Barbara si avvicina al mondo dell’arte nel 2003, seguendo un percorso autodidatta che prende inizialmente la forma della pittura astratta. Dal 2019, la sua espressione creativa si concentra sui collage, tecnica che le consente di esplorare nuovi linguaggi visivi attraverso l’accostamento di elementi eterogenei. I primi lavori raffigurano figure umane o oggetti su fogli A3, spesso circondati da forme varie. Con il tempo, le figure si fanno sempre più rarefatte, mentre le forme astratte diventano protagoniste assolute. Non cerca più di comunicare un messaggio diretto, ma di creare immagini aperte all’interpretazione personale, veri e propri enigmi visivi che rivelano il loro significato solo a uno sguardo attento e prolungato. Lo stupore, il sorriso e la comprensione diventano parte integrante dell’opera, che si completa nello sguardo dello spettatore. La musica accompagna costantemente il suo processo creativo, trasportandola in un mondo parallelo dove tutto prende forma intuitivamente. Ogni giorno lavora ai suoi collage, raccogliendo materiali da riviste di lifestyle e assemblando esclusivamente con tecniche analogiche. Le sue composizioni, guidate dall’istinto più che dalla razionalità, nascono senza modelli o riferimenti ad altri artisti. Le immagini originali si dissolvono in nuove armonie di colori, forme e ombre, dando vita a opere uniche, riconoscibili per uno stile personale e inconfondibile.
Cosa significa per te l’arte?
L’arte può essere molte cose, ognuno la percepisce in modo diverso. Per me l’arte, compresa la mia, è come una leggera brezza che mi sfiora l’anima.
Cosa succede nel momento in cui scegli un frammento da una rivista: è un gesto istintivo o è già guidato da una determinata immagine mentale?
La selezione delle immagini è intuitiva: determinata da colori, forme e sfumature.
C’è mai stato un collage che ti ha “resistito”, che semplicemente non voleva prendere forma?
Sì, certamente, a volte succede.
Come decidi quando un’opera è finita, se non segui uno schizzo o un modello di riferimento?
Un’opera è finita quando ogni ulteriore elemento aggiunto sarebbe di disturbo.
In che modo la musica che ascolti influenza concretamente la tua composizione?
La mia musica preferita mi trasporta in un altro livello mentale, dove anche la mia arte è di casa.
C’è un’emozione che cerchi di evitare nelle tue opere o tutto trova il suo posto?
Tutto trova il suo posto: l’intuizione guida il processo.
Ti capita di rivedere i tuoi collage dopo un po’ di tempo e di scoprire nuovi significati anche per te?
Assolutamente sì, molto spesso. C’è sempre così tanto da scoprire. Quando guardo i collage dopo molto tempo, è quasi come dare un “nuovo, primo sguardo” alla mia opera.
Il ritagliare e incollare è anche una forma di meditazione o ha una carica emotiva più forte?
Il termine meditazione lo descrive in modo assolutamente appropriato!
Quale reazione cerchi – o temi – da parte di chi osserva le tue opere?
Vorrei trasportare l’osservatore nel mio piccolo mondo: ciò che prova viene dal suo interno.
Hai mai pensato di sperimentare collage in formati molto grandi o su supporti non convenzionali?
Realizzo collage in 30×40 cm, 60×60 cm e 60×80 cm. Questo è dovuto in parte al materiale. Le stampe sulle riviste non sono solitamente molto grandi. Per questo i formati dei miei collage non sono sovradimensionati.
Descriviti in tre colori
Rosso per la passione. Verde per l’armonia. Nero per la profondità.



