IVAN TRONCI

IVAN TRONCI

Ivan, conosciuto come lo ChefGiramondo, è un talento culinario nato nel 1986 a Otranto, dove ha coltivato fin da giovanissimo la passione per la cucina studiando presso l’istituto alberghiero locale. La sua carriera lo ha portato a viaggiare per il mondo, accumulando esperienze nei ristoranti più prestigiosi e stellati del panorama internazionale. Il suo percorso professionale include collaborazioni con eccellenze come “La Pergola” di Roma (3 stelle Michelin), “Vilajoya” in Portogallo (2 stelle Michelin), “Le Petit Nice” a Marsiglia (3 stelle Michelin), “Trussardi alla Scala” di Milano (2 stelle Michelin), “Acquarello” a Monaco di Baviera (1 stella Michelin), “Aspleys” di Londra (1 stella Michelin), “Villa d’Amelia” ad Alba (1 stella Michelin) e “Les Paillotes” di Pescara (1 stella Michelin). Dopo queste importanti esperienze, Tronci diventa a pieno titolo Chef per Heinz Beck, con il quale inizia una collaborazione su diversi progetti internazionali e start-up di ristorazione, ottenendo riconoscimenti di rilievo sia in Italia che all’estero. Nel 2014 inaugura il “Social by Heinz Beck” all’interno del “Waldorf Astoria” di Dubai, che viene premiato come miglior ristorante rivelazione degli Emirati Arabi. L’anno successivo approda in Portogallo, dove guida il “Gusto by Heinz Beck” presso l’Hotel Conrad Algarve, vincendo il “Star Diamond Award” e ricevendo la promessa della stella Michelin, oltre a partecipare come giudice alla finale di MasterChef Portugal. Nel 2016 torna in Italia per dirigere il “Resort Poltu Quatu” in Costa Smeralda, dove inaugura quattro ristoranti insieme a Heinz Beck. In quello stesso anno viene eletto Chef Ambassador da “The Best Chef Awards” e “Chef & Maitre”. Nel 2017 apre un nuovo ristorante, “Ruliano by Heinz Beck”, all’interno di FICO a Bologna, e nel 2019 firma l’apertura dell’“Heinz Beck Restaurant” presso il Forte Village in Sardegna, riconosciuto come una delle migliori strutture al mondo. Tra i numerosi riconoscimenti ricevuti, nel 2019 lo Chef viene insignito del titolo “Mellow Jones Fellow” dal Lions Clubs International per il suo impegno umanitario a favore dei villaggi poveri in Asia e a Capo Verde. Nello stesso anno, la provincia di Lecce lo premia per i suoi meriti professionali e per aver portato alto il nome del Salento nel mondo. Dopo sedici anni trascorsi viaggiando e lavorando in ventinove Paesi, Ivan Tronci fa ritorno nella sua terra d’origine, dove continua a mettere la sua esperienza al servizio della ristorazione. Oggi si occupa di start-up e consulenze per ristoranti e hotel, di ideazione di menù gourmet e fusion, e di organizzazione di eventi privati e pubblici, continuando a incarnare l’essenza dello ChefGiramondo: un professionista che ha fatto del viaggio, della cultura e della cucina le tre anime di una carriera brillante e in continua evoluzione.

Cos’è per te l’arte?

Questa è una domanda che mi è sempre stata posta e alla quale ho sempre faticato a rispondere. Non ho mai trovato le parole giuste, forse perché sarebbero state troppe. Tuttavia, tempo fa mi sono imbattuto in una frase che racchiude perfettamente ciò che penso: “L’arte è un diario della propria vita.”

Qual è stato il piatto o il menù più significativo che hai creato durante le tue esperienze internazionali?

Il menù più significativo è sicuramente quello che porta il mio nome, “Giramondo”. Racconta, attraverso un percorso sensoriale, i miei viaggi e le esperienze vissute in giro per il mondo.

In che modo i viaggi e le diverse culture hanno influenzato il tuo approccio alla cucina?

Quando viaggi vivi costantemente con un punto interrogativo. Ogni luogo è una scoperta di materie prime, sapori e culture che si intrecciano. Inevitabilmente mi lascio plasmare da ognuno di essi.

Tra tutte le cucine che hai sperimentato, quale ti ha dato più ispirazione per creare piatti unici?

Senza dubbio la Thailandia, per la sua straordinaria varietà cromatica di frutta, verdura e spezie. Ricordo ancora la mia prima volta lì, avevo solo 21 anni: rimasi abbagliato, quasi sconvolto da quei colori, profumi e da quella cultura gastronomica. Fu da subito una grande fonte d’ispirazione.

Come definiresti il concetto di “fusion” nella tua cucina e come lo applichi nei tuoi menù?

La mia filosofia è interamente “fusion”. La maggior parte dei miei piatti nasce dalla contaminazione di culture e tecniche differenti. Cerco sempre di “vestire” ogni creazione con gusto, equilibrio, colore e internazionalità.

Quale esperienza in un ristorante stellato ti ha segnato di più e perché?

Ho avuto la fortuna di lavorare con Chef straordinari come Dieter Koshina, Gerald Passedat, Andrea Berton e molti altri. Ma l’esperienza più significativa resta quella a “La Pergola” di Roma, 3 stelle Michelin, con il mio Maestro Heinz Beck. Ho lavorato con lui per quasi dieci anni e partecipato a cinque importanti aperture nel mondo. È stato un periodo fondamentale per la mia crescita professionale e personale.

Come riesci a conciliare la gestione di start-up e consulenze con la creatività in cucina?

Le due cose vanno di pari passo. Una non esclude l’altra: lavorano in simbiosi e si alimentano a vicenda.

Hai qualche rituale o metodo personale che ti aiuta a sviluppare nuove ricette?

La mia più grande fonte d’ispirazione è la natura. Non a caso chiamo la mia filosofia “La cucina del sole”. Ogni volta che posso mi avventuro tra sentieri, boschi, spiagge e foreste. È lì che la mia fantasia si accende e la creatività trova la sua forma migliore.

In qualità di Chef Ambassador, quali valori della cucina italiana cerchi di trasmettere all’estero?

La cucina italiana è un’eccellenza globale grazie alla qualità delle materie prime, alla semplicità e alla passione. Credo che il suo successo risieda nella capacità di unire tradizione e innovazione. Le nuove generazioni di chef stanno interpretando l’italianità gastronomica in modo dinamico e contemporaneo: dobbiamo avere cura di questo patrimonio e proteggerlo.

Quale progetto culinario ti ha dato più soddisfazione dal punto di vista umano, oltre che professionale?

Il progetto più toccante è stato quello sull’isola di Santo Antão, a Capo Verde, durante la pandemia. Ho organizzato corsi di cucina e karate, pranzi nelle scuole e cene nei villaggi, tutto gratuitamente per le persone più bisognose. È stata un’esperienza umana profonda, che porterò per sempre nel cuore.

Come immagini il futuro della tua carriera: continuerai a viaggiare o ti concentrerai maggiormente sul Salento e sulle tue start-up locali?

Non ho ancora un piano ben definito, ma so che non smetterò di viaggiare e di portare la mia cucina nel mondo.

1 Comment

  1. Tina Giannuzzi

    Non ho parole…sei fantastico. Certo è che i tuoi piatti sono opere d’arte. Complimenti continua così.

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