Simona è una pittrice napoletana che ha fatto dell’istinto e dell’immediatezza i tratti distintivi della sua ricerca artistica, sviluppando un linguaggio personale attraverso la tecnica dello “scarabocchio”, con cui esprime la spontaneità interiore dell’essere umano. Sin dal 2013 partecipa attivamente al panorama artistico italiano con mostre, premi e collaborazioni che ne mettono in luce la versatilità. Dalla partecipazione all’Expo Art Tour e alla Biennale d’Arte di Napoli, al conseguimento dell’International Excellence Award in Design-Painting nel 2019, il suo percorso si distingue per continuità e innovazione. Negli anni si cimenta anche nella videoarte, firmando le animazioni per progetti musicali e audiovisivi come “5 minuti”, “Ogni Vota” e “Fraveca e sfraveca”, collaborando con artisti del calibro di Rog3, Greg Rega e le Ebbanesis. Espone al PAN di Napoli con la mostra “Scarabocchio” e viene premiata per la miglior critica con “Il risveglio dell’arte”. Oltre all’attività espositiva, dal 2022 è docente di pittura per il progetto “INCLUSIVE” e partecipa a programmi televisivi come “Tocca a te” (RaiPlay) e “E viva il video box” di Fiorello. Nel 2023 viene nominata curatrice e art director della Galleria Indipendente dell’Atlante di Acerra, presentando le sue opere anche alla Miani Art Space di Nola e nel format teatrale “Lo Scarabocchio”, primo spettacolo della rassegna “Contaminazioni”. Il 2024 la vede protagonista nello Spazio Amira con “Siamo Semi” e nella collettiva “Palma in Arte”, dove firma anche la direzione artistica. A giugno ottiene la direzione artistica dei giardini comunali di Marigliano per l’evento “Vita Sott’e Pipparelle”. La sua pratica si muove tra arte visiva, performance e progettualità sociale, confermando una visione inclusiva, multidisciplinare e sempre in evoluzione.
Cos’è per me l’arte?
È un linguaggio necessario, un modo per restituire senso all’invisibile e creare connessioni autentiche. È un processo vivo, non una risposta ma una domanda continua.
Com’è nato lo “scarabocchio”?
È nato da un’intuizione spontanea: ho iniziato a considerare lo scarabocchio non come errore o svago, ma come opportunità traccia emotiva, sincera, primordiale. Una firma dell’anima.
Come diventa comunicazione visiva?
L’immediatezza del gesto trasmette verità. Lo scarabocchio racconta emozioni, tensioni, desideri. La sua forza sta proprio nella sua sincerità.
Il passaggio alla videoarte?
Non è un abbandono, ma un’estensione. La pittura è un tempo denso; il video aggiunge movimento e voce. Cambia il ritmo, ma resta il bisogno di raccontare storie intime e collettive.
Ruolo di curatrice e artista?
È un equilibrio delicato. L’organizzazione richiede lucidità, ma la visione creativa deve restare libera.
Live painting.
Un rito. Un ascolto. Ogni performance è un incontro, un’emozione condivisa.
Il rapporto con lo spazio?
Fondamentale. Che sia un teatro o una piazza, lo spazio è sempre un interlocutore. Amo che la mia arte dialoghi con i luoghi e le persone, si adatti, si sporchi, respiri.
Un momento di svolta?
Sicuramente la mia personale al PAN di Napoli, per me è stato un traguardo molto significativo.
Artisti o movimenti che mi influenzano?
Tanti in particolare il concetto del suono associato al colore di Kandinsky al gusto stilistico di Tim Burton e alla carica emotiva di Marina Abramović. Ma anche i bambini, le persone comuni, i luoghi. Tutto può diventare spinta creativa.
Come nascono i miei progetti?
Spesso da un confronto sociale, proposte collaborative. La bellezza è sempre nel processo, nella trasformazione.
L’arte genera connessioni?
Sì, profondamente. È una delle sue funzioni più potenti. L’arte crea ponti, cura, fa comunità.
Descriviti in tre colori.
Blu, giallo e rosso.


