NICOLO’ GUARRACI

NICOLO’ GUARRACI

Nicolò, nato a Cremona nel 1979 e cresciuto tra Piacenza e Caorso, è un pittore contemporaneo che ha ritrovato la sua vocazione artistica durante il periodo del lockdown. Questa rinascita lo ha portato a compiere una scelta radicale di vita, trasferendosi a Fontecchio, in Abruzzo, dove il legame con la natura e i ritmi lenti del borgo hanno alimentato la sua creatività. Il suo stile, istintivo e onirico, riflette un approccio emotivo e dinamico alla pittura, spesso caratterizzato dall’uso di materiali di scarto trasformati in nuove forme espressive, con un’attenzione particolare alla sostenibilità. Le sue opere non sono mai statiche, ma concepite come entità in continua trasformazione, e la loro esposizione rompe gli schemi tradizionali: appese anche a soffitto, invitano l’osservatore a un’interazione inedita e sorprendente con il lavoro artistico.

Cos’è per te l’arte?

L’arte per me è un viaggio dentro, una ricerca continua: un diario.È il linguaggio che uso per esplorare quel mondo fatto di sogni e quotidianità che ho dentro. Non è un semplice hobby o un lavoro, ma un modo di respirare, di vedere il mondo e di capire me stesso.

​In che modo il trasferimento a Fontecchio ha trasformato il tuo rapporto con la pittura?

Trasferirmi qui a Fontecchio(AQ) ha cambiato tutto. Qui la natura è forte, essenziale, e mi ha spinto a dipingere con più istinto, senza troppi filtri lasciandomi guidare dal cuore. Fontecchio mi ha riportato alle origini, a togliere il superfluo a un rapporto più diretto e vero con la mia creatività.

​Come scegli i materiali di scarto da riutilizzare nelle tue opere?

Quando sono in giro, e vedo un cantiere o un posto abbandonato, mi attira l’imperfezione di certi materiali di scarto. Li sento miei. Sono pezzi di vita vissuta, con la loro storia e le loro ferite. Riusandoli, do loro una seconda possibilità e li rendo parte della mia narrazione. Non cerco la perfezione, ma la sincerità che c’è in quel materiale.

​Qual è la sensazione che cerchi di trasmettere quando appendi i quadri in modi non convenzionali?

Voglio che le mie opere non siano solo oggetti da guardare, ma che entrino in dialogo con chi li osserva. Appendere i quadri in modi non convenzionali, ad esempio con mollette o appoggiati a un muro, elimina la distanza formale. Voglio che le persone si sentano libere di interagire, di muoversi nello spazio espositivo, e che l’opera non sia solo ammirata ma anche toccata .

​Cosa significa per te definire il tuo stile “istintivo e onirico”?

Significa che non pianifico quasi nulla. Parto da un’emozione, da un sogno che ho fatto o da un’immagine che mi è rimasta in testa. Non cerco la somiglianza con la realtà, ma la mia verità! L’opera prende forma da sola, come un dialogo tra la mia mano e la tela. È un processo onirico, un po’ come sognare a occhi aperti.

​Quali artisti o correnti ti hanno maggiormente ispirato nel tuo percorso?

Ci sono due nomi che per me sono stati fondamentali: Joan Miró e Marc Chagall. Di Miró amo il suo modo di dipingere come se stesse scrivendo poesie con il colore e il suo mondo fatto di segni e figure che sembrano uscire dai sogni. Di Chagall, invece, adoro la sua capacità di far volare le figure e di raccontare storie che mescolano amore, memoria e fantasia. Loro mi hanno insegnato che l’arte può e deve andare oltre il visibile, toccando l’anima. Nota anche per Basquiat con cui inevitabilmente vengo accostato anche se io mi ritengo molto più primitivo, onirico e poetico.

​C’è un’opera a cui sei particolarmente legato e che rappresenta una svolta nel tuo cammino artistico?

Sì, un’opera a cui sono molto legato è “Fesserie”. In quel quadro c’è tutto il mio mondo: gli animali che si fondono con il mistero, il sogno, le ambizioni e le contraddizioni. In un certo senso, con quell’opera ho trovato per la prima volta un equilibrio tra tutti i miei elementi e ho capito la direzione che volevo prendere con la mia arte.

​Come vivi il dialogo tra sostenibilità e creatività nel tuo lavoro quotidiano?

È un dialogo spontaneo. La mia scelta di riutilizzare materiali di scarto non è una moda, ma una necessità interiore. Credo che la sostenibilità non debba essere un concetto astratto, ma un’azione concreta, anche nell’arte nel 2025. Dare nuova vita a un materiale “scartato” mi permette di creare un legame profondo con l’ambiente che mi circonda soprattutto considerando che vivo in un bosco.

​Qual è la reazione più sorprendente che hai ricevuto dal pubblico davanti a una tua esposizione?

Una delle reazioni più belle è stata quando una persona, guardando una mia opera, mi ha detto che sentiva una forte connessione con il suo mondo interiore, anche se non riusciva a spiegare il perché. Non c’era un significato logico, ma solo un’emozione era quasi in lacrime …Questo mi ha confermato che la mia ricerca, pur essendo istintiva, riesce a comunicare in modo profondo perché pura , diretta e non ruffiana 

​Pensi che le tue opere siano in continua evoluzione anche dopo essere state completate?

Sì, assolutamente. Una volta che un’opera lascia il mio studio e viene esposta, non è più solo mia. Ogni persona che la guarda le dà un nuovo significato, una nuova vita. L’opera diventa un ponte tra la mia ricerca e quella del pubblico, e in questo senso continua a evolversi e a cambiare a seconda di chi la osserva.

​Quali progetti futuri hai in mente per sviluppare ulteriormente la tua ricerca artistica?

Ho intenzione di esplorare ancora di più il rapporto tra pittura e materia, magari lavorando su tele molto più grandi. Mi piacerebbe anche creare delle installazioni in spazi urbani o naturali, per portare la mia arte in dialogo con l’ambiente che mi circonda. L’obiettivo è sempre quello di continuare a esplorare il mio mondo interiore, senza pormi limiti ma solo con una grande passione e predisposizione per la pittura.

​Descriviti in tre colori.

Mi descriverei con il blu, che rappresenta il mio lato sognatore; il verde, che simboleggia la mia connessione con la natura; e infine il giallo, che è la luce, la vitalità e l’ottimismo con cui affronto il mio cammino artistico da sempre.

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