Giancarlo “China”, nato a Cagliari nel 1983, scopre sin da bambino una passione profonda per il disegno, vissuto come rifugio emotivo e strumento di comunicazione. Dopo un’interruzione durante l’adolescenza, nel 2015 riprende in mano la matita, inizialmente per hobby e poi per un’esigenza più profonda di espressione personale. Da autodidatta, si dedica ai ritratti a matita, e solo successivamente, grazie all’incoraggiamento di un amico e a una collaborazione artistica, si avvicina ai colori e ai pennelli, aprendo un nuovo capitolo creativo. Il suo percorso si sviluppa all’insegna della sperimentazione, attraversando ritratti, arte vettoriale a mano libera e pop art. In costante evoluzione, trova ispirazione nel trio pop composto da Warhol, Haring e soprattutto Basquiat, artista che gli rivela un nuovo modo di vivere e comunicare l’arte. In questo universo visivo si sente libero di esplorare tematiche sociali, il disagio e la denuncia, mantenendo però un forte legame con la propria identità e autenticità espressiva. Nel 2022 dà vita al progetto Comunis Homo, personaggio simbolico nato all’indomani della pandemia, con l’intento di trasmettere un messaggio di speranza e positività. Sebbene il suo percorso artistico lo abbia portato a confrontarsi con stili e tecniche diverse, il ritratto rimane il nucleo più intimo e costante della sua produzione, un punto fermo che continua ad accompagnarlo nella sua evoluzione.
Cos’è per te l’arte?
Per me, l’arte è il canale che uso per evadere dalla quotidianità. Mi ci butto dentro per esprimere ciò che sento e provo.
Cosa ti ha spinto a riprendere in mano la matita nel 2015 dopo una lunga pausa?
Nel 2015 ci sono stati dei cambiamenti lavorativi che mi hanno permesso di avere più tempo libero.
In quel periodo ero ispirato a riprendere la matita in mano, ma appena ripreso ho riscontrato alcune difficoltà tecniche che mi hanno spronato a studiare per migliorarmi e a ricercare, negli anni successivi, stili diversi.
In che modo l’incontro con il colore e la pittura ha cambiato il modo di esprimerti artisticamente?
Quando ho ripreso, la mia arte rappresentava esclusivamente ritratti in bianco e nero. Scoprire i colori mi ha permesso di esplorare nuovi orizzonti e di avvicinarmi a stili artistici che aggiungevano dinamismo, vitalità e originalità alla mie opere.
Cosa rappresentava per te il progetto communis homo e quali reazioni hai ricevuto dal pubblico?
Il “Communis Homo” (Com.Homo) è uno dei progetti che mi dà più soddisfazioni. Nasce nel 2022, anno in cui stavamo uscendo dalla pandemia; volevo lanciare un messaggio positivo raffigurando la sola espressione del corpo e utilizzando solo una parola chiave. Attraverso i social non ho ricevuto un forte riscontro, diversamente da quanto accade quando consegno a mano il quadro. L’attimo in cui il protagonista dell’opera riceve la sua interpretazione di “Com.Homo” è il momento che ripaga il lavoro svolto, confermandomi che il progetto piace, diverte e viene compreso nella sua forma.
Come scegli i temi legati al disagio e alla denuncia sociale nelle tue opere?
Sono nato in un quartiere popolare dove il disagio e le ingiustizie si respirano. Il mio lavoro, invece ha un ruolo importante e di grande impatto sulla mia arte (sono operatore in una comunità terapeutica).
E’ proprio qui che ho scoperto l’importanza dell’empatia e della connessione umana, elementi che traduco spesso in arte per trasmettere positività e speranza.
Cosa ti affascina di più del linguaggio visivo di Basquiat e come influenza il tuo stile??
Da subito, Basquiat mi ha colpito per l’utilizzo dei colori e per la sua unicità. Nelle sue opere e nei suoi soggetti non c’è perfezione; utilizzava l’istinto e lasciava una libera interpretazione dell’opera allo spettatore. Basquiat ha influenzato il mio stile, anche se ho trovato un mio modo personale di dipingere; Mi lascio trasportare dall’emozione, mi diverto perché non ho degli schemi e in ogni mia opera c’è un tocco di neo-espressionismo.
Quando realizzi un ritratto qual’e’ l’aspetto che cerchi di catturare con più intensità?
Il mio fare ritratti non è una ricerca del realismo; punto a cercare i tratti distintivi della persona senza uscire dal mio stile pop.
Come vivi la tua continua evoluzione artistica e cosa ti spinge a sperimentare nuovi linguaggi?
Ciò che mi spinge ad evolvere è il bisogno di sperimentare, esprimermi e di conoscermi più a fondo. Mi annoierei sempre con lo stesso stile perché ho continuamente bisogno di nuovi stimoli per crescere, scoprire nuovi mondi e avere più consapevolezza delle mie capacità.
Hai mai pensato di esporre le tue opere in una mostra personale o collettiva?
Sì, ci ho pensato e mi piacerebbe. Ma su questo ho un mio pensiero personale; non voglio pagare per esporre le mie opere, preferisco utilizzare quei soldi per nuove attrezzature e colori.
In qualche attività della mia città, d’accordo con i proprietari, abbiamo esposto le mie opere, così facendo mi faccio conoscere e prendo qualche soddisfazione!
Che ruolo ha l’arte nella tua quotidianità al di là della creazione?
Per arte si può intendere tutto, anche cucinare o guardare un tramonto. Nel mio tempo libero cerco di trasmettere questa passione alla mia famiglia, disegnando con i miei figli e andando a vedere delle mostre di vari artisti nella nostra città.
C’è un progetto futuro che vorresti realizzare e che rappresenta una nuova sfida per te?
Questi ultimi ritratti che sto facendo sono frutto di uno stile che ho sperimentato nel tempo, quindi penso di continuare con questa tecnica. Mi piacerebbe in futuro poter esporre una mostra personale e magari riportare qualche mia creazione in qualche gadget/indumento.
Descriviti in 3 colori.
Potrei essere il celeste, un colore che evoca tranquillità, celeste come il cielo e il mare della mia bellissima terra. Potrei essere il rosa, per la sua semplicità e vivacità. Potrei essere il nero, per la sua versatilità e intensità.




