Illustrissimo Dante, con reverenza e umile devozione mi accingo a porgere a Voi queste mie parole, mosso da un sentimento di ammirazione che trascende il tempo e lo spazio. Non oso definirle lettere, poiché tali parole paiono piccole e fragili rispetto alla vastità del Vostro ingegno e alla profondità della Vostra mente; eppure sento il bisogno di comunicarVi la meraviglia e la gratitudine che suscitate in chi, secoli dopo, contempla le Vostre opere e ascolta l’eco delle Vostre parole. Vostra maestà, la Divina Commedia, monumento di intelletto e cuore, non è mera opera scritta: è luce che illumina l’anima, ponte tra il terreno e il celeste, guida per chi cerca verità e giustizia, consolazione e severità insieme. Leggendo i Vostri versi, io mi trovo trascinato in un viaggio che non conosce tempo, tra tenebre e chiarore, tra pene e beatitudini, tra la fragilità dell’uomo e la grandezza dell’eterno. Ogni canto è specchio e parabola, ogni rima vibrazione d’anima, ogni figura evocata porta con sé insegnamenti che il cuore comprende ancor prima della mente. Mi perdo nel pensiero della Vostra esistenza, Maestro, delle prove, degli esili e delle pene che Vi furono imposte, eppure Voi riusciste a trasformare il dolore e l’ingiustizia in arte immortale. Mi chiedo quale fiamma ardente animasse il Vostro spirito, quale fuoco interiore Vi guidasse attraverso l’oscurità della vita fino a creare un’opera capace di parlare a generazioni di uomini e donne lontani da Voi nello spazio e nel tempo. La Vostra poesia non si limita a narrare: essa scuote, interroga, consola, ammonisce e ispira, e chi vi legge non può rimanere indifferente. Vorrei poterVi sedere accanto, ascoltare le Vostre parole mentre spiegate il significato di ogni canto, la ragione di ogni scelta, la profondità dei simboli che illuminate con la Vostra mente acuta e il Vostro cuore ardente. Vorrei conoscere il Vostro pensiero sulle stelle, sui fiumi dell’anima e della storia, sulle passioni e sulle virtù che guidano l’uomo attraverso il labirinto del tempo. Eppure, anche senza questa vicinanza, sento la Vostra voce vibrante tra le righe, viva e potente come il primo giorno in cui furono composte le Vostre terzine. Illustrissimo Dante, vi ringrazio per aver mostrato che la poesia può elevare lo spirito umano, che la parola scritta può essere guida e consolazione, che la saggezza e la passione possono camminare insieme verso l’infinito. La Vostra Commedia è luce per chi cerca il senso della vita, è medicina per chi soffre, è ponte tra l’umano e il divino. Le Vostre parole non muoiono, Maestro: volano attraverso i secoli, illuminano le menti, accendono i cuori e ci insegnano che il dolore, la speranza, la virtù e l’amore sono eterni. Con ossequio profondo, ammirazione infinita e devozione sincera, mi prostro umilmente davanti alla Vostra grandezza, sperando che, in qualche modo misterioso, le mie parole possano giungere al Vostro spirito e testimoniare la gratitudine di chi, ancora oggi, si nutre della luce che Voi avete donato al mondo.
Con reverente ammirazione,
Il Vostro devoto umile R.