ELENA SARTI

ELENA SARTI

Elena, nata il 24 ottobre 1982, si avvicina alla musica all’età di quattordici anni, iniziando a scrivere canzoni e a esibirsi con un gruppo pop-rock nei locali. Pur essendo autodidatta, la passione per il canto non l’ha mai abbandonata, nemmeno dopo la breve pausa dovuta alla nascita dei figli. La musica è tornata nella sua vita attraverso la famiglia, con cui ha dato vita al progetto Vintage People, portando avanti concerti ed eventi e successivamente spettacoli teatrali che univano cover e narrazione, tra cui uno dedicato al Chelsea Hotel e uno alla Motown Records, scritto dal padre e realizzato anche dopo la sua scomparsa come tributo alla sua memoria. Per affrontare quella sfida ha intrapreso lo studio del canto con Riccardo Stopponi e ha fondato, insieme a Marco Casavola, il trio acustico Ménage à Trois, con cui ha pubblicato un EP e continua a esibirsi in eventi e locali. La sua carriera musicale si muove dunque tra passione, legami familiari e continua ricerca espressiva. Parallelamente, dopo quasi dieci anni come shop manager in uno studio di tatuaggi, ha deciso di intraprendere il percorso come piercer, trasformando la sua esperienza in una nuova professione. Ha aperto la partita IVA nel giorno dell’anniversario della morte del padre, come segno di continuità e omaggio al suo insegnamento. Nel suo lavoro unisce tecnica e sensibilità, trasformando ogni piercing in un incontro autentico, arricchito dalle pratiche olistiche e dalle conoscenze energetiche acquisite negli anni. Oggi porta avanti con dedizione questo doppio cammino, tra musica e piercing, custodendo la memoria del padre e la spinta a costruire nuovi progetti. In entrambe le strade che percorre, mette al centro la stessa convinzione: dare sempre tutta se stessa.

Cosa sono per te l’arte e la musica?

Sono espressioni di sé. In arte e in musica viene fuori l’essenza di una persona: ciò che arriva è autentico e senza filtri.

Qual è stato il momento in cui hai sentito con più forza che la musica era parte insostituibile della tua vita?

Sono cresciuta con una nonna che suonava il piano e cantava lirica, e con i miei genitori che la sera, prima di andare a letto, suonavano insieme: mio padre con la chitarra e mia madre con la voce. La musica, quindi, è nata con me. A 12 anni sono stata vittima di un’aggressione. In quel momento, immobilizzata, ho provato a urlare, ma non è uscito nessun suono. Non ne ho parlato con nessuno per due anni, e poi ho iniziato a cantare: da lì la voce e la musica sono diventate il mio modo per esprimere ogni emozione. Per me cantare significa dare forma a ciò che sono e a ciò che sento nella profondità dell’anima.

In che modo la figura di tuo padre continua a influenzare sia la tua musica che il tuo lavoro come piercer? E cosa vorresti dirgli che non gli hai ancora detto?

Mio padre mi ha sempre sostenuta e spinta in ogni mia passione o progetto, anche quando non li condivideva del tutto. Durante la pausa dalla musica mi ha incoraggiata a ricominciare con i Vintage People e mi ha sempre mostrato quanto fosse orgoglioso di me. Quando stava male, in ospedale, mi inviò una versione di What’s the Matter with the Mill, dicendomi che gli sarebbe piaciuto sentirla da me. Purtroppo non ha fatto in tempo, ma è uno dei brani presenti nell’EP dei Ménage a Trois. Anche rispetto al piercing mi ha sempre sostenuta, pur avendo un’idea diversa per il mio futuro. Il modo in cui lavoro è influenzato dal suo esempio, anche da prima che entrassi nel mondo del tatuaggio e del piercing, quando lavoravamo insieme. C’è un progetto a cui sto lavorando che è profondamente legato a lui, ed è una delle cose di cui mi piacerebbe potergli parlare. Ma in realtà i momenti in cui sento il bisogno di un confronto con lui sono tanti. Avevamo l’abitudine di cenare insieme, solo io e lui, per scambiarci idee e fare il punto. Mi mancano molto quelle cene, e ci sono tante cose su cui vorrei ancora ascoltare il suo punto di vista.

Cosa ti ha insegnato il percorso da autodidatta prima di iniziare lo studio tecnico del canto?

Mi ha insegnato ad ascoltare il mio corpo e a riconoscere e gestire molti dei miei limiti, sia fisici che emotivi. Da adolescente ho avuto dei noduli alle corde vocali, causati da un uso scorretto della voce. Dopo la rieducazione vocale ho capito quanto fosse importante prestare attenzione e prendermi cura del mio strumento.

Qual è l’emozione che cerchi di trasmettere con i Vintage People e quale invece con il trio acustico Ménage à Trois?

I Vintage People sono un gruppo fondato da mio babbo. La maggior parte dei componenti sono familiari e gli altri sono una famiglia acquisita. Con loro c’è un senso di casa e di intesa reciproca che credo arrivi anche a chi ci ascolta. Quando suoniamo insieme è come se ci abbracciassimo tutti.
Con i Ménage à Trois invece ogni volta che suoniamo è come se facessimo l’amore. Con Riccardo e Marco abbiamo costruito un legame intimo e armonico, oltre che un grande rispetto musicale e umano.

Come riesci a mantenere in equilibrio i due mondi, quello artistico-musicale e quello professionale legato al piercing?

Non sempre è facile, ma la gestione autonoma dell’agenda da piercer mi permette di organizzare serate e prove senza troppi intoppi. Per fortuna i due mondi hanno orari che si incastrano abbastanza bene.

Che significato hanno per te le pratiche olistiche integrate nel tuo lavoro con le persone che si affidano a te?

Da quando mi sono avvicinata a queste pratiche mi è sempre più chiaro che non sono tecniche da usare in momenti specifici, ma parti integranti di me. Per questo, quando mi relaziono con le persone (non solo nel lavoro), viene naturale “sentire” e comportarsi di conseguenza.

Se dovessi descrivere con un’immagine il legame tra musica e piercing nel tuo percorso, quale sceglieresti?

Il filo conduttore sono le emozioni e le persone. Dico sempre che il mio lavoro non è “fare piercing”, ma trasformare emozioni: le persone entrano con ansia e paura ed escono serene e piene di gioia. Con la musica succede lo stesso: il mio obiettivo è che chi ci ascolta possa emozionarsi. Se dovessi tradurlo in un’immagine, sarebbe il mare: capace di essere tempesta e calma, forza e pace, proprio come le emozioni che vivo e condivido.

Quali progetti futuri senti più urgenti da realizzare e cosa rappresentano per te sul piano personale ed emotivo?

C’è un progetto a cui sto lavorando da anni, ma non mi sento ancora di rivelarlo: ho bisogno che la mia energia resti concentrata sulla realizzazione. Forse c’è anche un po’ di scaramanzia. Spero però di essere vicina al traguardo e, quando sarà il momento, lo renderò pubblico. Ad ogni modo, per me l’evoluzione personale è fondamentale e sempre in divenire. Cerco continuamente di crescere, sia a livello umano che professionale, rispettando i miei tempi e le possibilità che ho nel momento presente.

Come vivi il momento del palco rispetto al momento intimo e silenzioso di un piercing?

In entrambi i casi provo “ansia da prestazione”, perché desidero fare le cose al meglio. Ma sia sul palco che durante un piercing, una volta dentro il flusso, arriva un senso profondo di pace e appagamento che mi fa stare bene.

Cosa significa per te “dare sempre tutta te stessa” e in che modo si riflette nelle tue scelte artistiche e professionali?

Per me significa mettermi a servizio dell’altro e dare il meglio secondo le mie possibilità. A volte vuol dire anche riconoscere i miei limiti ed imparare a dire di no se dovessi avere dubbi o non sentirmi all’altezza.

Descriviti in tre parole.

Empatica, diretta, vera.

1 Comment

  1. Itaiata Jose de sá

    Una grande artista
    Completa con la simpatia voce
    talento unico
    Complimenti x la bellissima storia

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