BEATRICE FAZI

BEATRICE FAZI

Beatrice è nata a Salerno il 27 luglio 1972 e da oltre trent’anni vive a Roma, dove ha costruito una carriera intensa tra teatro, cinema e televisione. È conosciuta dal grande pubblico per il ruolo di Melina, la cameriera esuberante della fiction di Rai Uno Un medico in famiglia, che l’ha resa popolare e amatissima dal pubblico. Negli ultimi anni ha interpretato Isabella Veneziani nella soap Un posto al sole, aggiungendo un nuovo tassello al suo percorso artistico sul piccolo schermo. Il debutto televisivo risale agli anni Novanta con la conduzione del programma per ragazzi Big e con la partecipazione a Macao di Gianni Boncompagni, dove ha dato vita al personaggio di Nunziah, “con l’h”. Nel 1993 è stata tra i fondatori del “Locale” di Vicolo del Fico, uno spazio che divenne punto di riferimento per artisti e musicisti emergenti. Al cinema ha esordito in ruoli originali e sorprendenti, come quello della giapponese Midori nel film di Francesco Apolloni La verità, vi prego, sull’amore, accanto a Pierfrancesco Favino, e ha recitato come protagonista in Quartetto di Salvatore Piscicelli e in Giuliana di Norwich – Tutto sarà bene di Sara Binelli. Di recente ha preso parte al film Cento Cuori di Paolo Damosso, interpretando Madre Marcellina Viganò. Parallelamente alla televisione, ha coltivato con passione la carriera teatrale fin da giovanissima, lavorando con maestri come Gigi Proietti e condividendo il palcoscenico con interpreti quali Marco Giallini, Valerio Mastandrea, Max Tortora e Michela Andreozzi. Dal 2014 porta in scena con Michele La Ginestra la commedia Ti posso spiegare, spettacolo che sarà riproposto nella stagione 2024/2025. Ha affrontato ruoli impegnativi e variegati, dal monologo Cinque donne del Sud di Francesca Zanni, al fianco di Sasà Striano in Dentro la tempesta, fino a produzioni come A cuore aperto e In nome della Madre. Negli ultimi anni ha partecipato a spettacoli come Il più bell’addio, Il sesso di colpa (Reload – 25th Reunion), Famiglia Micidiale e alla fortunata serie teatrale delle Stremate, campione di incassi dal 2015 al 2023. Accanto alla recitazione, Beatrice Fazi ha intrapreso anche il percorso di autrice e conduttrice televisiva. Su TV2000 ha presentato programmi come Per sempre, Beati Voi e La Genesi, e dal 2024 conduce Quel che bolle in pentola. Nel 2015 ha pubblicato con Piemme Mondadori il libro autobiografico Un cuore nuovo, in cui racconta la sua profonda esperienza di conversione, testo che continua a presentare in Italia e all’estero. Nella vita privata è sposata con Pierpaolo Platania ed è madre di quattro figli, Marialucia, Fabio, Giovanni e Maddalena. La sua carriera, segnata da versatilità e costante rinnovamento, unisce comicità e intensità, leggerezza e impegno, rendendola una delle interpreti più poliedriche e amate del panorama artistico italiano.

Cosa sono per te cinema e teatro?

Cinema e teatro rappresentano il sogno che mi ha spinta, appena diciottenne, a lasciare Salerno, la mia città natale, per raggiungere Roma, la città eterna, luogo in cui certamente avrei avuto più possibilità di realizzarlo. 

Qual è stato il ruolo che ti ha messo maggiormente alla prova, tra teatro, cinema e televisione?

Il ruolo, anzi, i ruoli che più mi hanno messo alla prova nel mio percorso attoriale sono le Cinque donne del Sud dell’omonimo spettacolo scritto per me da Francesca Romana Zanni e che porterò di nuovo in scena, il 28 novembre 2025, all’ Auditorium della Conciliazione a Roma. È un spettacolo in cui sono sola in scena e interpreto tutti i personaggi. Nell’arco di 100 anni, si narra la storia familiare, tutta al femminile, di cinque madri/ figlie partendo dalla capostipite Crocefissa Gargiulo originaria di Doglie, frazione di Roccadaspide, nel Cilento, passando per Onda che emigra in America, Libertà che partecipa a Woodstock, Mia che vive nella Milano da bere e finendo con Nirvana, sedicenne trapiantata a Roma nell’era digitale. Su una scena scarna, con un baule al centro, ma arricchita da proiezioni e musica, le cinque protagoniste, con l’incursione di altri personaggi minori ma ugualmente significativi, si avvicendano ciascuna con il proprio dialetto e i propri costumi (di Fabrizia Migliarotti) attraverso le varie epoche, in un fluire senza interruzioni di grandi emozioni e comicità. È stata la più difficile e stimolante prova che abbia affrontato nell’arco della mia carriera, e con la sapiente regia della stessa Zanni, abbiamo raccolto uno straordinario gradimento del pubblico che continua a chiederci in tutta Italia di rappresentare questo piccolo gioiello. 

C’è un personaggio che ti è rimasto nel cuore più degli altri e che vorresti interpretare di nuovo?

Il personaggio che mi è rimasto nel cuore e a cui sono immensamente grata per la popolarità che mi ha donato è sicuramente Melina. Lino Banfi sta chiedendo a gran voce il ritorno di Un Medico in Famiglia e, confesso, piacerebbe anche a me. 

In che modo la tua esperienza di scrittrice con Un cuore nuovo ha influenzato il tuo percorso artistico e personale?

L’uscita del mio libro Un cuore nuovo ha segnato l’inizio di una sorta di carriera parallela. Dopo 10 anni dalla sua prima pubblicazione con Piemme, il libro è stato edito nuovamente quest’anno dalla S. Paolo e continuo a girare, non solo in Italia, per presentarlo. C’è un incessante passaparola che mi “costringe” a tenere, in media, una trentina di incontri l’anno. La presentazione si è strutturata, nel tempo, in una sorta di monologo in cui racconto la storia della mia vita, tra lacrime di commozione e rumorose risate. È bello, poi, rispondere alle domande delle persone che intervengono, soprattutto i giovani, a cui cerco di infondere un po’ di speranza e fiducia in sé stessi. Torno sempre a casa molto felice. C’è uno scambio sincero che lascia un segno, sempre. 

Quale differenza percepisci tra il rapporto con il pubblico in teatro e quello attraverso la televisione?

L’emozione che regala la performance teatrale è impagabile e non si può mettere a paragone con la tv. Lo spettacolo dal vivo è un evento unico e irripetibile e si ha un feedback immediato, uno scambio reciproco con il pubblico che è quasi inebriante. È molto più impegnativo ma la soddisfazione di sentirli trattenere il respiro, ridere, applaudire, non ha eguali. Pur recitando lo stesso testo ogni sera, ogni volta lo spettacolo è diverso, e puoi continuare a lavorare su te stesso in cerca della perfezione o solo di un’emozione che abbia un altro colore. Artigianato puro! Grande divertimento! 

Hai un progetto futuro, magari un ruolo o un genere, che sogni di realizzare e che non hai ancora affrontato?

In futuro mi piacerebbe tornare al Cinema, in cui ho lavorato molto poco. Soprattutto per partecipare ai festival e sfatare il mito che esista una lobby. Trovo normale che si tenda a non cambiare le squadre vincenti, e che si creino naturalmente dei rapporti di consuetudine. Tuttavia esiste sempre la possibilità di forzare quei cerchi che sembrano chiusi. Arrivano sempre delle occasioni nella vita. Io aspetto di vincere, con la maturità, il premio come miglior attrice. Anche non protagonista.

Quanto conta per te la comicità nel tuo lavoro e quanto invece cerchi di esplorare registri più drammatici?

Sono naturalmente portata a sperimentare registri brillanti ma ho avuto il dono di interpretare con soddisfazione anche ruoli drammatici. Trovo più facile, però, far ridere, per una connaturata propensione all’autoironia che ho spontaneamente sviluppato per esigenze di sopravvivenza fin dalla tenera età. Diciamo che spesso gli attori sono pigri e il registro brillante è un po’ la mia comfort zone. Ma con l’esperienza sono diventata molto duttile e mi piace molto farmi dirigere da registi di cui mi fido per suonare nuove corde di questo sgangherato strumento che sono. 

Tra i tanti artisti con cui hai lavorato, c’è stato un incontro che ti ha segnato in maniera particolare?

Ho lavorato soltanto una volta con Gigi Proietti. Lo spettacolo era Il dramma della gelosia, eravamo in tournée all’Augusteo a Napoli. È stato un vero privilegio essere diretta da lui. Credo di aver imparato tanto, non solo in scena: dopo lo spettacolo, a cena con lui, avveniva sempre qualcosa di straordinario. Aneddoti, citazioni, veri e propri pezzi di repertorio che sciorinava con una maestria senza precedenti. Era favoloso poterlo ascoltare e abbeverarsi a una fonte di così grande talento. 

Descriviti in tre parole.

Entusiasta, affidabile, materna.

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