NICOLA CASILE

NICOLA CASILE

Nicola è un artista visivo nato a Reggio Calabria nel 1994. Fin da bambino ha mostrato una spiccata propensione per il disegno, creando i suoi primi “scarabocchi” sui banchi di scuola elementare. È stato durante le medie che una docente di storia dell’arte ne ha riconosciuto il talento, incoraggiandolo a proseguire il percorso artistico. Da lì ha preso forma una vocazione che si è consolidata con il diploma in Arte e Restauro delle opere pittoriche presso l’Istituto Statale d’Arte “Alfonso Frangipane” e con la laurea in Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria, una delle più antiche e rinomate del Sud Italia. Durante gli anni di formazione, ha approfondito discipline come il disegno dal vero, il disegno geometrico e la tecnica del restauro, partecipando anche a interventi conservativi su beni storici come la Chiesa di San Domenico a Castelvetrano. L’arte, per lui, è diventata progressivamente non solo una passione ma uno stile di vita, un linguaggio personale attraverso cui raccontare emozioni, icone e riflessioni contemporanee. Il suo lavoro si sviluppa su tela e si distingue per un uso combinato di collage, acrilico, stencil e bombolette spray. Le sue opere traggono ispirazione dal Nouveau Réalisme, dalla Pop Art internazionale e dal mondo Disney, con l’intento di reinterpretare grandi capolavori del passato in chiave moderna e accessibile. Il suo stile visivo, che richiama talvolta l’aspetto vissuto dei vecchi manifesti pubblicitari, si fonda su un’estetica d’impatto e su un linguaggio diretto, volto a catturare lo sguardo e la mente dell’osservatore. Dopo le prime esposizioni locali, Nicola ha iniziato a raccogliere consensi attraverso mostre personali e collettive, da Reggio Calabria a Messina, da Scilla a Lucca, fino a varcare i confini nazionali. Tra i momenti più significativi del suo percorso figura la partecipazione, nel 2023, al Festival-Concorso Internazionale d’Arte “L’Ucraina è Unita – U.A. United”, dove si è aggiudicato il Grande Premio con l’opera Sogni Interrotti, un potente atto creativo di denuncia contro l’invasione dell’Ucraina. Oggi Nicola Casile continua a costruire con determinazione la sua strada nel mondo dell’arte, con il sogno di trasformare la sua passione in un mestiere riconosciuto, capace di coniugare ricerca stilistica, memoria visiva e impegno emotivo.

Cos’è per te l’arte?

Per me, l’arte è una forma di espressione umana. È il modo in cui le persone comunicano emozioni, idee, sogni, paure, bellezza e disordine, attraverso mezzi visivi, sonori, corporei o concettuali. L’arte può essere una pittura, una scultura, una poesia, un film, una canzone, una performance, o persino un silenzio ben posizionato. Non ha bisogno di essere “utile” nel senso pratico, ma spesso è essenziale a livello umano. L’arte è il riflesso di un’epoca, di una cultura, ma anche dell’individuo. A volte consola, altre volte provoca; può farci vedere il mondo con occhi nuovi o ricordarci ciò che vogliamo dimenticare.

Cosa ti ha spinto fin da piccolo a disegnare e quando hai capito che l’arte sarebbe diventata parte centrale della tua vita?

Fin da piccolo, disegnare era il mio modo di parlare quando le parole non bastavano. Mi attiravano le forme, i volti, i colori — come se volessi catturare il mondo, ma a modo mio. Disegnavo ovunque: nei margini dei quaderni, sui tovaglioli, persino con la condensa sui vetri. Non c’è stato un “momento preciso” in cui ho capito che l’arte sarebbe diventata parte centrale della mia vita… è successo tutto piano piano.

In che modo il percorso in restauro ha influenzato la tua sensibilità artistica e tecnica?

Il percorso di restauro mi ha insegnato che l’arte non è solo ciò che si vede, ma ciò che ha vissuto. Ma ha anche cambiato il mio sguardo: oggi vedo il valore del tempo, delle imperfezioni, della memoria impressa nelle superfici. E questo si riflette anche nel mio modo di creare — più consapevole, più rispettoso, meno impulsivo.

Come scegli i soggetti delle tue opere e cosa ti attrae maggiormente nel reinterpretare i capolavori del passato?

I soggetti delle mie opere nascono quasi sempre da una ricerca emotiva: non li scelgo solo per ciò che rappresentano, ma per ciò che evocano dentro di me. A volte è un volto, una scena, un dettaglio dimenticato che continua a tornarmi in mente, come se mi chiedesse di essere riscritto o semplicemente frutto delle mie continue ricerche di nuovi progetti da realizzare. Quando reinterpreto i capolavori del passato, Mi attrae il fatto che quei capolavori siano carichi di storia e significato, ma anche vulnerabili al cambiamento.

Il tuo stile unisce collage, stencil, acrilico e spray: come costruisci un’opera dall’idea iniziale alla realizzazione finale?

Il mio processo creativo nasce quasi sempre da un’immagine che mi colpisce, una frase, un’icona pop, oppure un contrasto che voglio mettere in evidenza — tra passato e presente. Da lì inizia una fase di ricerca : raccolgo immagini, frammenti , simboli, testi. È in questa fase che prende forma il collage mentale, prima ancora di quello fisico. Poi passo alla composizione vera e propria: inizio spesso dal collage digitale o cartaceo, che mi permette di “testare” il dialogo tra i diversi elementi. A quel punto entrano in gioco gli stencil (che preparo a mano), gli acrilici, e infine lo spray, che uso per dare energia, spontaneità e texture. L’opera si costruisce per stratificazione: ogni materiale ha un ruolo preciso — il collage è memoria, lo stencil è forma, l’acrilico è corpo, lo spray è voce. Anche se ho una visione iniziale, lascio sempre spazio all’imprevisto. Spesso l’opera mi parla mentre la realizzo, chiede cambiamenti, suggerisce deviazioni. L’obiettivo finale non è la perfezione, ma trovare l’equilibrio tra caos e controllo, tra pensiero e istinto.

Quanto ti ha influenzato la Pop Art e come trovi un equilibrio tra ispirazione e linguaggio personale?

La Pop Art mi ha influenzato soprattutto per la sua capacità di rendere il quotidiano straordinario. L’uso dei colori accesi, delle immagini ripetute, dei riferimenti alla cultura di massa mi ha insegnato che l’arte non deve sempre essere distante o “alta”: può parlare a tutti, subito, con forza e ironia. Artisti come Warhol o Lichtenstein hanno trasformato il banale in icona, e questo mi ha fatto riflettere su cosa voglia dire guardare veramente le cose. Tuttavia, trovare un equilibrio tra ispirazione e linguaggio personale è stata (ed è ancora) una ricerca continua.

Qual è il significato dietro l’opera Sogni Interrotti e cosa ha rappresentato per te vincere il Grande Premio internazionale?

Sogni Interrotti è un’opera nata da una riflessione sul tema della guerra in Ucraina. Ho voluto rappresentare quel momento in cui i sogni di una bambina vengono distrutti alla realizzazione di aver perso la propria famiglia che lei disegna sul frammento di vetro e capisce che nn li rivedrà mai più a causa della cattiveria umana. Per me vincere il grande premio internazionale è stata una grande soddisfazione dopo anni di studi e ricerche artistiche.

Cosa cerchi di comunicare attraverso le citazioni visive legate alla Disney?

Le citazioni visive legate alla Disney nel mio lavoro non sono solo omaggi nostalgici: sono strumenti di riflessione critica e affettiva. Disney fa parte dell’immaginario collettivo di intere generazioni — è un codice visivo universale, immediatamente riconoscibile. Utilizzarlo mi permette di entrare in dialogo con lo spettatore in modo diretto. Uso l’estetica Disney per parlare dell’identità, della memoria e della disillusione. Il contrasto tra l’icona perfetta e il contesto in cui la inserisco crea uno scarto emotivo: qualcosa che può far sorridere, ma anche inquietare o far riflettere. Ma soprattutto cerco di comunicare non solo con l’osservatore adulto ma anche con il bambino che è stato.

C’è un tema ricorrente che attraversa le tue opere, anche quando cambi soggetto o stile?

Sì, anche se i soggetti o lo stile cambiano, c’è sempre un filo rosso che attraversa le mie opere: è il tema della Pop Art. Che si tratti di icone pop, citazioni artistiche, frammenti della cultura visiva collettiva o personaggi della Disney, mi interessa esplorare la distanza tra l’immaginario e la realtà, tra l’immagine pubblica e il vissuto personale. Spesso nelle mie opere convivono elementi rassicuranti e disturbanti, volti noti e strappi visivi: tutto ruota attorno al tentativo di trovare un centro in un mondo frammentato.

Qual è stato il momento più gratificante del tuo percorso artistico finora?

Il momento più gratificante del mio percorso artistico finora in primis il giorno della laurea e poi aver ricevuto il Grande premio. 

Come immagini il tuo sviluppo futuro come artista: più legato all’arte urbana, alle mostre internazionali o a nuovi linguaggi visivi?

Il mio sviluppo futuro come artista lo immagino come un percorso in evoluzione continua. Non voglio pormi limiti netti: arte urbana, mostre, nuovi linguaggi visivi, nuovi progetti, nuove soddisfazioni.

Descriviti in tre colori.

Giallo : per la curiosità, la voglia di scoprire, la luce che cerca sempre qualcosa di nuovo da illuminare.

Blu: per la calma, la profondità e la riflessione. Come una mente che vuole comprendere, senza fretta.

Verde: legato alla natura, oppure semplicemente amo le cose autentiche, essenziali.

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