ROBERT PAPA

ROBERT PAPA

Robert, cantautore barese classe 1985, cresce tra musicassette registrate dalla radio e CD masterizzati con metodi ormai da archiviare con indulgenza. Con un’ironia disarmante si definisce un “artista sommergibile”: troppo vecchio per essere considerato emergente, troppo testardo per arrendersi. La sua avventura musicale comincia a sedici anni, quando scopre nella chitarra lo strumento ideale per dare forma e suono alle proprie emozioni. Da quel momento non smette più di scrivere, lasciando che la musica diventi il suo linguaggio più autentico. Autodidatta orgoglioso, si forma nella “scuola YouTube & improperie”, sviluppando uno stile libero, contaminato e personale, che mescola cantautorato, pop, rock, blues ed elettronica. Le sue canzoni oscillano tra ironia e introspezione, tra la leggerezza della parola e la profondità del sentimento, restituendo un ritratto sincero e irriverente della quotidianità contemporanea. Oltre alla musica, Robert è anche speaker su MG Radio, dove conduce Alternote, un programma dedicato alla scena indipendente e agli artisti emergenti. Un progetto che rispecchia perfettamente la sua visione: dare spazio e voce a chi, come lui, cerca la propria.

Cos’è per te la musica?

La musica è quell’elemento fondamentale della mia vita che mi ha permesso di andare avanti in ogni situazione. Anche quando ho dovuto lasciarla per un lungo periodo, in realtà è sempre stata con me, per supportarmi e darmi forza. Adesso che l’ho ritrovata, che ho ritrovato l’ispirazione e il flusso creativo, credo di non fermarmi più.

Quando hai capito che l’arte sarebbe diventata una parte fondamentale della tua vita?

L’arte non “capisci quando” ma diventa fondamentale. Se la tua mente ha gli strumenti per coglierla ed elaborarla, per predisposizione, l’arte diventa fondamentale senza che tu possa accorgertene o rifuggirne.

Quali emozioni cerchi di trasmettere attraverso le tue opere?

Ogni canzone nasce con un intento diverso e nasce prima per me stesso, poi può essere declinata dagli altri nel proprio vissuto. Far sorridere, riflettere, rivivere dei sentimenti attraverso i miei brani è fantastico e, quando vedo che questa magia si realizza, appagante.

Da dove nasce la tua ispirazione quotidiana?

Nasce da quello che ascolto e che vivo sulla mia pelle. Nasce dai notiziari, dalle mie riflessioni solitarie, dai sentimenti che vivo in un particolare momento. L’ispirazione più curiosa che ho avuto è stata per “Nel cassetto”, quando mi trovai, difronte a un bucato da stendere, due calzini “magicamente appaiati” nonostante la centrifuga e venne spontanea la linea melodica e la metafora, con due persone che restano appaiate nonostante gli eventi della vita.

C’è un tema ricorrente o un simbolo che ritorna spesso nel tuo lavoro?

Di sicuro l’amore. Recentemente è uscito il mio “inno all’amore” che è “We Are Lovers”, che a breve uscirà in una versione acustica e che si unirà all’album in preparazione. In questo brano parlo dell’amore libero e universale, mai sbagliato, che deve essere guidato solo dai sentimenti senza pregiudizi e senza limiti. Voglio che i miei figli, che sono ancora piccoli, crescano con questo messaggio.

Quanto conta per te la sperimentazione nella tua ricerca artistica?

La sperimentazione è tutto. Mi piace molto spaziare tra generi, cambiare strumenti e arrangiamenti anche a seconda del messaggio, a scapito della “coerenza”.

Come vivi il rapporto tra tecnica e istinto creativo?

Pur essendo autodidatta (quindi ho imparato “solo quello che volevo”), amo e stimo molto chi fa questo mestiere con studio e preparazione. Però credo che la tecnica non debba mai sostituire o coprire l’estro creativo. Bisogna osare, anche (e soprattutto) se una cosa non è mai stata fatta.

Qual è l’opera che più ti rappresenta e perché?

Ad oggi direi “La Tastiera Più Veloce Del Web”, perché è l’ultimo brano che ho scritto ed è quindi la sintesi di quello che negli anni è diventata la mia scrittura. Dal 7 novembre 2025 è possibile ascoltarla in tutti gli store digitali.

In che modo il tuo ambiente o la tua città influenzano la tua arte?

In realtà poco. Come dicevo prima, gli stimoli sono diversi e arrivano da lontano o da molto vicino, dal mio profondo, il mio ambiente sta quindi nel mezzo. Ne fa parte ma non è rilevante più di altro.

Che ruolo gioca il pubblico nella tua visione artistica?

Rispetto a quando ho cominciato a fare musica, oggi i mezzi sono più accessibili e immediati. Sono felice di questo perché una volta fatte uscire le mie creazioni dal cassetto, ora sono ascoltate in tutto il mondo ed apprezzate. Amo poi ricevere il riscontro durante i live, sentire il coinvolgimento, trasferire le emozioni.

Quali sono i tuoi progetti o sogni futuri come artista?

Il progetto,  quasi ultimato, dell’album acustico, un ritorno alle mie origini cantautorali dopo aver fatto uscire tanta elettronica, è sicuramente un passaggio importante. Spero in seguito di poterlo portare in giro, magari affiancato da una band.

Descriviti in tre canzoni.

IMPOSSIBILE: ho imparato a non dire più “mai” e ad accogliere l’imprevedibile. WE ARE LOVERS: credo nell’amore vero, puro, senza limiti e pregiudizi, cosa che lo accomuna anche al mio concetto di arte. LA TASTIERA PIU’ VELOCE DEL WEB: non sopporto le sopraffazioni, non sopporto di vedere il linguaggio (verbale e non) scendere sempre più in basso, con la logica del più forte e del chi grida di più. Il web può aiutare in tante cose ma ha anche individualizzato le emozioni, si parla e si giudica senza troppo pensare di ferire i sentimenti altrui.

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