Dilara, nata e cresciuta in Turchia, Dilara Dolmacı ha completato gli studi universitari presso il Dipartimento di Economia Aziendale nel 2018. Dolmacı, appassionata di disegno fin da bambina e desiderosa di migliorarsi in questo campo, ha mosso il primo passo del suo percorso artistico professionale ricevendo una formazione tecnica in ritrattistica da istruttori esperti del settore presso il Dipartimento di Educazione Artistica dell’Università di Çukurova. Durante questo viaggio inaugura la sua prima mostra personale intitolata “Bianco e Nero” e partecipa con le sue opere a numerose mostre collettive. L’artista attribuisce grande importanza anche ai progetti di responsabilità sociale: nell’ambito del progetto “Diamo speranza ai bambini con l’arte”, realizza volontariamente ritratti di studenti che studiano nelle scuole delle regioni svantaggiate della Turchia, insieme a un gruppo di artisti. Dilara Dolmacı continua a realizzare opere d’arte nel suo studio, utilizzando principalmente la tecnica del carboncino, ma lavora anche con tecniche come la pittura a olio e acrilica. Si interessa anche all’arte della resina come hobby.
Cos’è per te l’arte?
L’arte, concettualmente, è la libertà di esprimere sé stessi nel miglior modo possibile. Partendo da questa libertà, posso dire che mi piace danzare con le linee.
In che modo la tua formazione in economia aziendale ha influenzato, se lo ha fatto, il tuo percorso artistico?
La formazione in economia aziendale non solo mi ha insegnato a creare arte, ma anche a presentarla e gestirla correttamente. Grazie a questo, sto facendo progredire il mio viaggio artistico in modo più pianificato e sostenibile.
Cosa ti ha spinta a scegliere il carboncino come tecnica principale per esprimere la tua visione?
I ritratti che creo richiedono l’espressione più pura e incisiva dei sentimenti e delle emozioni, e la tecnica del carboncino mi consente di ottenere proprio questo. In particolare, il carboncino, con il suo forte contrasto e la sua ricca texture, è diventato lo strumento ideale per rendere visibili le profondità interiori.
La tua prima mostra si intitolava Bianco e Nero: cosa rappresentano per te questi due estremi?
‘Nero e Bianco’ rappresentava la semplicità dei toni che uso, ma anche il mio desiderio di raccontare, attraverso i ritratti, le emozioni contrastanti della vita.
Come nasce l’idea di trasformare l’arte in uno strumento di speranza per i bambini delle regioni svantaggiate?
Crediamo che l’arte non solo trasformi le emozioni, ma possa anche cambiare le vite. Questa idea ha preso forma nel momento in cui, visitando una scuola in un villaggio, abbiamo visto negli occhi dei bambini la prima scintilla di passione per l’arte. Insieme a un gruppo di artisti, stiamo lavorando su un progetto che mira a portare l’arte come strumento di speranza ed espressione nei bambini delle zone svantaggiate. Attraverso i laboratori nelle scuole, offriamo loro l’opportunità di esprimersi tramite la pittura e cerchiamo di aprire loro le porte di un mondo diverso. Dal momento in cui ho conosciuto questo progetto, mi sono profondamente legata all’idea di trasformare l’arte in un mezzo per il bene sociale.
Quali emozioni provi quando realizzi un ritratto, e come scegli i soggetti da ritrarre?
Per me, disegnare un ritratto non è solo riprodurre un volto su carta; ogni disegno è un viaggio alla scoperta del mondo interiore di un personaggio, un tentativo di catturare le emozioni negli sguardi. Per questo, scelgo spesso soggetti con lineamenti caratteristici ed espressioni che raccontano una storia. Uso la carta di giornale in modo consapevole, poiché non solo porta con sé tracce del passato e del presente, ma aggiunge anche uno strato di significato e un’estetica unica a ciascun ritratto. Questa tecnica arricchisce il mio stile, offrendo una nuova interpretazione del classico ritratto a matita.
Lavori anche con olio, acrilico e resina: cosa cerchi in ogni medium e come decidi quale usare?
Pur lavorando principalmente con il carboncino, a volte sento il bisogno di diversificare le tecniche. In questi casi, l’olio e l’acrilico diventano mezzi alternativi che mi permettono di esprimere i miei sentimenti in modo più colorato e libero. La resina, invece, la utilizzo principalmente come hobby, combinando la mia passione per la natura con l’arte, creando oggetti unici con fiori e piante. Ogni materiale mi offre una modalità espressiva diversa e la mia scelta dipende dall’umore e dall’emozione che voglio trasmettere in quel momento.
C’è un momento preciso in cui hai capito che il disegno sarebbe diventato la tua strada?
Non è stato un momento preciso, ma fin da bambina la mano andava inconsciamente verso una matita. Col tempo, disegnare è diventato non solo un passatempo, ma il mio modo più naturale di esprimermi. Quando le parole non bastano più, sono le linee a parlare, e ho capito che non era solo un interesse, ma la mia strada.
In quali direzioni vorresti che evolvesse il tuo lavoro nei prossimi anni?
Nei prossimi anni, desidero che la mia arte raggiunga un pubblico più ampio e abbia un impatto emotivo ancora più forte. Continuerò a raccontare storie umane attraverso i ritratti, mentre amplierò il mio campo espressivo includendo nuovi materiali e tecniche. Inoltre, voglio contribuire maggiormente a progetti artistici che abbiano un impatto sociale, creando un percorso che possa ispirare e lasciare un segno.
Descriviti in tre colori.
Il nero, con la sua semplicità e profondità, rappresenta al meglio la mia essenza; mi aiuta a esprimere le emozioni più pure nei miei ritratti a matita. Il bianco rappresenta la libertà espressiva, la chiarezza con cui inizio ogni disegno. Il tono della terra (come il marrone o il terracotta) riflette il mio amore per la natura, la sincerità e la semplicità che porto nelle mie opere.








