SONIA SIWICKI

SONIA SIWICKI

Sonia è un’artista polacca che da anni vive in Germania, dove coltiva con dedizione il suo percorso pittorico, iniziato circa sedici anni fa. Autodidatta, ha scelto di seguire una strada libera da schemi accademici, dando così vita a uno stile autentico, personale e profondamente emotivo. Le sue opere, realizzate prevalentemente con colori acrilici, si muovono tra il ritratto e l’astrazione contemporanea, fondendo volti e forme con trame interiori, suggestioni intime e riflessioni visive. Ogni tela racconta una parte della sua esperienza, diventando un’estensione delle emozioni che la attraversano. Per Sonia, dipingere non è solo un gesto artistico, ma una necessità del cuore, un linguaggio silenzioso e potente che le permette di entrare in contatto con l’altro nella maniera più delicata e sincera. Il suo impegno va oltre la creazione artistica: i proventi delle sue opere vengono devoluti a bambini affetti da tumore al cervello, un gesto che per lei è parte integrante del processo creativo e fonte di autentica gioia. Nel 2024, alcune sue opere hanno partecipato a esposizioni virtuali internazionali, toccando città come Berlino, Atene, Varsavia e Granada. La sua arte, sospesa tra sensibilità e impegno, si fa strumento di bellezza e speranza, capace di parlare un linguaggio universale.

Cos’è per te l’arte?

L’arte è uno spazio in cui le cose indicibili trovano la loro forma.

In che modo la tua esperienza personale influenza la scelta dei soggetti e delle forme nelle tue opere?

Dipingo dalla vita, dalle emozioni, dai ricordi. Tutto ciò che mi ha toccato resta sulla tela.

Cosa ti spinge a fondere il ritratto con l’astrazione? È una scelta stilistica o emotiva?

Unire astrazione e ritratto è qualcosa di naturale: l’astrazione è l’invisibile, il ritratto le dà forma, e l’insieme dice molto di più.

C’è un’emozione ricorrente che esplori spesso nei tuoi dipinti?

Il sentimento che ritorna è la nostalgia, non sempre per qualcuno in particolare, ma piuttosto per qualcosa di innominato, perduto o mai realizzato.

Come vivi il momento in cui un’opera lascia le tue mani per essere venduta e donata a una causa così importante?

È un momento speciale che vivo in due modi: da una parte mi è difficile separarmi dal dipinto, che è colmo delle mie emozioni; dall’altra, provo gioia nel sapere che posso aiutare qualcuno e che la mia opera potrà dare piacere agli occhi e all’anima di altre persone.

C’è stato un dipinto che ti ha lasciato dentro qualcosa di più forte degli altri?

Sì, sicuramente il dipinto “eternal love”, che ti ho inviato. È nato dal profondo del mio cuore e dei miei sentimenti, da un amore che doveva essere eterno. Purtroppo, non posso più “toccare” quell’amore.

Qual è stata la tua reazione nel vedere le tue opere esposte in città così diverse e lontane tra loro?

È stato commovente e incredibilmente gratificante vedere le mie opere in esposizione. Per un artista è importante mostrare al mondo le proprie emozioni sulla tela. Ho sentito che i miei dipinti avevano una vita propria e potevano toccare qualcuno lontano da me.

Come immagini l’evoluzione futura della tua pittura?

Vorrei sperimentare ancora di più con le forme, i materiali e le texture. Forse approfondirò il movimento e lo spazio, ma resterò sempre vicina alle emozioni. Non pianifico nulla: mi affido a ciò che arriverà in modo naturale.

Hai mai sentito il desiderio di condividere la tua esperienza con altri artisti autodidatti?

Sì, ci penso spesso, perché so cosa significa iniziare a dipingere senza supporto e mi piacerebbe offrire agli altri ciò che io stessa cercavo un tempo.

C’è un luogo o un momento della giornata in cui riesci a creare con maggiore intensità?

La sera, quando tutto si calma e il mondo smette di chiedermi qualcosa: è allora che creo.

L’arte per te è più un atto di liberazione personale o un mezzo di comunicazione con il mondo?

Entrambe le cose. Prima è la mia liberazione, poi diventa un ponte verso gli altri.

Descriviti in tre colori.

Bianco – per la sensibilità. Rosso – per la forza che nascondo. Grigio – per la profondità, il silenzio.

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