Un artista che modella la plastica con la fiamma viva, trasformandola in pittura e scultura. Un linguaggio materico e visivo radicale, nato da un’urgenza interiore e da un gesto istintivo. Questo è Devid Biscontini.
Una vocazione nata dal fare
Cresciuto tra artigianato e materia – il ferro del padre, la ceramica della madre – Devid ha da sempre avuto confidenza con il “fare”. Prima fabbro, poi esploratore di materiali: legno, plexiglass, alluminio… Ma è con il film plastico colorato che arriva la svolta. Quella plastica industriale, apparentemente fredda e inorganica, diventa il cuore pulsante del suo processo creativo.
“Non ho scelto io la plastica. È come se fosse lei ad aver scelto me”, racconta.
L’arte come combustione
Il processo è alchemico: strati di pellicole colorate vengono fusi, cauterizzati, bruciati, modellati con cannello a fiamma viva e phon ad alta temperatura. Il risultato? Immagini che sembrano dipinte, ma che nascono dalla plastica stessa.
“Non dipingo su plastica. È la plastica che diventa pittura.”
Ogni opera è unica, ogni gesto irreversibile. Nessuna correzione possibile. Il rischio è parte integrante della creazione.
Un trompe-l’œil che si rivela
Il suo stile gioca con l’illusione, ma non per ingannare. Biscontini parla di un “falso trompe-l’œil”: un gioco dichiarato, un invito a guardare meglio. Le sue superfici vibrano, si aprono, si stratificano, trasformando un materiale banale in esperienza visiva. Colori primari, forme quadrate, contrasti forti: scelte istintive, quasi viscerali. L’arte non si studia, si scopre. E si rischia.
La figura femminile come potenza
Nella sua produzione scultorea, Devid ritrae solo figure femminili. Donne forti, fiere, al limite dello sfrontato. Opere come “Atlante”, “Matsu”, “Inanna/Ishtar” raccontano archetipi potenti, reinterpretati in chiave contemporanea.
“Mi interessa la forza globale dell’immagine femminile, non solo l’estetica.”
Un artista fuori dal sistema
Biscontini non proviene da scuole d’arte, non cerca gallerie “per status”. È un autodidatta che ha trasformato la sua ricerca personale in un linguaggio visivo autonomo, fuori dai canoni ma perfettamente dentro il presente.
“Quando un artista trova il suo materiale, trova la sua libertà.”
Sperimenta, rischia, gioca. E invita chi guarda a fare lo stesso. A entrare in risonanza con l’opera, senza sovrastrutture.
L’arte come gioco serio
C’è una parte ludica nel lavoro di Devid, un entusiasmo bambino per la scoperta, lo stupore, il confronto con chi osserva.
“La soddisfazione più grande? Vedere la sorpresa negli occhi di chi guarda.”
Anche per questo la condivisione è fondamentale: incontri, fiere, social. La sua pagina Instagram (@devid.artplast) è uno dei canali con cui dialoga direttamente con pubblico e addetti ai lavori.
Una voce nuova, radicale, necessaria
Devid Biscontini non ha bisogno di proclami. La sua opera parla con il calore della materia trasformata, con la forza dell’intuizione, con la libertà di chi non deve chiedere permesso per esistere.
In un mondo dove la plastica è scarto, lui la rende arte. Dove l’arte è sistema, lui la rende gesto. Dove il gesto è fragile, lui lo rende fuoco.
L’intervista QUI.


