CRISTINA STELLINI

CRISTINA STELLINI

Cristina è un’artista e insegnante originaria di Busto Arsizio. Fin da bambina ha coltivato una passione profonda per il disegno, vissuto come un rifugio intimo e liberatorio, un modo per esprimersi al di là delle parole e superare le difficoltà dei rapporti umani. Parallelamente a un percorso di studi umanistici, che l’ha portata a diplomarsi all’Istituto magistrale e laurearsi in Lettere moderne, ha continuato a dedicarsi alla pittura come autodidatta. Oggi insegna letteratura italiana e storia presso il Liceo Artistico della sua città, dove coniuga la sua formazione umanistica con la vocazione per l’arte visiva. La sua pittura trae spesso ispirazione da testi poetici, fondendo linguaggi differenti in una ricerca espressiva coerente e personale. Negli ultimi anni ha iniziato a esporre pubblicamente il proprio lavoro, partecipando a mostre e rassegne d’arte. Attualmente è coinvolta in un tour intercontinentale in cinque tappe, partito dalla World Art Dubai e destinato a concludersi a Venezia. A giugno 2025 ha preso parte al Premio Giotto con una videoesposizione a Palazzo Borghese e, a settembre, realizzerà la sua prima mostra personale presso la Galleria Boragno di Busto Arsizio.

Cos’è per te l’arte?

L’arte per me è il superamento del razionale, degli schemi imposti dalla società, della realtà stessa colta in superficie. E’ autenticità, libero fluire di stati ed è anche ribellione nei confronti delle gabbie culturali che spesso ci schiacciano. Tutto questo per me è “bellezza”.

In che modo l’esperienza dell’infanzia continua a nutrire oggi la tua espressione artistica?

L’esperienza dell’infanzia ancora oggi nutre la mia irrefrenabile voglia di dipingere sia sul piano sensoriale _ resto ancora rapita dalle sensazioni tattili, olfattive e visive dei colori caleidoscopici, come multiformi e magiche metamorfosi della realtà che mi circondava _ sia sul piano psicologico _ come necessità di evadere in solitudine dalla realtà oggettiva, per tuffarmi in un mondo ideale, nel quale tutto può accadere. 

La scrittura e la pittura si incontrano spesso nel tuo lavoro: c’è mai stato un momento in cui una delle due ha preso il sopravvento sull’altra?

Sì, a volte l’ispirazione parte dalla parola magica della poesia, dal suo potere evocativo miracoloso. Da lì nasce un’illuminazione, come fosse una visione che, poi, dà forme e colori all’opera. Altre volte nascono prima le immagini e, successivamente, le associo in modo immediato e intuitivo a poesie incise nella mia mente e sempre capaci di emozionarmi. Un esempio: “In me 500 000 voci di donne” è un’opera nata dalla poesia, potente e suggestiva, mentre “Bali” è nata dal legame viscerale con l’isola indonesiana e, successivamente, in corso d’opera l’ho associata agli indimenticabili versi di Baudelaire: “Profumo esotico”. 

Cosa cerchi quando dipingi ispirandoti a testi poetici: un dialogo con l’autore, una traduzione visiva del linguaggio, o qualcos’altro?

Mi piace la simultaneità di forme espressive. Non mi piace citare i futuristi, per via delle loro posizioni ideologiche e politiche, ma della loro arte apprezzo la capacità di rompere gli schemi tradizionali unendo diverse forme espressive nella stessa opera, come fosse una sinestesia irrazionale e, per questo, libera. Forse cerco questa libertà, forse semplicemente associo in modo intuitivo due espressioni artistiche che generano immagini poetiche, l’una con la parola pura, evocativa, l’altra con forme e colori. Ecco perché mi si addice la rappresentazione astratta o semi astratta: lascia spazio alla libera associazione e all’immaginazione diversa in ognuno di noi. 

Com’è cambiato il tuo rapporto con l’arte nel passaggio da un’attività privata a un’esposizione pubblica?

Ora mi chiedo se l’opera possa piacere, ma non mi lascio condizionare più di tanto. Dipingo sempre solo ciò che ho dentro. Quindi forse ha solo cambiato il mio approccio con i  social media e ha intensificato le mie relazioni umane con chi condivide con me questa passione. Quest’ultimo aspetto mi piace molto. 

Insegnare in un Liceo Artistico ha influenzato la tua produzione artistica? Se sì, in che modo?

Sì, molto. Il liceo artistico è la scuola che mi sarebbe piaciuto frequentare. Ora sono qui da insegnante e questa per me è una grande opportunità. Vedo nelle mie alunne e nei miei alunni la passione per il disegno che io avevo alla loro età e li comprendo, mi immedesimo in loro, nel loro avere sempre la testa tra le nuvole, nel loro disegnare continuamente, immersi nei loro pensieri. Li capisco perché così ero io. Ma c’è di più: posso coinvolgerli in quello che faccio. Le alunne e gli alunni del teatrale hanno declamato per me testi poetici che, con il loro consenso, utilizzo per realizzare dei reel nei quali la parola magica della poesia si fonde con le immagini dei dipinti. Le loro voci sono magiche. Questo mi dà l’opportunità di proporre un approccio meno scolastico alla poesia e di rendere note bellissime poesie scritte da donne che non sono contemplate nei testi scolastici, ancora quasi totalmente declinati al maschile, purtroppo. 

Quali sono le emozioni o i pensieri che più spesso ti spingono a dipingere?

A volte l’ispirazione è più emotiva, come nel caso di dipinti ispirati alla Natura, ultima occasione per ritrovare se stessi in modo autentico; altre volte sono spinta da motivi legati ad urgenze socio-culturali: è il caso di dipinti che danno voce alla condizione della donna nella società e sono spesso ispirate alle poesie ironiche, pungenti e sarcastiche di Patrizia Cavalli, Dorothy Parker o di Rupi Kaur.

Partecipare a un tour intercontinentale ti ha aperto a nuovi stimoli? C’è stato un luogo o un incontro particolarmente significativo?

E’ stato il mio primo ingresso nel mondo dell’arte. Ho conosciuto altre artiste e ho riempito gli occhi di tante differenti forme espressive. Un luogo che mi ha coinvolta particolarmente è stato Palazzo Borghese a Firenze. Qui l’ambiente più ristretto e l’attenzione ad ogni singola/o artista mi ha fatto sentire maggiormente il potere della condivisione. 

Cosa speri che resti al pubblico dopo aver osservato una tua opera?

Spero che le mie opere suscitino emozioni positive, diano benessere alla vista, comunichino gioia di vivere attraverso i colori, ma mi piacerebbe anche che alcune mie opere contribuissero, seppur in minima parte, a realizzare quei cambiamenti che immagini e parole possono concretizzare attraverso il loro potere di plasmare la realtà e renderla migliore, quando vengono scelte con questo scopo. 

Descriviti in tre colori.

Rosso magenta, viola ametista, blu cobalto. 

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