PASQUALE SPADAVECCHIA

PASQUALE SPADAVECCHIA

Pasquale è un giovane pizzaiolo originario del nord barese, ma con un’anima profondamente legata alla tradizione della pizza napoletana. La sua passione per l’arte bianca nasce presto: a soli tredici anni inizia a lavorare come fornaio, un’esperienza che segna l’inizio di un percorso lungo oltre vent’anni. Dopo aver affinato la manualità e la conoscenza delle farine, compie il salto decisivo verso il mestiere di pizzaiolo, trasformando una vocazione in professione. Determinato a distinguersi, partecipa a competizioni e si forma presso diverse accademie specializzate, approfondendo non solo le tecniche pratiche ma anche la teoria che si cela dietro ogni impasto. Da dieci anni lavora nella stessa pizzeria, dove ha costruito una solida reputazione grazie alla costanza, alla ricerca e all’amore per il proprio lavoro. I riconoscimenti non tardano ad arrivare: nel 2024 entra nella guida L’Arcimboldo d’Oro ottenendo due pennelli, e l’anno successivo raggiunge il massimo punteggio con tre pennelli. Nello stesso periodo riceve anche la Star Pizza dalla guida stellata, conferma della qualità e dell’innovazione che caratterizzano la sua arte. Oggi Pasquale porta avanti un concetto di pizza che unisce rispetto per la tradizione napoletana e curiosità per le nuove tecniche, sperimentando con la pizza al padellino e la pizza in pala. Condivide la sua esperienza attraverso corsi di formazione dedicati a chi desidera avvicinarsi con passione e consapevolezza a questo mestiere. Il suo motto, “Per giocare con acqua e farina devi essere pazzo”, riassume lo spirito con cui affronta ogni impasto: dedizione, creatività e una sana follia che trasforma un lavoro antico in un’arte sempre viva.

Cos’è per te l’arte?

Per me l’arte della pizza è qualcosa che devi avere dentro, ancora prima di iniziare a praticare questo mestiere. Devi sentire la passione, avere le idee chiare e la voglia di migliorarti ogni giorno.

Cosa ti ha spinto, così giovane, ad avvicinarti al mondo dell’arte bianca?

Sono stato spinto dalla mia curiosità e dal desiderio di capire come si lavora un impasto. Con il tempo ho scoperto quanto fosse affascinante il mondo che si nasconde dietro la farina, e da lì non mi sono più fermato.

In che modo le tue origini baresi e la tradizione napoletana si incontrano nella tua idea di pizza?

Sono barese, ma ho avuto la fortuna, sin da ragazzo, di lavorare a stretto contatto con pizzaioli campani. Da loro ho imparato l’importanza della tradizione e oggi porto avanti un mio concetto di pizza che unisce la passione napoletana alla genuinità pugliese.

Qual è stato il momento più significativo dei tuoi vent’anni di carriera?

Il momento che mi ha segnato di più è stato quando ho iniziato a frequentare corsi di formazione, approfondendo la parte teorica del mio lavoro. Capire la scienza che c’è dietro un impasto mi ha permesso di crescere davvero come professionista.

Cosa rappresentano per te i riconoscimenti ricevuti dalle guide gastronomiche?

L’ingresso nelle guide gastronomiche è stato un grande motivo di orgoglio. È la conferma che sto percorrendo la strada giusta, ma resto sempre con i piedi per terra e concentrato sul migliorarmi ogni giorno.

Come riesci a bilanciare tradizione e innovazione nel tuo lavoro quotidiano?

Sono un amante della pizza tradizionale, nei topping come negli impasti, ma mi piace anche sperimentare. Mi affascina cercare nuovi abbinamenti e lavorare con blend di farine, sempre nel rispetto della tradizione e senza snaturarla.

Qual è l’aspetto del mestiere di pizzaiolo che più ti affascina ancora oggi?

Fare il pizzaiolo per me è come essere un calciatore: ogni giorno è una nuova partita che ti mette alla prova. Mi dà stimoli, energia e la forza di continuare a migliorare.

Cosa cerchi di trasmettere ai partecipanti dei tuoi corsi di formazione?

Cerco di insegnare ai miei corsisti ad amare davvero questo lavoro, spiegando ogni dettaglio, dalla A alla Z. Voglio che comprendano non solo la tecnica, ma anche la passione e il rispetto per l’arte bianca.

C’è una pizza che senti più “tua” o che racconta meglio la tua identità professionale?

La mia pizza del cuore è una semplice provola, pepe e basilico. È essenziale, genuina e sincera, proprio come me.

Come immagini il futuro della pizza artigianale nei prossimi anni?

Mi piace immaginare un futuro senza rivalità, con uno spirito di collaborazione tra pizzaioli. Dovremmo camminare tutti nella stessa direzione, condividendo passione e conoscenza, senza rancori.

Qual è il significato più profondo del tuo motto “Per giocare con acqua e farina devi essere pazzo”?

È un motto che mi accompagna da anni. Dietro ogni impasto c’è chimica, equilibrio e sensibilità. Per capire davvero tutto questo serve un pizzico di follia, altrimenti si resta fermi, come il cemento. Bisogna saper riconoscere i tempi, le fermentazioni e le variazioni che rendono ogni impasto unico.

Descriviti in tre parole.

Sono un pizzaiolo umile, curioso e innamorato del mio lavoro.

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