Mattia è nato a Marsciano, in provincia di Perugia, e vive e lavora a Deruta, città d’arte celebre per la tradizione ceramica. Proveniente da una famiglia di ceramisti da generazioni, ha frequentato l’Istituto d’Arte e successivamente l’Accademia di Belle Arti di Perugia. Per circa quindici anni ha collaborato in un laboratorio artigiano, dove ha appreso e affinato tecniche diverse, dal bucchero etrusco alla maiolica, fino all’antica arte del Raku giapponese. Dopo un lungo percorso nella ceramica, ha scelto di dedicarsi alla pittura a olio, linguaggio attraverso il quale riesce a esprimersi con maggiore libertà, esplorando temi legati alle molteplici sfaccettature dell’animo umano e alle emozioni che ci definiscono.
Cos’è per te l’arte?
Sarà banale ma credo sia la mia salvezza, è una delle poche cose che nei momenti brutti e belli ha sempre avuto un ruolo fondamentale è sempre riuscita a smuovermi qualcosa dentro, a farmi entrare in dimensioni diverse dove sto bene, dove mi sento a casa.
Cosa mi ha spinto ad abbandonare la ceramica e passare alla pittura a olio?
Credo i limiti della materia, la ceramica come tante altre cose ha dei limiti e tempistiche ben precise e ultimamente non riuscivo più a connettermi con quella materia, la pittura su tela mi ha dato quello che cercavo da tempo, la libertà e quella connessione che ci deve essere tra l’artista e l’opera.
Quali emozioni o stati d’animo cerchi di restituire con maggiore intensità nelle tue tele?
Diciamo che ogni tela rappresenta un mio stato d’animo, cerco sempre di trasferire nelle tele quello che sento, visto che con le parole ho fatto sempre molta fatica vorrei che si riuscisse a capire molto di quello che provo attraverso la pittura. Nelle mie opere gioco molto con i colori e nel rappresentare gli occhi, perché quelli non mentono mai, vanno sempre oltre le parole, dagli occhi riesci a capire molto se non tutto.
Ci sono artisti, passati o contemporanei, che consideri punti di riferimento nel tuo percorso?
Assolutamente sì, diciamo che ci sono periodi storici che amo più di altri come il rinascimento italiano. Ogni artista ha una caratteristica che mi colpisce: Michelangelo con la sua forza e la fisicità prorompente, Leonardo con la sua qualità nell’osservare la natura e Raffaello con i suoi colori che sembrano uscire dai quadri. Non riuscirei ad elencarli tutti ma ogni artista ha qualcosa che ha influito nelle mie idee e nei miei progetti. Di artisti contemporanei apprezzo molto Roberto Ferri e Alessandro Sicioldr, sicuramente i miei preferiti.
Come si sviluppa il tuo processo creativo, dall’idea iniziale fino alla realizzazione dell’opera?
Amo molto leggere e sfogliare cataloghi d’arte, passo molto tempo tra i libri e continuamente cerco di immaginarmi scene e visi da realizzare. Ogni quadro che realizzo lo faccio prima a matita poi a penna per marcare le sfumature e infine realizzo bozzetti in modo da capire le luci e i colori. Succede spesso che mentre dipingo il quadro cambio in corso d’opera e stravolgo l’opera. È un processo lungo che spesso non gli si dà il giusto peso ma il quadro è solo l’ultima fase di un progetto che magari è iniziato giorni settimane o mesi prima.
Che ruolo attribuisci al colore nel raccontare le sfaccettature dell’animo umano?
Sicuramente primario, a volte scelgo prima i colori che il disegno. Quello che riesce a rappresentare al meglio le varie sfaccettature dell’animo umano è proprio il colore, vi immaginate un quadro di Raffaello senza colori? O la cappella sistina in bianco e nero? Impossibile.
In che modo il tuo background artigianale dialoga con la tua attuale ricerca pittorica?
Vivendo in un paese come Deruta e avendo una famiglia di artigiani sono stato sempre a contatto con l’arte e soprattutto il lavoro dei miei genitori ha inciso nella mia formazione e nei gusti personali. Nei miei quadri cerco di miscelare quello che ho visto e appreso nel laboratorio ceramico: decorazioni, disegni, colori anche se poi le modalità di esecuzione sono completamente diverse.
Hai progetti futuri in cui pensi di unire nuovamente ceramica e pittura?
Al momento no, sono completamente preso dalla pittura a olio. Devo ancora sperimentare molto e cercare di capirla fino in fondo, poi magari un giorno mi piacerebbe trovare un modo per unire le mie due più grandi passioni.
Descriviti in tre colori.
Molto difficile, anche perché sono amante delle sfumature ma diciamo che il nero, il rosso e il verde sono i tre colori che più mi rappresentano: il nero per la sua profondità, il rosso per la sua forza d’impatto e il verde che utilizzo molto nei miei momenti di calma. Nei miei quadri poi mi piace miscelare colori provando tonalità infinite per vedere cosa viene fuori, spesso faccio dei disastri, ma quando azzecchi la sfumatura giusta ti cambia la percezione dell’opera come nei momenti quotidiani sono sempre alla ricerca della sfumatura giusta.





