrica. Il suo percorso artistico prende il via a soli diciott’anni, quando vince la prima edizione del Festival Dantesco con la celebre interpretazione di Paolo e Francesca dal V Canto dell’Inferno, esperienza che la conduce a un’esibizione in diretta su Rai 1, ospite del programma Tutti a scuola condotto da Fabrizio Frizzi. Si diploma all’Accademia di Arte Drammatica Teatro Senza Tempo, costruendo nel tempo una formazione solida grazie al lavoro con maestri del calibro di Edy Angelillo, Marco Simeoli, Cathy Marchand, Mamadou Dioume, Ennio Coltorti e Matteo Tarasco. La sua carriera si muove con agilità tra teatro, cinema e televisione, ma è sul palcoscenico che trova la sua espressione più autentica, cimentandosi con prosa, musical e monologhi. Alla recitazione affianca un’attività parallela come Content Creator, impegnata a portare il linguaggio del teatro sui social, con l’intento di renderlo accessibile, attuale e vicino alle nuove generazioni. Fa parte stabilmente della compagnia “Bottega degli Artisti”, con cui si esibisce ogni weekend in monologhi brillanti e provocatori, e porta avanti un progetto più intimo e sperimentale con “Palco&Paradossi”, compagnia teatrale di cui è co-fondatrice, sempre in bilico tra ricerca e verità scenica.

Cosa sono per te teatro e recitazione?

Per me il teatro e la recitazione sono linfa vitale. Sono lo spazio sacro dove tutto può succedere, dove posso trasformarmi, scavare dentro di me, raccontare storie e verità. È il mio modo di stare al mondo.

Cosa ha significato per te debuttare così giovane con un testo impegnativo come il V Canto dell’Inferno?

È stato un battesimo di fuoco. Avevo solo 18 anni, ma sentivo già il peso e la bellezza della parola poetica. Quel testo mi ha aperto gli occhi sul potere della voce, del corpo, del silenzio e dell’amore per la scena. Mi ha fatto capire che quella era la mia strada.

In che modo l’esperienza su Rai 1 ha influenzato la tua percezione del mestiere d’attrice?

Mi ha insegnato che questo lavoro è fatto di istanti, di responsabilità, di presenza totale. Ho avuto un approccio a questo mestiere con dei mostri sacri, sono stata presentata da Fabrizio Frizzi e nei camerini ero con Gigi Proietti e custodirò sempre quel momento…io gli chiesi: “come si fa a diventare un’attrice”? E lui mi rispose: “Eh è difficile, è tanto impegno, tanta fatica e tanto studio…ma non c’è niente di più bello al mondo”. Essere in diretta nazionale così giovane è stato emozionante, ma anche formativo: lì ho capito che l’arte ha bisogno di rigore e cuore insieme.

Quali insegnamenti ti hanno lasciato i maestri con cui ti sei formata?

Mi hanno insegnato ad ascoltare. A non cercare di “fare”, ma di “essere”. A non temere il vuoto, a fidarmi del processo, a rispettare il palco come luogo sacro. E soprattutto, a non smettere mai di imparare.

C’è un ruolo teatrale che sogni di interpretare e che ancora non hai avuto occasione di affrontare?

Sì, vorrei affrontare un personaggio tragico shakespeariano come Lady Macbeth, oppure una figura femminile intensa e moderna come Medea. Personaggi che mi permettano di esplorare zone oscure, scomode, vere.

Qual è la sfida più grande che hai incontrato nel portare il teatro sui social media?

Tradurre l’intensità e la profondità del teatro in un linguaggio rapido e visivo. Far passare l’anima dietro lo scroll. Ma credo che, con autenticità e creatività, si possa fare. E che sia una forma di resistenza.

Cosa distingue secondo te un buon monologo da uno straordinario?

La verità. Uno straordinario monologo è quello che non senti recitato, ma vissuto. È quello che ti fa dimenticare chi sei per un attimo e ti fa vedere il mondo con occhi nuovi.

Come scegliete i testi che mettete in scena con “Palco&Paradossi”?

I testi solitamente sono scritti da Emiliano Morana, variando dalla commedia ai monologhi al giallo. Ci piace sperimentare! Negli ultimi anni ci siamo ritrovati spesso in scena insieme ed Emiliano è un regista meraviglioso, capace di metterti sempre a tuo agio e a tirare fuori il meglio di te, non attaccato al testo quanto più alla verità.

Quali sono le reazioni del pubblico che più ti sorprendono o ti restano impresse?

Quando ridono dove non ti aspetti. Quando restano in silenzio assoluto. Quando vengono a parlarti dopo, e ti dicono “mi hai fatto venire voglia di rimettermi in gioco”. Quelle sono le più preziose.

Credi che oggi il teatro abbia ancora un ruolo politico o sociale?

Assolutamente sì. Il teatro può essere uno specchio, uno schiaffo, una carezza. Può aprire occhi, far nascere domande, creare comunità. È uno degli ultimi spazi dove si guarda negli occhi, dove si sta davvero insieme.

Come bilanci la tua attività di attrice con quella di content creator? Si influenzano a vicenda?

Sì, si contaminano in continuazione. I social mi permettono di sperimentare, di raccontarmi con altri codici. Ma è il teatro che mi dà profondità e senso. Cerco di non perdere mai il cuore, anche quando parlo attraverso lo schermo.

Descriviti in tre parole.

Appassionata, sognatrice, vera.

1 Comment

  1. Stefano

    Mi e’ capitato di vedere questa attrice un paio di volte con la sua compagnia teatrale. Posso confermare tutto l’ amore che ci mette nel recitare. Oltre ad avere una presenza scenica unica,riesce ad entrare con autenticità e leggerezza nel personaggio, non forzandolo, ma immedesimandosi completamente con i suoi sentimenti ed emozioni. Le auguro il meglio e spero di rivederla in scena prossimamente anche in altri ruoli.

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