Marta inizia giovanissima la sua carriera d’attrice, debuttando a soli quattro anni accanto a Domenico Modugno nello sceneggiato RAI Il Maestro di violino. Seguono ruoli di rilievo in produzioni come George Sand diretta da Giorgio Albertazzi, la sitcom Casa Cecilia, Martin Eden e Giallo Sera. A otto anni approda al cinema con Francesco Rosi in Tre Fratelli, presentato a Cannes nel 1981, diventando la più giovane attrice del festival. Lavora con registi come Steno in Quando la coppia scoppia, Anna Maria Tatò in Desiderio e Alfonso Brescia nei film di genere accanto a Mario Merola. Nel 1985 ottiene il suo primo ruolo internazionale in Saving Grace con Tom Conti e Giancarlo Giannini. Dopo un periodo dedicato alla danza presso l’Accademia Nazionale di Danza di Roma, torna alla recitazione diplomandosi al Centro Sperimentale di Cinematografia, dove approfondisce il suo amore per il cinema e il montaggio. Da lì prende parte a numerose fiction come Don Matteo, Una donna per amico, Cuore vs Cuore, Carabinieri, Codice Rosso, oltre a produzioni internazionali come Salomone e Bonanno: The Youngest Godfather. Parallelamente fonda la casa di produzione e casting AlambA, che diventa presto un punto di riferimento per il settore, e torna al CSC come docente di un laboratorio dedicato alla preparazione al casting. Il teatro la vede protagonista in commedie come Alterazioni in equo canone, Ricette d’amore e Un’ora di tranquillità accanto a Massimo Ghini. Negli anni alterna cinema, teatro e televisione: è nel cast de La Sacra Famiglia, Donna Detective, Un medico in famiglia 6 e ottiene grande popolarità ne I Cesaroni. Interpreta ruoli intensi nelle serie Taodue Squadra Antimafia e Squadra Mobile, e recita in Zio Gianni per Rai. La sua carriera internazionale si arricchisce con il film The Divine Order di Petra Volpe, premiato in tutto il mondo e candidato agli Oscar, dove interpreta in lingua tedesca una donna emigrata in Svizzera negli anni Settanta. Seguono Il destino degli uomini di Leonardo Tiberi, Il cacio con le pere di Luca Calvani, Umami di Angelo Frezza, fino a The Equalizer 3 con Denzel Washington. Marta Zoffoli continua a distinguersi anche in teatro con commedie come Tempo al tempo e Stremate… Ultimo atto, e nel 2024 firma la sua prima regia teatrale con Meglio zitelle!, campione di incassi al Teatro de’ Servi. Nel 2025 torna in televisione con il ruolo di Auretta Grimaldi, direttrice di una celebre rivista di moda, ne Il Paradiso delle Signore, confermando la sua versatilità e il suo talento in una carriera che attraversa cinema, teatro e televisione con continuità e passione.
Cos’è per te l’arte?
È espressione della propria creatività.
Qual è stato il momento in cui hai capito che la tua strada sarebbe stata quella artistica?
Forse ho sempre avuto un istinto artistico. Fin da piccola ho sempre ballato e studiato musica.
Il cinema invece è arrivato per caso nella mia vita. Da bambina ho preso parte a decine di film con ruoli importanti, per me era una cosa “normale”, che faceva parte della mia vita, non era una scelta consapevole. Dopo il liceo invece è lo è diventata. Era quello che sapevo fare, e poteva diventare il mio lavoro. Ho deciso quindi di formarmi, di studiare cinema.
Come riesci a bilanciare tecnica e istinto creativo nel tuo lavoro?
È proprio quello il punto cruciale! Per essere un buon attore bisogna saper bilanciare tecnica e istinto creativo. La tecnica si acquisisce con lo studio e gli anni d’esperienza e dopo un po’ non ci pensi neanche più… come quando guidi la macchina. L’istinto creativo ha a che fare col sentirsi liberi in scena, va coltivato, allenato e protetto.
Quali esperienze personali hanno maggiormente influenzato il tuo stile?
Credo che il mio stile, ammesso che ne abbia uno, sia essere il più autentica possibile. Io cerco sempre di portare me stessa nei personaggi che interpreto, quindi penso che tutto il vissuto entri inevitabilmente in ciò che un attore porta in scena. Per quanto riguarda le influenze invece credo che abbia a che fare con i gusti personali, con i film che ho visto, con gli attori, gli autori e i registi che ho amato.
C’è un artista o un’opera che ti hanno ispirato particolarmente all’inizio del tuo percorso?
Mi sono innamorata del cinema a 20 anni, durante il Centro Sperimentale di Cinematografia quando ho scoperto Francois Truffaut e Jeanne Moreau. Ho amato film come “Jules et Jim” e “I 400 colpi”. All’epoca mi innamorai di un giovane allievo regista, ci comprammo una macchina da presa 16 millimetri, sognavamo di fare cinema. Era molto romantico. Poi all’improvviso, nel giro di pochissimo, tutto è cambiato con l’avvento del digitale… Con chi invece mi sono sempre identificata è Woody Allen. Scherzando ho sempre detto che la mia vita sembra sceneggiata da lui. Amo il suo stile, la scrittura, i personaggi. E sono così felice che abbia scritto un cammeo appositamente per me nel suo film!
In che modo le tue origini o il tuo territorio hanno influito sulla tua ricerca artistica?
Mio padre è uno stilista di moda e mia madre ha una spiccata sensibilità artistica quindi sicuramente i geni avranno influito! Le mie origini sono Romagnole e ho avuto l’occasione di metterle in scena una volta sola, in uno spettacolo teatrale dal titolo “Tempo al tempo”. Per il mio personaggio, che ho collaborato a scrivere, mi sono ispirata alla storia di mia madre.
Quali temi ti piace esplorare maggiormente attraverso le tue opere?
Il mio lavoro di attrice è proprio sondare l’animo umano e dargli voce. In generale amo la commedia, ma con risvolti romantici, adoro lo humour inglese. Per me l’arte deve far sognare, ridere e commuovere. Non mi interessa invece raccontare la violenza.
C’è un progetto che consideri una svolta nella tua carriera?
Sicuramente la grande popolarità del ruolo da protagonista nella serie “I Cesaroni”. Totalmente inaspettato visto che difficilmente affidano una protagonista ad un’attrice sconosciuta… fu per me una grande iniezione di fiducia nel futuro!
Quale ruolo hanno il pubblico e le emozioni che susciti nelle persone nel tuo processo creativo?
Beh, diciamo che sono il fine. Quello che faccio è per suscitare emozioni nel pubblico. Direi che sia il fine dell’arte drammatica stessa.
Come affronti i momenti di blocco o difficoltà artistica?
I momenti di fermo fanno assolutamente parte del mio lavoro. Grazie al cielo sono sempre stata una curiosa e ho sempre diversificato. Non son mai stata a casa ad aspettare. Nella mia vita ho fondato tre società di produzione. Ho fatto la casting director e la montatrice per nove anni. Ho cominciato a insegnare molto presto. A 35 anni ho anche preso un diploma professionale da cuoco per dare seguito ad una mia grande passione che avevo fin da ragazza. Insomma ho mille interessi e non sto mai ferma. Certo, il fatto che in questo campo, soprattutto in Italia, sia pieno di raccomandati e che difficilmente si arrivi in alto senza accettare compromessi, è un aspetto molto avvilente, che mi ha fatto spesso soffrire. Ma è come se quello fosse un altro terreno di gioco per me e sapevo di non poterci fare nulla. Quindi io ho cercato sempre di mantenere alto l’umore e la professionalità!
Quali sogni o obiettivi vorresti realizzare nei prossimi anni?
Da parecchio tempo mi sento dire che dovrei scrivere. E mi piacerebbe davvero tantissimo! Ho sempre avuto una visione ironica di quello che mi succedeva nella vita e amo far ridere i miei amici con i miei racconti. Per il momento ho buttato giù tante cose, ma non riesco a farla diventare un’attività sistematica. Mi sento ipercinetica, fatico a mettermi lì al computer a scrivere. Prima o poi spero di poter rallentare, vivere più a contatto con la natura e allora chissà… magari comincerò a scrivere!
Descriviti in tre parole.
Ironica, solare, ipersensibile



