Emanuela, classe 1982, è un’artista poliedrica con una formazione in Grafica Pubblicitaria, approfondita da studi in Storia dell’Arte e Fotografia, sia analogica che digitale. Il suo linguaggio creativo si muove con naturalezza tra la fotografia, il disegno a mano libera e la poesia, che spesso accompagna e completa le sue opere, creando un dialogo profondo tra immagine e parola. La sua produzione artistica è fortemente introspettiva e orientata verso una dimensione onirica e surreale. Ogni lavoro nasce dall’urgenza di condurre lo spettatore oltre la realtà conosciuta, verso territori ignoti e invisibili, ma autentici, perché radicati nell’anima. Le sue opere mirano a suscitare emozioni nascoste, a risvegliare nel pubblico una consapevolezza profonda e inattesa, come uno specchio interiore che riflette ciò che spesso non si osa guardare. Guidata da una sensibilità spiccata e da un’empatia naturale, Emanuela trasforma il suo sentire in visioni che si nutrono di passione e di un immaginario astratto e irreale. La sua arte è una forma di espressione dell’Io più intimo, un cuore pulsante che vibra attraverso ogni tratto e parola. Ha ricevuto importanti riconoscimenti, tra cui il titolo di “Artista dell’anno 2022” a Bruxelles dalla Fondazione Effetto Arte e ArtNow, e il primo premio al Master of Art “Caravaggio” 2023 presso la ArtExpò Gallery di Bergamo. Le sue opere sono state esposte in spazi prestigiosi, come l’Espace Art Gallery, testimoniando un percorso artistico autentico e in continua evoluzione.
Cos’è per te l’arte?
L’arte, per me, è la vera realtà che vivo. È la madre che mi ha dato la vita e, al tempo stesso, l’ha donata alla vita stessa, affinché potessi esprimere quella parte invisibile che non si vede e non si sente. Solo a pochi è concesso il raro dono di possedere occhi in grado di vedere oltre il velo che separa questo mondo da una vastità di altri esistenti. Credo fermamente che l’arte e l’artista siano il tramite tra questa realtà e le molte altre che esistono.
Qual è stata la prima forma d’arte che hai sentito davvero tua: la fotografia, il disegno o la poesia?
La prima forma d’arte che ho sentito davvero mia è stata il disegno.
In che modo scrivere poesie ti aiuta a completare o dare voce alle tue opere visive?
Scrivere poesie dà voce alle mie opere visive. La poesia nasce sempre in modo improvviso, subito dopo aver creato un’opera: la scrivo di getto, come se l’opera stessa mi parlasse in quel preciso momento. È un dialogo intimo tra me e lei, da cui nasce poi la poesia, come riflesso del nostro incontro interiore.
Quando crei, segui un’intuizione improvvisa o parti da un’idea già chiara dentro di te?
Ogni mia creazione artistica nasce da un’intuizione improvvisa. Potrei definirla un vero e proprio “essere posseduti” da qualcosa di magico e invisibile che prende forma attraverso di me: io ne sono solo il tramite.
Cosa significa per te rappresentare “l’oltre” e “l’ignoto”? È un’esplorazione personale o una guida per chi osserva?
Rappresentare l’oltre e l’ignoto significa intraprendere una costante ricerca del senso profondo della vita e dell’essere umano. È, in parte, un’esplorazione personale, ma anche un dono per l’osservatore. L’intento è che ognuno possa interpretare l’opera secondo la propria sensibilità e trovare, attraverso essa, risposte interiori. Una volta creata, un’opera non appartiene più solo al suo autore, ma anche al mondo. È giusto che ognuno possa viverla con la propria visione e il proprio sentire, indipendentemente da quello dell’artista.
Come reagisce il pubblico di fronte alle tue visioni surreali e intime? Hai mai ricevuto commenti che ti hanno sorpresa?
Credo che il pubblico venga catturato e coinvolto dalle mie visioni surreali e intime. Spesso rimangono ammaliati, a volte turbati, per ciò che le opere risvegliano in loro: emozioni profonde e sentimenti personali. Uno dei commenti più belli che ho ricevuto è stato: “Guardando le tue opere, mi sono sentito come tornato a casa, nel mio essere più intimo”. Per me è stato motivo di profonda gratitudine, perché la casa è il luogo in cui ci si sente al sicuro, dove si può essere sé stessi.
C’è un’opera che senti particolarmente vicina al tuo io profondo? Perché?
Sento particolarmente vicini i miei disegni a mano libera, di cui parlo e mostro poco. È una parte del mio essere artistico poco conosciuta, ma è lì che esisto davvero. Sono rappresentazioni autentiche di me stessa, il mio mondo segreto nascosto. Lì mi rifugio.
Come si alimenta la tua empatia nella creazione artistica? Deriva più dall’osservazione del mondo o dall’ascolto interiore?
La mia empatia nasce dalla mia estrema sensibilità e da un vissuto segnato dal dolore. La sofferenza ha avuto un impatto profondo nella mia vita, ma l’ho sempre percepita come qualcosa di costruttivo. Anche nei momenti più difficili, ho cercato di vedere la bellezza della vita. L’empatia nasce quindi dall’osservazione del mondo, che si riflette inevitabilmente in un ascolto interiore. Sono una persona curiosa, assetata di vita e di conoscenza.
Hai dei rituali o momenti particolari che dedichi alla creazione?
Il mio rituale, se così si può chiamare, è parlare alla luna. È la mia confidente, conosce ogni mio segreto. Il momento creativo per eccellenza è la notte: nel silenzio assoluto, quando il mondo tace, le mie opere prendono vita.
C’è un’artista o una corrente che ha influenzato il tuo immaginario o ti consideri libera da riferimenti?
Mi sento un’artista libera da riferimenti diretti, ma sento di appartenere al Surrealismo come movimento. Gli artisti che porto nel cuore sono Frida Kahlo e Andy Warhol. Nella poesia, Emily Dickinson, Alda Merini e Alejandra Pizarnik.
Qual è per te il confine tra sogno e realtà nell’arte? E quanto è importante mantenerlo sfumato?
Per citare la mia amata Frida: “Non far caso a me. Io vengo da un altro pianeta. Io vedo orizzonti dove tu disegni confini.” Per me, non esistono confini. Il sogno e la realtà convivono, si intrecciano, si alimentano a vicenda. Mantenere questo confine sfumato è fondamentale per l’arte.
Descriviti in tre colori.
Nero: eleganza, potere, mistero, fascino.
Rosso: passione ardente, amore, follia, il divino.
Rosa: la mia parte romantica e sognatrice.





