Gilberto, nato l’11 aprile 1989 in provincia di Bergamo, è un artista poliedrico che si muove con libertà tra pittura, scultura, fotografia, videoarte e installazioni. Sebbene abbia frequentato l’Accademia di Belle Arti di Firenze, Galbiati si considera un autodidatta radicale: ha scelto un percorso indipendente, sperimentando tecniche fuori dagli schemi accademici e sviluppando un linguaggio personale che intreccia estetica e visione. La sua produzione affonda le radici nell’esoterismo e nella psichedelia, dando forma a opere dense di simbolismo, ritualità e impatto visivo. La sua pratica artistica integra codici antichi, sigilli, mitologie e dottrine iniziatiche con elementi dell’inconscio e stati alterati di coscienza, esplorati anche attraverso esperienze visionarie. Ogni creazione si fa veicolo di trasformazione: un sigillo, un portale tra visibile e invisibile, tangibile e intangibile. Nel suo lavoro, Galbiati dissolve i confini tra sacro e profano, arte e spiritualità, coinvolgendo lo spettatore in un processo di risveglio interiore. Le sue opere, esposte in gallerie indipendenti, fiere e rassegne esoteriche, hanno ricevuto attenzione per la potenza evocativa e l’originalità della visione. Attualmente è impegnato in nuove collaborazioni e progetti, con l’intento di approfondire sempre più l’intersezione tra arte, sacro, scienza e coscienza.
Cos’è per te l’arte?
L’arte per me è un mezzo d’espressione, consente di comunicare idee ed emozioni. È magia, un connubio tra pensiero, creazione ed espressione. È un riflesso interiore della nostra società e della cultura , in grado di generare cambiamenti. L’arte non può essere definita in maniera assoluta, non ci sono né domande né risposte sbagliate. È personale e soggettiva, può significare qualsiasi cosa.
In che modo le esperienze visionarie influenzano la composizione e la struttura delle tue opere?
Sono stato esposto ad un’ampia gamma d’immagini e schemi, simboli e numeri che ho incorporato nella mia psiche e successivamente nei miei lavori.
Cosa ti guida nella scelta di simboli e sigilli da inserire nei tuoi lavori?
Queste opere possono provenire direttamente dalle mie esperienze o essere l’interpretazione di concetti filosofici e spirituali.
Che tipo di trasformazione cerchi di attivare nello spettatore attraverso le tue installazioni?
Mirano ad attivare una profonda trasformazione nello spettatore, mettendo in discussione le loro percezioni della realtà, aprendo nuove possibilità di pensiero. L’obiettivo è quello di incoraggiare un viaggio nel proprio subconscio, alla scoperta di verità nascoste ed emozioni represse, risvegliando la fiamma divina interiore.
La tua arte è intrisa di riferimenti esoterici: che ruolo ha lo studio delle dottrine iniziatiche nel tuo processo creativo quotidiano?
Le dottrine iniziatiche mi forniscono un ricco corredo di simboli, miti e concetti che alimentano la mia immaginazione e mi aiutano a creare significati profondi ed universali, oltre ad essere strumenti di ricerca e di crescita interiore.
Hai definito il tuo percorso come “autodidattismo radicale”. Cosa rappresenta per te questa scelta?
L’autodidattismo radicale per me rappresenta una scelta fondamentale che definisce la mia identità artistica e il mio approccio alla coscienza. È un percorso di libertà e responsabilità in cui mi assumo il totale controllo del mio apprendimento e sviluppo creativo.
Come vivi il confine tra l’opera d’arte come oggetto estetico e l’opera d’arte come strumento rituale?
Da un lato possiamo considerare un’opera d’arte come un oggetto puramente estetico la cui funzione principale è quella di suscitare un’esperienza estetica ed emozionarci. Dall’altro lato, molti lavori nascono con uno scopo ben preciso legato a pratiche rituali. Ad esempio un dipinto sacro o una scultura utilizzata in cerimonie. Questi oggetti non sono creati solo per essere ammirati, ma per svolgere una funzione attiva all’interno d’un rito.
Che rapporto hai con il tempo nelle tue opere, dato che spesso trattano mitologie e simboli antichi?
Non vedo il tempo come una linea retta unidirezionale, ma forse più come un cerchio od una spirale dove temi ed archetipi antichi riemergono e si trasformano nel presente. Le mitologie ed i simboli che utilizzo non sono reliquie inerti, ma forze vive che continuano a risuonare nell’esperienza umana.
Come reagisce il pubblico davanti alla componente spirituale e psichedelica del tuo lavoro?
La componente spirituale psichedelica nelle mie opere può suscitare reazioni variegate nel pubblico. Molti spettatori sono attratti da questi lavori, trovandoli profondamente evocativi e risonanti con le loro esperienze personali. D’altra parte possono esserci anche reazioni più critiche o scettiche. Alcuni potrebbero percepire queste opere vaghe e difficili da comprendere.
Quali linguaggi artistici (tra pittura, scultura, video, fotografia) senti oggi più adatti a esprimere la tua ricerca?
Non sento più adatta una pratica o un linguaggio artistico in particolare, ma preferisco utilizzare la combinazione di diversi linguaggi, permettendomi di esprimere la complessità della ricerca e di coinvolgere il pubblico in esperienze multisensoriali.
In che modo il concetto di “solve et coagula” si traduce nella tua pratica artistica contemporanea?
Il concetto di (solve et coagula) si traduce in dissolvere e coagulare. È un principio alchemico che descrive un processo di trasformazione e rigenerazione. Nella fase iniziale della creazione , ad esempio, è necessario dissolvere idee preconcette, aspettative e tecniche consolidate. Questo processo mi porta ad avere un’apertura mentale che mi permette di esplorare nuove forme d’espressione , rompendo le convenzioni tradizionali e accettando l’incertezza. Solo dissolvendo i confini delle proprie convinzioni si può dare spazio a nuove intuizioni artistiche. Traduco anche questo concetto nel dissolvere e unire mondi apparentemente distanti , fondendoli tra di loro per poi riunirli in un unico “file”.
Descriviti in tre colori.
Se dovessi descrivermi attraverso tre colori, utilizzerei: il verde, il viola ed il nero. Il verde perché simboleggia l’armonia con la natura, la vitalità e la crescita. Il viola perché evoca creatività, spiritualità e intuizione. Infine il nero , come l’oscurità, il mistero, la profondità ed il potere dell’ignoto.





