Federica, conosciuta come Rasty, è un’artista e performer che unisce ironia, autenticità e creatività. Il suo nome d’arte nasce dai due rasta che porta dall’adolescenza, simboli di libertà e resistenza ai giudizi, e riflette il suo spirito solare e ribelle. La sua relazione con l’arte inizia da bambina, tra fumetti disegnati con il fratello e letture di manga giapponesi che alimentavano la fantasia, per poi svilupparsi al liceo artistico e all’Accademia di Belle Arti di Roma, dove ha affinato il suo linguaggio visivo. Nei suoi lavori affronta temi come identità, maschere e tempo, spesso legati a esperienze personali, come il bullismo vissuto in adolescenza, che l’ha portata a riscoprirsi e affermarsi attraverso la pittura. Il suo approccio all’arte è concreto e imperfetto: per lei conta mostrare il processo creativo, le mani sporche di colore e la realtà dietro le opere, in contrapposizione alla perfezione costruita dei social. Accanto alla pittura, che realizza su tela, tessuti e magliette, Rasty ha trovato nei social un canale per raccontare con leggerezza e ironia la vita dell’artista, condividendo esperienze comuni con l’obiettivo di far sorridere e avvicinare il pubblico all’arte. Dal 2020 i suoi contenuti video hanno reso la sua poetica accessibile e diretta, come una chiacchiera informale che parla di creatività e quotidianità. Da oltre un anno lavora anche con i bambini, un’esperienza che le permette di riscoprire ogni giorno la meraviglia e la curiosità, elementi che guidano la sua ricerca artistica e il suo percorso come educatrice e studentessa di Scienze dell’Educazione.
Cos’è per te l’arte?
L’arte per me è uno specchio e allo stesso tempo un rifugio. È la possibilità di trasformare ciò che vivo, anche le ferite, in immagini e linguaggi che parlano agli altri. È un modo per sentirmi autentica.
Qual è stato il momento in cui hai capito che l’arte sarebbe stata la tua strada?
Quando mi sono resa conto che davanti a una tela riuscivo ad esprimere parti di me che non trovavano spazio altrove. È stato come riconoscermi per la prima volta.
In che modo le esperienze di bullismo hanno influenzato i temi che esplori nelle tue opere?
Mi hanno portato a interrogarmi molto sul concetto di identità e maschera. Sentirmi diversa mi ha fatto sviluppare una sensibilità particolare verso il tema dell’essere e dell’apparire, del giudizio e dell’autenticità.
Cosa rappresentano per te le maschere e il concetto di identità nella tua ricerca artistica?
Le maschere sono una protezione, ma anche un inganno. Mi interessa esplorare cosa nascondiamo dietro di esse, quanto di noi è vero e quanto invece è costruito. L’identità è fluida e le mie opere cercano di restituire proprio questa tensione.
Come riesci a mantenere un equilibrio tra l’ironia dei tuoi video e la profondità dei tuoi lavori pittorici?
Non le vedo come opposti, ma come due lati della stessa persona. L’ironia mi permette di alleggerire e ridere anche di me stessa, mentre la pittura mi dà la possibilità di andare in profondità. Entrambe sono vere.
Quali differenze noti tra il creare su tela e il portare la tua pittura su tessuti e magliette?
La tela è intima, quasi privata, mentre la maglietta diventa un’opera che cammina tra le persone. È un modo per rendere l’arte più vicina e quotidiana.
Cosa ti ispira maggiormente nella creazione dei tuoi Reel e quanto conta la spontaneità nel tuo linguaggio artistico?
Mi ispira la vita di tutti i giorni, le situazioni buffe, le richieste assurde o i paradossi del mondo dell’arte. La spontaneità è tutto: se forzassi la mano, non sarei io.
Come vivi il rapporto tra arte e imperfezione e perché lo consideri così importante?
Credo che l’imperfezione sia la parte più autentica dell’arte, quella che permette di sentire davvero un’opera. È la crepa attraverso cui passa la verità.
Qual è stata la reazione più significativa che hai ricevuto dal pubblico riguardo ai tuoi contenuti ironici?
Una persona mi ha scritto che, grazie ai miei video, dopo una giornata difficile era riuscita finalmente a ridere. È stato il complimento più bello, perché significa che ho portato leggerezza.
In che modo lavorare con i bambini ha arricchito la tua sensibilità artistica?
I bambini mi hanno insegnato a guardare con occhi semplici, senza filtri. La loro creatività è pura, spontanea, e mi ricorda ogni giorno che l’arte non deve mai perdere la capacità di giocare.
Quali sono i tuoi progetti futuri per continuare a unire arte, educazione e ironia?
Vorrei portare avanti laboratori che uniscano la pittura e la leggerezza dell’ironia, ma anche sviluppare sempre di più i miei contenuti digitali, in cui arte e umorismo si intrecciano.
Descriviti in tre colori.
Blu: la profondità. Rosso: la passione. Giallo: la luce dell’ironia.








