ROBERTA PANUCCIO

ROBERTA PANUCCIO

Roberta è un soprano palmese nata nel 1999. La sua formazione musicale prende avvio sotto la guida del soprano Liliana Marzano, con la quale prosegue il Biennio presso il Conservatorio “Francesco Cilea” di Reggio Calabria. Fin dai primi anni di studio, mostra una naturale predisposizione per il canto lirico e una profonda sensibilità interpretativa che la conducono presto a calcare importanti palcoscenici. Nel 2019 entra a far parte del cast dell’opera L’arca di Noè di Benjamin Britten, rappresentata al Teatro “Francesco Cilea” di Reggio Calabria. Tre anni più tardi veste i panni di Clarina ne La cambiale di matrimonio di Gioachino Rossini, opera d’esordio del compositore pesarese. Nel 2023 interpreta Giannetta ne L’elisir d’amore di Gaetano Donizetti, confermando la sua crescita artistica e la padronanza scenica che la contraddistinguono. Il 2023 segna anche importanti riconoscimenti: conquista il secondo posto alla 35ª edizione del Concorso Lirico Internazionale “Francesco Paolo Neglia” e rappresenta la Calabria come finalista al concorso nazionale “Alda Rossi da Rios” di Como. L’anno successivo apre la prima edizione del Festival Operistico del Val di Noto, collaborando con l’Associazione Figaro Opera Society e Giardini Naxos in Musica, partecipando a numerosi concerti nelle principali città siciliane e all’opera Don Giovanni di Mozart. Nello stesso periodo prende parte al “Cilea Liric & Classic Music Festival”, confermando la sua presenza nel panorama lirico emergente italiano. Nel novembre 2024 è tra le protagoniste del progetto Scuole all’Opera, diretto dal maestro Alessandro Tirotta, dedicato al centenario di Giacomo Puccini con la rappresentazione di Gianni Schicchi. A febbraio 2025 interpreta il ruolo principale nell’opera Gina di Francesco Cilea presso il Teatro Cilea di Reggio Calabria, ottenendo unanimi consensi di pubblico e critica. Nello stesso anno partecipa al XVII Concorso Lirico Internazionale “San Francesco di Paola”, dove conquista il secondo premio e ottiene diverse scritture artistiche per la stagione 2026. Sempre nel 2025 riceve dal Rotary Club di Reggio Calabria un riconoscimento e una borsa di studio per il suo contributo alla valorizzazione del patrimonio musicale calabrese. La sua crescita artistica è arricchita dalla partecipazione a masterclass con importanti figure del panorama lirico internazionale, tra cui Orlin Anastassov, Giuseppe Filianoti, Barbara Frittoli, Carmen Giannattasio, Daniela Uccello, Giancarlo Del Monaco, Mario De Carlo e Gianluca Gucciardo. Dotata di una voce limpida e di grande estensione, Roberta Panuccio rappresenta una delle giovani promesse del canto lirico italiano, capace di unire rigore tecnico, eleganza interpretativa e un’intensa forza espressiva che la rendono una protagonista di rilievo nel nuovo panorama operistico nazionale.

Cos’è per te il canto?

Il canto è la massima espressione del mondo interiore che sta dentro ad ogni uomo. Chi canta ha a disposizione il miglior mezzo di comunicazione che ci sia, ovvero la musica, e ne dispone a suo piacimento. A tutti è capitato di piangere ascoltando qualcuno cantare, o di ridere, o di sentire pace, o tristezza. Così è: chi canta è in grado di trasmettere ogni tipo di emozione e di condividere ciò che prova in quel momento: è un grande onore e privilegio poterlo fare e mi riempie il cuore di gioia!

Qual è stato il momento in cui hai capito che il canto lirico sarebbe diventato la tua strada?

Ho sempre amato la musica e il canto, fin da bambina; tuttavia, ero lontana dal mondo dell’opera e della musica classica. Intraprendendo gli studi in conservatorio mi sono appassionata a questo ambiente e ho iniziato ad apprezzare i grandi autori e musicisti del passato: è stato lì per la prima volta che ho compreso che ciò che avevo intrapreso quasi per gioco era a me destinato. Credo fermamente che ognuno di noi abbia una strada tracciata, un destino segnato: basta camminare con fiducia e determinazione, e a poco a poco si inizia a scorgere il proprio sentiero: così è per me, sento di star seguendo la mia strada. Non so ancora dove mi porterà esattamente, ma sono certa di aver intrapreso la giusta direzione, e questa certezza mi accompagna ogni giorno.

Cosa ti affascina di più dell’opera e del mondo del teatro musicale?

L’opera ti permette di vestire i panni di persone diverse: oggi sei una contessa, domani una semplice popolana, dopodomani una cameriera, o ancora la principessa di un regno lontano, una madre, una figlia, una suora, una regina, una serva. Tutto ciò è davvero divertente!
Ciò che succede a teatro è magico perché ti permette di scavare dentro di te e trovare quei personaggi e le loro emozioni; ti permette di raccontare la loro storia, con la tua voce, ma con le loro gioie e i loro dolori. Ciò che accade a Teatro non è finzione: è verità sublimata.

Come descriveresti il tuo rapporto con il pubblico durante un’esibizione?

Il pubblico è il nostro specchio, e il nostro rapporto con lo spettatore riflette il rapporto che abbiamo con il nostro io. Se siamo a disagio con noi stessi, lo saremo anche col pubblico. Se siamo sicuri di noi, lo sapremo conquistare. Se io, Roberta, mi entusiasmo quando canto, anche il mio pubblico sarà entusiasmato. Se, diversamente, ciò che canto lascia freddo il mio cuore, anche il mio pubblico sarà freddo e distaccato. Molti non amano il pubblico perché affrontare il pubblico significa affrontare se stessi, le proprie fragilità, insicurezze. Una volta capito ciò, credo sia importante utilizzare questa regola a proprio favore.

Qual è il ruolo che più ti ha messo alla prova, sia vocalmente che emotivamente?

Vi sono molti ruoli difficili, per ragioni diverse: alcuni posseggono insidie tecniche, altri emotive. In altri momenti, le due cose si intrecciano tra loro e vanno di pari passo.
Personalmente, apprezzo in maniera particolare Giacomo Puccini: interpretare i suoi personaggi è sempre una grande sfida. La sua musica è la più ardua da affrontare, perché le donne di Puccini, protagoniste delle sue opere, affrontano malattia, morte, disperazione, lutto, perdita. Sono donne fragili e al contempo forti, donne piegate ma non spezzate. Sono donne che vivono la vita vera, la realtà quotidiana. Donne in cui le donne possono immedesimarsi.

In che modo la tua formazione con Liliana Marzano ha influenzato la tua crescita artistica?

La Maestra Liliana Marzano è una donna straordinaria, che ammiro profondamente, sia come artista, che come persona. Le era stata affidata una ragazzina maldestra e impacciata, e lei è stata in grado di tirare fuori con grinta, passione, dedizione, una voce che oggi desidera poter cantare ed emozionare se stessa e chi la ascolta. Lei è e rimarrà per sempre la mia prima fonte di ispirazione, la mia affezionata Maestra, il mio punto di riferimento umano e musicale.

C’è un compositore con cui senti una particolare affinità o che ti rappresenta di più?

Sono profondamente riconoscente a Verdi e Puccini per aver messo nero su bianco della musica straordinaria. Se però dovessi scegliere di essere rappresentata, sceglierei sicuramente Puccini.

Quali emozioni hai provato nel debuttare su palcoscenici importanti come il Teatro Cilea?

Il palcoscenico è la prova dell’artista: della tecnica, della tempra, dell’energia, della forza, della concentrazione che egli possiede. Il Teatro Cilea mi ha regalato i miei primi debutti ed è un palco a cui sono e sarò sempre grata e affezionata.

Quanto contano, secondo te, disciplina e sacrificio nel percorso di un soprano?

Disciplina e sacrificio sono chiave del successo per ogni uomo e ogni donna che desiderano affrontare questo percorso. Proprio come per un atleta, è necessario condurre una vita ordinata, mangiare bene, riposare adeguatamente, non avere vizi, fare esercizio fisico ed esercitare con regolarità la voce puntando ad un continuo e costante miglioramento del proprio strumento e delle proprie competenze vocali.

Com’è stato confrontarti con artisti e maestri di fama internazionale durante le masterclass?

I grandi Maestri sono sempre fonte di ispirazione: alle masterclass si cerca di prendere quanto più possibile, di rubare tutti i segreti del mestiere… ciò che dicono ma anche e soprattutto quello che NON dicono, e che un occhio e un orecchio attento notano comunque.

Come vivi la responsabilità di rappresentare la tua terra, la Calabria, attraverso la musica lirica?

Amo la mia terra, a lungo martoriata e debilitata da tanto degrado sociale. In Calabria ci sono giovani che vogliono fare concretamente qualcosa per valorizzare la propria regione: nel mio piccolo spero di poter contribuire a questo processo.

Quali sono le sfide più grandi che un giovane talento deve affrontare oggi nel mondo dell’opera?

Il mondo dell’opera e del teatro è ricco di insidie, soprattutto per i giovani: è un ambiente difficile e pieno di ostacoli. Occorre essere concentrati e focalizzati sul proprio obbiettivo, senza lasciarsi abbattere da no e porte sbattute in faccia, da concorsi non andati bene e audizioni fallite. Bisogna stringere i pugni e andare avanti nonostante tutto e tutti, verso la mèta!

Hai un sogno artistico che speri di realizzare nei prossimi anni?

Spero con tutto il cuore di avere la possibilità di interpretare _Mimì_ (La Bohème, G. Puccini).

Che consiglio daresti a chi desidera intraprendere un percorso nel canto lirico?

Se è questo ciò che desiderate, se la musica e il canto muovono e commuovono la vostra vita e la vostra anima, allora è giusto darvi questa possibilità. È un percorso che regala tante gioie e soddisfazioni.

Cosa significa per te la parola “voce”?

“Voce” è ponte tra me e il prossimo. È carezza tra due anime. È la cosa più preziosa che un cantante possiede.

In che modo un’esperienza personale o emotiva può influenzare la tua interpretazione di un personaggio?

L’esperienza reale è sempre la fonte primaria a cui i cantanti devono attingere: altrimenti il personaggio diventa fittizio, falso, e il pubblico lo sente e non gli crede. La cosa più importante è essere credibili, che non significa essere esagerati, anzi, tutt’altro. Bisogna misurare i movimenti, pesare le azioni e le intenzioni, che devono sempre precedere le prime, altrimenti cade il castello di carte. La Callas diceva sempre che l’intenzione dev’essere prima nella mente del cantante e sul volto, e poi, ad essa, deve susseguirsi l’azione. La vita reale ha grande impatto sul cantante, la sua intelligenza sta poi nello sfruttare tutto a proprio vantaggio.

Descriviti in tre parole.

Appassionata, sognatrice, determinata.

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