Cosimo, conosciuto come PomoBlu, è un artista visivo nato a Brindisi nel 1987. Il suo incontro con il disegno avviene all’età di cinque anni grazie allo zio, un episodio semplice ma capace di tracciare la direzione del suo percorso creativo. Da allora l’arte diventa per lui una compagna costante, intrecciandosi con esperienze di viaggio, cambi di città e periodi vissuti tra cucine e tele. Dopo una lunga fase di sperimentazione, tra mostre pittoriche e collaborazioni internazionali, si trasferisce a Mallorca, dove lavora in una galleria tedesca e realizza murales e scenografie video per un’azienda locale. Il 2022 segna una svolta decisiva: il ritorno in Italia e la perdita del padre lo conducono verso una dimensione artistica più intima e consapevole. L’unica eredità paterna, una cassetta da navalmeccanico, diventa simbolo e punto di partenza di una nuova fase creativa, fatta di memoria, essenzialità e gesti manuali. Nel marzo 2023 nasce l’identità di PomoBlu, un nome che racchiude il legame con la Puglia (“Pomo”) e con il mare (“Blu”), elementi centrali della sua ricerca. Le sue opere raccontano storie di viaggi e trasformazioni, realizzate con materiali semplici e colori capaci di evocare orizzonti, ricordi e silenzi. Oggi continua a nutrire il suo linguaggio visivo attraverso i dettagli del quotidiano e i luoghi che attraversa, lavorando a una nuova collezione ispirata al suo viaggio in Europa.
Cos’è per te l’arte?
L’arte e difficile da spiegare, vedo arte ovunque e vorrei crearne in qualsiasi modo. L’arte e qualcosa che arriva da dentro e si muta o plasma in qualsiasi modo. L’arte e possibilità di poter vedere le cose in maniera diversa.
Quale ricordo di quel primo disegno da bambino continua a guidarti ancora oggi nel tuo processo creativo?
La prima volta che ho messo la matita su un foglio avevo circa 5 anni, mio zio Pino era un fanatico dei fumetti e mi portò a cercare di disegnarli con lui, ricordo che più disegnavo più cercavo di fare quello che avevo in mente. Mi rendevo conto che potevo immaginare qualcosa e poterlo disegnare per vederlo lì sul foglio ed iniziare un viaggio immaginario. Da lì in poi avrei avuto per sempre una parte di salvezza dal caos.
Come hanno influito i tuoi viaggi e i frequenti cambi di città sulla tua visione artistica?
Gli spostamenti iniziali sono dovuti al contino cambio di lavoro di mio padre inizialmente, io avevo già capito che la parte più difficile sarebbe stata quella di riuscire a tenersi degli amici visto che partivo ogni anno per un posto diverso. Questo mi ha dato più apertura mentale e cercavo sin da piccolo di conoscere persone e storie dei posti in cui ho vissuto, queste storie si trasformavano in racconti e con questi la mia visione artistica cambiava in base agli stati d’animo.
Che ruolo ha avuto Mallorca nella tua evoluzione e cosa ti ha lasciato quell’esperienza tra murales e scenografie?
Mallorca mi ha dato la possibilità di conoscere molti street artist ed artisti emergenti, aver a che fare con persone che hanno il tuo stesso problema se così si può chiamare, una visione più ampia ed un’immaginazione che si trasferiva su tele muri e sculture.
In che modo la perdita di tuo padre ha trasformato il tuo modo di creare e di guardare all’arte?
Tornato in Italia mentre mio padre faceva la chemioterapia, l’unico modo più veloce di portare a casa dei soldi era quello di tornare a lavorare in un ristorante. Realizzarmi come artista in uno spazio come La Spezia dove sono tornato e molto difficile ed in quel periodo non avevo modo di dipingere se non di notte. Ho fatto una promessa a lui e gli ho detto che sarei vissuto da artista in qualunque modo.
Cosa rappresenta per te la cassetta da navalmeccanico ereditata, oltre al valore simbolico?
La cassetta rossa degli attrezzi di mio padre pesa 80kg, quella cassetta rossa mi ha dato la possibilità di trasferire opere grandi in piccole opere attraverso l’utilizzo differente di materiali come l’ottone, l’argento, il rame ecc… Ricordo ad esempio il mio primo anello realizzato soltanto con un martello ed una chiave da 19.
Perché hai scelto il nome PomoBlu e quale significato più intimo racchiude per te?
Ho cercato un nome che mi rappresentasse appieno, “Pomo per i Pomi pugliesi, delle piccole sculture portafortuna, qualcosa che ricordasse a me di dove sono. Blu per il mare poiché sono sempre stato legato al mare da quando sono nato. Per questo motivo POMOBLU.
Quali materiali prediligi e come li trasformi in strumenti narrativi?
Per i materiali cerco di recuperare metalli che hanno una storia, da una vecchia elica d’ottone e bronzo a conchiglie oppure pietre naturali. Prediligo materiali non troppo preziosi per poterli trasformare in qualcosa che lo sia.
Che tipo di emozioni o riflessioni desideri suscitare in chi osserva le tue opere?
La prima cosa che vorrei e che riesco a fare suscitare nelle persone e la curiosità, il racconto di come è stata realizzata l’opera, il perché ho realizzato quell’opera, solitamente ogni mia opera è legata ad un mio vissuto o qualcosa che mi ha fatto cambiare visione.
Come immagini la nuova collezione dedicata al tuo viaggio in Europa e quali temi pensi di esplorare?
La mia nuova collezione arriverà nel momento in cui inizierà il viaggio in Europa, attraverso esso vorrei raccontare tramite le mie opere quelle piccole realtà che talmente sembrano normali che una persona non ci fa caso… io si. Per esempio? un gabbiano che ruba e mangia la focaccia, una cosa divertente che in Liguria accade spesso e diventata una mi opera.
C’è un luogo o un momento che consideri la tua principale fonte di ispirazione quotidiana?
La mia vita è la mia principale fonte di ispirazione.
Descriviti in tre colori.
Dovessi abbinare me tre colori sarei VERDE, BLU, GIALLO.





