Nata e cresciuta ad Asti, città piemontese nota per il vino e per il palio, l’autrice sviluppa fin da bambina un profondo legame con i libri, un universo che ha accompagnato ogni fase della sua vita. La passione per la lettura si è trasformata nel tempo in una scelta professionale, portandola a dedicarsi con entusiasmo all’insegnamento nella scuola media. Dopo il trasferimento nel torinese e un periodo segnato da eventi personali importanti, la scrittura è diventata per lei un nuovo spazio di espressione, un mezzo attraverso cui unire competenze, vissuto e la necessità di attraversare ed elaborare un lutto. Da questo percorso nasce una narrazione intensa, sensibile e attenta alle dinamiche familiari e umane. Con lo pseudonimo Licianna firma la sua prima pubblicazione, presentandosi come una voce fresca e promettente, capace di toccare i lettori con autenticità e profondità.
Il libro: Dopo la scomparsa di sua madre, l’ultimo genitore superstite, Licianna, mettendo a posto gli oggetti, i documenti, trova due diari personali appartenuti e scritti da sua madre da giovane che raccontano le prime tappe della storia d’amore dei suoi genitori; Licianna si ritrova, quindi, a navigare un’onda di ricordi che riemergono dal profondo. “Memorie scritte sulla pelle” è un viaggio intimo e potente che intreccia il filo del passato con quello del presente, dipingendo il ritratto di una donna che rinasce dalle proprie ceneri. Da bambina, Licianna ha vissuto la realtà complessa di essere figlia di genitori separati, imparando a leggere, crescendo, le sfumature delle relazioni e a costruirsi una corazza fatta di sogni e resilienza. I frammenti legati all’infanzia, a volte agrodolci, si alternano ai ricordi della sua vita adulta, in un mosaico che rivela come le esperienze formative abbiano plasmato la donna che è diventata. Ma la vita ha in serbo per lei una sfida ancora più grande: la malattia. Il libro non solo racconta il percorso difficile delle terapie e il superamento della fase critica, ma esplora anche la profonda trasformazione che ne deriva. E’ in questo crocevia di dolore e speranza che Licianna riscopre la forza interiore, imparando a fare tesoro di ogni esperienza, anche la più dolorosa, per andare avanti con rinnovata consapevolezza. “Memorie scritte sulla pelle” è una storia di perdita e rinascita, un inno alla resilienza umana e alla capacità di trovare bellezza e significato anche nei momenti più bui. Un racconto onesto e semplice che invita il lettore a riflettere sul potere dei ricordi, sulla complessità dei legami familiari e sulla straordinaria forza dello spirito umano di fronte alle avversità.
Cos’è per te la scrittura?
La scrittura per me è una forma d’arte unica: unisce ingegno, fantasia e rigore. È un mondo che mi accompagna da sempre, complice una casa piena di libri, un padre legato all’editoria e una madre insegnante. È lì che ho imparato ad amarla.
Cosa ti ha spinta a renderla così centrale nella tua vita?
Mi ci hanno spinta le esperienze forti, soprattutto il dolore per la perdita dei miei genitori. Senza la scrittura non avrei avuto modo di sfogare ciò che portavo dentro.
In che modo il tuo percorso personale ha influenzato il primo libro?
Il mio vissuto ha inciso in ogni pagina. Ho iniziato a scrivere su suggerimento della psicoterapeuta, per rielaborare il lutto. È nato come uno sfogo, e per questo ci sono passaggi crudi accanto a ricordi dolci e momenti che fanno sorridere.
Che significato ha per te lo pseudonimo che hai scelto?
All’inizio l’ho scelto per pudore, per non mostrarmi subito. Poi ho capito che racchiudeva la mia famiglia: l’unione dei nomi delle mie nonne e parti dei cognomi dei miei genitori. È un’altra parte di me.
Qual è l’emozione che speri arrivi ai lettori?
Non ce n’è una sola: è un insieme di paura, tristezza e forza. Vorrei che arrivasse l’idea di poter risalire, trovare di nuovo il sorriso.
Quanto del tuo vissuto entra nei personaggi?
Praticamente tutto, in modo sia spontaneo che consapevole. Essendo autobiografico, le persone del libro sono quelle della mia vita.
Cosa ti affascina nel raccontare i rapporti familiari?
Mi affascina la loro profondità. Le famiglie sono radici. Nel mio libro ho ridato vita a emozioni e sentimenti legati soprattutto al rapporto intenso con mia madre, due fili intrecciati che non si sono davvero separati.
Quali autori ti hanno influenzata?
Ho amato le sorelle Brontë, Jane Austen, e oggi alterno thriller e narrativa come Carrisi, Marsons, Perrin, Recchia, Baraldi, Barbato. Le storie familiari mi hanno influenzata più dei thriller, ma in entrambi c’è sempre una ricerca di verità e rinascita.
Com’è stato il passaggio dall’insegnamento alla pubblicazione?
Non c’è stato un passaggio netto. Insegno francese e ho sempre letto molto, anche autori stranieri. Il libro nasce da un bisogno diverso: lasciare qualcosa di mio.
Qual è il momento creativo che senti più tuo?
Senza dubbio l’ispirazione iniziale. Anche la riscrittura mi appartiene, ma tutto parte da quella scintilla.
In che direzione immagini la tua evoluzione?
Sto pensando seriamente di scrivere un thriller, il mio genere preferito. Forse tornerò anche a qualcosa di personale, ma lavorare di fantasia mi attrae molto: ogni storia, in fondo, contiene pezzi di vita.
Come ti descriveresti in tre parole?
Timida, tenace e amante dei gatti.



