Il mondo delle fiabe accompagna l’umanità da secoli, attraversando culture, lingue e generazioni senza perdere la sua forza di suggestione. Non appartiene a un’epoca precisa, ma vive di una continuità che lo rende universale. Ogni popolo ha le proprie storie, tramandate oralmente prima di essere fissate sulla carta, e in esse si ritrovano paure, desideri e valori che riflettono l’essenza stessa della vita. Le fiabe sono state da sempre più di un semplice racconto per bambini: sono un linguaggio simbolico, una forma d’arte capace di parlare all’inconscio, di educare e di incantare. Le prime tracce di fiabe si ritrovano nelle antiche tradizioni orali, quando intorno al fuoco o durante le veglie contadine i narratori raccontavano storie che mescolavano il quotidiano con il meraviglioso. Non esistevano autori singoli, ma un patrimonio collettivo che si arricchiva di volta in volta, con dettagli aggiunti o trasformati in base al contesto. Così, figure come l’orco, la fata, il drago o il principe non nascevano da un’unica mente creativa, ma dalla sedimentazione di paure ancestrali e speranze comuni. Nel Seicento le fiabe iniziarono a essere raccolte e fissate per iscritto, e con esse si inaugurò una vera e propria letteratura del meraviglioso. Charles Perrault in Francia diede una forma elegante e raffinata a storie popolari che fino ad allora circolavano in versioni grezze: Cappuccetto Rosso, Cenerentola, La Bella addormentata nel bosco divennero così modelli immortali, carichi di morale e simbolismi. Un secolo dopo, i fratelli Grimm in Germania svolsero un lavoro analogo, ma con un intento più filologico: raccogliere le fiabe del loro popolo per preservarne la memoria. Le loro versioni, meno edulcorate e spesso più cupe, restituivano la durezza del mondo contadino da cui provenivano. In Italia, Giambattista Basile fu uno dei pionieri con il suo “Lo cunto de li cunti”, scritto nel Seicento in dialetto napoletano, un’opera che conserva ancora oggi una forza visionaria e grottesca. Da allora le fiabe italiane, arricchite anche da autori come Collodi con Le avventure di Pinocchio, hanno dimostrato che questo genere può farsi allegoria, riflessione morale e al tempo stesso pura invenzione fantastica. Oltre alla letteratura, il mondo delle fiabe ha influenzato profondamente l’arte in tutte le sue forme. La pittura ottocentesca, ad esempio, trovò nelle atmosfere fiabesche un repertorio ideale di immagini: fate luminose, boschi incantati, cavalieri e principesse divennero soggetti prediletti da artisti romantici e simbolisti. La musica, con compositori come Čajkovskij, portò le fiabe nei teatri con balletti come Lo schiaccianoci e La bella addormentata, che tradussero in movimento e melodia la magia delle storie popolari. Il cinema ha dato alle fiabe un linguaggio nuovo e universale. Dai classici d’animazione di Walt Disney, che hanno trasformato le fiabe in icone globali, fino alle interpretazioni moderne di registi come Guillermo del Toro, il racconto fiabesco ha dimostrato di sapersi adattare ai tempi, assumendo ora toni più leggeri, ora più oscuri. In esso convivono l’incanto e il terrore, la speranza di un lieto fine e la consapevolezza che ogni prova da affrontare ha un costo. Le fiabe, nella loro apparente semplicità, racchiudono un significato profondo. Sono state interpretate da psicologi e studiosi come Carl Gustav Jung e Bruno Bettelheim, che hanno visto in esse strumenti di crescita emotiva e psichica. Attraverso simboli e archetipi, aiutano i bambini a comprendere le paure più istintive, a immaginare soluzioni, a riconoscere il valore del coraggio e della resilienza. Ma anche gli adulti continuano a ritrovarsi nelle fiabe, perché esse parlano a quella parte di ognuno che non smette di cercare il senso nascosto della vita. Oggi il mondo delle fiabe non è confinato nei libri per l’infanzia, ma permea il teatro, la danza e perfino la cultura popolare. Esistono festival e rassegne interamente dedicate alla narrazione fiabesca, compagnie teatrali che reinventano antiche storie con linguaggi contemporanei, artisti visivi che usano l’immaginario fiabesco per denunciare o evocare. Nel mondo digitale le fiabe trovano nuove forme: podcast, film interattivi, videogiochi che rielaborano archetipi antichi per renderli attuali. Il fascino di questo universo risiede nella sua capacità di restare sempre attuale pur rimanendo fedele alle sue origini. Una fiaba può nascere in un villaggio contadino del Medioevo ed essere raccontata oggi in uno spettacolo multimediale, senza perdere la sua funzione primaria: quella di trasportare chi ascolta oltre la realtà quotidiana, in un territorio dove il meraviglioso diventa possibile e l’impossibile si fa verosimile. Il mondo delle fiabe è dunque un’arte che non conosce tempo. Non è soltanto un insieme di racconti, ma una forma di espressione che unisce letteratura, pittura, musica, teatro e cinema, un patrimonio che continua a rinnovarsi. Ogni volta che una fiaba viene raccontata, letta o rappresentata, si rinnova un rito antico, un atto di condivisione che lega le persone attraverso l’immaginazione. È in questa capacità di trasformare la fantasia in esperienza collettiva che le fiabe conservano la loro eterna vitalità.
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L’ARTE DELLE FIABE
