Maledetto è un giovane cantautore che ha fatto della musica il suo linguaggio più autentico, un mezzo attraverso cui raccontare emozioni, paure e speranze. Sin da bambino, quando il padre gli suonava la chitarra, sviluppa un legame profondo con il suono e la scrittura, che oggi traduce in canzoni sincere e intense. Scrive, canta e compone accompagnandosi con chitarra e pianoforte, costruendo un universo musicale che riflette il suo percorso di crescita personale e artistica. Nel 2023 inizia a lavorare in studio con il produttore e batterista Valter Sacripanti e con il chitarrista Davide Pieralisi, dando vita a un progetto musicale che unisce introspezione e ricerca sonora. Il suo debutto sulle piattaforme digitali arriva nel 2024 con il singolo Fragile, seguito da Pezzi, pubblicato anche in versione acustica live studio. A gennaio 2025 inizia una nuova collaborazione con Studio 85, continuando un cammino di evoluzione costante. Vincitore del Premio Social della casa discografica MMline Records, Maledetto studia presso la Scuola di Musica Caimmi di Cesenatico e la Sonart di Pesaro, dove si forma con artisti come Eugenio Fantini, Joy Salinas e Clarissa Vichi. Il 10 ottobre 2025 esce il suo nuovo singolo, distribuito da MMline Production Records, nato come risultato del premio di distribuzione e promozione ottenuto al Rising Voice Contest televisivo di Maria Totaro. Il brano racconta il bisogno umano di allontanarsi dal dolore e di ritrovare sé stessi, una riflessione sincera sulla libertà, il cambiamento e la consapevolezza personale. Con questo nuovo progetto, Maledetto conferma la sua identità: una voce libera, capace di trasformare la vulnerabilità in forza e di raccontare senza filtri la complessità dell’essere umani.
Cos’è per te la musica?
La musica è il mio modo di esprimere i sentimenti. Quando vivo emozioni forti o sento la testa affollata, non c’è niente che mi faccia stare meglio che ascoltare musica o scrivere i miei pensieri e trasformarli in brani. È come una terapia personale: il mio psicologo è il foglio di carta su cui mi sfogo.
Cosa ti ha ispirato nella scrittura del tuo nuovo singolo e quale messaggio speri arrivi a chi lo ascolta per la prima volta?
Non è facile dire con precisione cosa mi abbia ispirato, ma il brano è nato dopo una serata tra amici. Tornato a casa, ho avuto un forte attacco di ansia e, istintivamente, ho iniziato a scrivere nelle note del cellulare tutto ciò che mi passava per la testa. Quelle parole sono poi diventate il testo di Altrove (Ma Non Qui). A chi lo ascolta, vorrei che arrivasse l’idea che non è solo: che certe emozioni e difficoltà sono condivise, e che la chiave del cambiamento e del benessere è dentro di noi. Non c’è nulla di sbagliato nel chiedere aiuto.
Come vivi il momento della scrittura: nasce da un’urgenza emotiva o da un’idea musicale che vuoi sviluppare?
Tutto nasce dall’urgenza di mettere nero su bianco quello che ho dentro: la nostalgia per il passato, i momenti presenti e le insicurezze sul futuro. Scrivo per non far pesare agli altri le mie paure; preferisco raccontarle e trasformarle in qualcosa di ascoltabile. Certo, ho anche obiettivi musicali: vorrei fare della musica la mia vita, ma voglio farlo con sincerità, senza parole imposte da altri. Preferisco mostrarmi per quello che sono, piuttosto che dare un’immagine costruita.
In che modo il tuo percorso di studi con maestri come Joy Salinas e Clarissa Vichi ha influenzato la tua crescita artistica?
Totalmente. Sono entrambe artiste e insegnanti straordinarie. Con Joy Salinas ho iniziato da zero: è lei che ha gettato le basi del mio canto e mi ha aiutato a sviluppare la mia vocalità. Con Clarissa Vichi stiamo lavorando molto anche sulla scrittura dei brani, sugli stili e sulle sonorità che possono rappresentarmi al meglio. È un percorso in continua evoluzione, che mi permette di imparare e mettermi costantemente in gioco.
C’è un’emozione o un’esperienza che ricorre spesso nei tuoi testi e che senti di voler raccontare ancora?
Sì, la malinconia nei confronti del passato è il filo conduttore di molti dei miei brani.
Qual è stato il momento in cui hai capito che la musica sarebbe diventata la tua voce più autentica?
È successo quando ho capito che non mi bastava più la vita che stavo vivendo. Avevo un lavoro precario, nessuna ambizione e avevo accantonato la musica per “sistemarmi”. Un giorno mi sono chiesto: “Vuoi davvero fare questo per tutta la vita?” — e la risposta è stata “no”. Da quel momento ho deciso di ricominciare. Ho ripreso a studiare, a scrivere, a credere in un progetto nuovo. Credo che tutti, prima o poi, vivano un momento di smarrimento: se non mi fossi perso, non avrei ritrovato la musica. Oggi non faccio ancora il lavoro dei miei sogni, ma la differenza è che lavoro per realizzarlo.
Come si è evoluto il tuo suono dal primo singolo Fragile al progetto attuale?
Completamente. Ci sono canzoni scritte prima e dopo Fragile che non ho pubblicato e che forse riprenderò in futuro. In questo tempo ho voluto sperimentare generi diversi: dalle ballate a sonorità più rock, fino ad arrivare a Altrove (Ma Non Qui), che ha un’anima punk-rock. Con Fragile ho cercato una dimensione più intima, con Pezzi ho dato più spazio alla musica, e con Altrove (Ma Non Qui) ho messo alla prova la mia voce. Solo spingendomi oltre i miei limiti ho capito dove posso davvero collocarmi.
Quali sono le sfide più grandi quando cerchi di trasformare esperienze personali in canzoni universali?
La sfida più grande è far ascoltare le mie canzoni alle persone a me più vicine. È come dire: “Questo sono io, e forse non te ne eri mai accorto.” È molto più difficile farle ascoltare a chi ti conosce che a cento sconosciuti.
Cosa significa per te “libertà” nella musica e nella vita?
Nella musica, la libertà è poter creare come voglio, senza dover sottostare alle regole del mercato. Oggi tutto è veloce: una canzone deve durare poco, partire subito, e dopo due mesi è già considerata vecchia. La vera libertà ce l’hanno in pochi, ma provo comunque a mantenerla viva nel mio percorso.
Nella vita, la mia libertà più grande è potermi concedere momenti di pausa, come dire: “Oggi resto a letto e spengo il telefono.”
Con chi ti piacerebbe collaborare in futuro e perché?
Ci sono tanti artisti con cui mi piacerebbe collaborare, anche se so che forse non accadrà mai. In Italia direi Fabrizio Moro, Ultimo e Tommaso Paradiso. All’estero, Lewis Capaldi, Adele e i Coldplay.
Non credo che in un album futuro inserirò featuring: penso che un disco debba raccontare la propria storia. Ma mai dire mai — la vita è piena di sorprese.
Se dovessi descrivere la tua musica con una sola parola, quale sceglieresti?
Vera.
Descriviti in tre parole.
Sognatore, malinconico, instancabile.

