DANITZA MELIADE

DANITZA MELIADE

Danitza, nata il 14 febbraio 1985 a Ciudad Juárez e oggi residente a El Paso, in Texas, ha costruito un universo artistico carico di sensualità, forza e mistero. La sua musica unisce rock classico, post-punk, blues, jazz e metal con immagini mistiche ispirate ai tarocchi, alla magia e alla filosofia thelemica. Una radio locale l’ha definita “la Regina del Rock Erotico”, soprannome che ha accompagnato i suoi primi passi nella scena musicale grazie a uno stile magnetico e provocatorio. Col tempo, però, ha superato ogni etichetta, affermandosi come artista completa, capace di intrecciare erotismo, potere femminile e spiritualità in ogni composizione. Con la sua band, The Ninfos, ha calcato palchi in numerose città del nord del Messico e del sud degli Stati Uniti, condividendo la scena con artisti internazionali come Dorothy Martin, Accept, Nervosa e The Iron Maidens, e partecipando a festival dedicati alla musica al femminile. Il suo percorso creativo ha preso forma con il videoclip Súcubo (2019), che ha introdotto la sua estetica rituale e provocatoria, seguito dai singoli Deseo Lunar ed Escarlata (2022) e da Enfermiza Ilusión (2024), accompagnato da un videoclip pubblicato nell’agosto 2025. Pur con una discografia essenziale, ogni uscita è pensata come un incantesimo sonoro, un tassello che consolida la sua identità artistica. Oltre alla musica, Danitza esplora desiderio e intimità anche in altri ambiti creativi. Nel 2022 ha pubblicato la raccolta di poesie erotiche e racconti brevi Paroxismo absurdo, confermando la sua passione per la scrittura come veicolo del sensuale e dell’occulto. Dal confine, insieme ai Ninfos, Danitza Meliade non si limita a suonare rock: porta in scena un vero e proprio rituale di voce, corpo e parola che celebra il femminile e il mistico in un genere ancora dominato da presenze maschili.

Cosa significa per te la musica?

Per me la musica è un rituale. È il modo in cui posso trasformare emozioni intense—desiderio, oscurità, vulnerabilità, amore, tristezza e forza— in qualcosa di tangibile da condividere con gli altri. È un linguaggio che va oltre le parole, capace di unire corpo, voce e spirito in un’esperienza viva.

Come è nata la scelta di adottare un simbolo così essenziale e geometrico come forma di espressione?

Più che a un simbolo geometrico specifico, il mio lavoro è radicato negli archetipi: la ninfa, la donna erotica, la sacerdotessa, la stella. Figure che si ripetono nella storia e nella mitologia, che accolgo come rappresentazioni del femminile in tutte le sue dimensioni, integrandole nell’archetipo di Babalon, la dea thelemica. Insieme, questi archetipi formano quello che considero il mio vero simbolo essenziale.

Quali riferimenti culturali, storici o spirituali hanno influenzato la creazione di questo segno?

Mi ispiro alla mitologia greca—in particolare alle ninfe, che hanno ispirato anche il mio nome artistico Meliade—ma sono influenzata anche da altre tradizioni come quella egizia e indù. I tarocchi, la filosofia thelemica (soprattutto l’archetipo di Babalon) e il simbolismo erotico sono pilastri del mio universo creativo. Inoltre, mi hanno formata artiste che hanno aperto strade nel rock e nella poesia. Tutte queste influenze convergono in una mappa culturale e spirituale da cui nasce il mio simbolo personale.

Pensi che il simbolo possa essere considerato un linguaggio universale, capace di comunicare oltre le parole?

Sì. Sia l’erotismo che il misticismo sono linguaggi universali: trascendono culture, religioni e parole. Un gesto di desiderio, un simbolo magico o un rituale possono essere compresi ovunque, perché parlano direttamente a ciò che è più umano e, allo stesso tempo, più trascendente.

In che modo il minimalismo visivo si intreccia con la complessità del tuo contenuto interiore?

Un solo gesto può esprimere più di mille ornamenti. Sul palco o nei miei video, a volte un movimento, uno sguardo o un simbolo semplice hanno un peso molto più profondo di ciò che è esplicito. Il minimalismo nel mio lavoro sta nella forma; la complessità sta nella profondità erotica, spirituale ed emotiva che sostiene quella forma.

Sei più interessata che lo spettatore riconosca un significato preciso o che interpreti liberamente la forma?

Preferisco l’interpretazione libera. Pianto semi—simboli, metafore, immagini—e ciascuno può vederci dentro erotismo, magia, empowerment o dolore. Quella molteplicità di letture arricchisce il mio lavoro.

Hai mai immaginato questo simbolo in altre dimensioni artistiche, come performance, musica o installazioni?

Sì, l’ho già portato in diversi ambiti: nella musica dal vivo con la mia band The Ninfos; nella poesia, con il mio libro Paroxismo absurdo; nella danza, ispirandomi a tradizioni mediorientali, gitane e tribali; nei videoclip, concepiti come opere visive; e nei concerti, che diventano veri e propri rituali performativi. La mia arte è sempre alla ricerca di nuove dimensioni in cui espandersi.

Qual è il rapporto tra il simbolo e la tua identità personale e artistica?

Il simbolo è inseparabile da me: la ninfa, l’erotico, l’occulto—tutto questo non è soltanto un concetto artistico, ma parte integrante della mia vita e della mia identità. Ciò che porto sul palco è autentico perché nasce dal mio modo di vedere e vivere il mondo.

Se questo segno fosse un portale o un talismano, verso quale esperienza o trasformazione guiderebbe l’osservatore?

Sarebbe un portale verso la liberazione: dai desideri repressi, dalle paure, dalle maschere sociali. Inviterebbe l’osservatore ad abbracciare la propria intensità—il proprio erotismo, la propria ombra e la propria luce. A vivere una trasformazione verso autenticità e empowerment.

Descriviti attraverso tre canzoni.

È difficile sceglierne solo tre, perché sono un’enciclopedia musicale e molte canzoni rappresentano parti diverse di me. Ma per ora direi queste tre:

  • Bahlam Beek (canzone egiziana, in qualunque versione strumentale). Mi connette al mio serpente interiore e mi fa danzare—dal lento al veloce, dal morbido all’acuto—seguendo ogni passaggio musicale. Riflette il lato istintivo e trasformativo di ciò che sono.
  • What Love Can Be – Kingdom Come. Questo blues-rock sensuale e romantico fa sempre battere forte il mio cuore e mi ricorda il mio modo di amare: passionale, sensuale, ma anche profondamente devoto. Sono un’inguaribile romantica, e questa canzone incarna quel lato di me.
  • Deseo Lunar – Danitza Meliade. È stato il mio secondo singolo, quello che mi ha aperto le porte e mi ha portata a esibirmi in altre città. È la canzone con cui il sogno è iniziato davvero, il pezzo in cui è nata Danitza Meliade. Attraverso di essa ho consolidato tutto ciò che sono e che rappresento come artista.

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