ANDREA ADDAZIO

ANDREA ADDAZIO

Andrea, nato il 7 giugno 2003 a Maddaloni e residente a Montesarchio, è un giovane cantautore italiano che unisce sonorità elettro-pop a atmosfere intime e testi che raccontano emozioni autentiche. La sua passione per la musica nasce in giovane età, quando comincia a scrivere canzoni come forma di espressione personale. Dopo aver frequentato la scuola alberghiera e proseguito gli studi universitari in Scienze del Turismo, continua a coltivare il suo percorso musicale, portando avanti uno stile fresco e contemporaneo. Nel 2025 pubblica il suo primo singolo ufficiale, “Centomila baci”, un brano elettro-pop che racconta un amore finito dal punto di vista di chi decide di lasciare, con un approccio diretto e sincero. Sul lato B del disco propone una reinterpretazione di “Amarsi un po’” di Lucio Battisti, rispettando il brano originale ma imprimendogli una sensibilità personale. Con la sua musica, Andrea mira a costruire un percorso autentico, fondendo la delicatezza del pop con l’energia dell’elettronica e condividendo emozioni universali con chi lo ascolta.

Cos’è per te la musica?

Per me la musica è vita. È uno dei mezzi di comunicazione più forti che esistano: attraverso la musica riesco a esprimermi davvero, a mostrare chi sono nel profondo.

Qual è stata l’ispirazione principale dietro la tua ultima canzone?

Non c’è stata una vera e propria ispirazione. Il brano è nato spontaneamente, come un lampo a ciel sereno.

Come scegli quali brani reinterpretare quando fai cover di grandi classici?

Scelgo brani che si prestano a sonorità innovative o che, per la loro epoca, andavano controcorrente. Mi piace dare nuova vita a quei pezzi attraverso la mia sensibilità musicale.

Ci sono esperienze personali che influenzano maggiormente i tuoi testi?

Sì, sempre. Quando scrivo, cerco di mettere me stesso in ogni parola. Non amo interpretare storie altrui: preferisco raccontare ciò che ho vissuto o sentito davvero.

Quale aspetto del tuo stile elettro-pop senti più vicino alla tua personalità?

Le sonorità. Amo i suoni “spaziali”, che ricordano l’universo uniti con strumenti più tradizionali come il pianoforte o la chitarra elettrica. È lì che trovo il mio equilibrio.

Come bilanci lo studio universitario con la tua carriera musicale?

Cerco di portare avanti entrambe le cose quando è possibile. Quando però sto lavorando su un progetto importante, come l’uscita di un singolo, metto momentaneamente da parte lo studio per concentrarmi del tutto sulla musica.

C’è un artista o un genere musicale che ti ha formato particolarmente?

Sì, soprattutto artiste donne come Giusy Ferreri, Carmen Consoli, Irene Grandi e Marcella Bella. Sono molto diverse tra loro, ma da ognuna ho imparato qualcosa di importante.

Quali emozioni speri di trasmettere a chi ascolta le tue canzoni?

Più che emozioni, cerco di trasmettere sensazioni. Amo quel brivido che si prova quando un brano “esplode” nel finale, quando l’arrangiamento riesce davvero a far vibrare qualcosa dentro.

Come immagini la tua evoluzione musicale nei prossimi anni?

Il pop è la mia casa, è il genere in cui mi riconosco di più. Nel mio primo album ho deciso di unirlo maggiormente all’elettronica, ma non solo. In futuro mi piacerebbe fonderlo con altri stili. Non cerco di “sperimentare” per forza: voglio semplicemente fare musica, in modo autentico.

Descriviti in tre parole.

Autentico, Determinato, sensibile.

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