Teresa è un’artista visiva che si esprime attraverso la performance, la fotografia e la pittura, linguaggi che utilizza come strumenti di una ricerca concentrata sul ritratto e sulla simbologia, in una dimensione al tempo stesso onirica e alchemica. La sua opera esplora con intensità aspetti introspettivi, psicologici e spirituali, con una forte componente rituale. Ha esposto in diversi paesi tra cui Serbia, Egitto, Germania, Finlandia e Italia, portando il suo lavoro in contesti internazionali. Parallelamente, tiene corsi di fotografia dedicati alla creatività e all’approccio critico alla lettura delle immagini e insegna disegno e storia dell’arte. Da anni approfondisce i simboli dei Tarocchi come chiavi di conoscenza e strumenti di introspezione, collegando gli archetipi degli Arcani alla storia dell’arte. Dal 2017 si occupa inoltre della gestione e promozione degli eventi e delle mostre dello spazio espositivo indipendente @o_vascio.
Cos’è per te l’arte?
L’Arte è l’essenziale, la componente fondamentale della mia esistenza. Non credo di averne una definizione, ma è una pratica costante, è lavoro, ricerca, condivisione, supporto, strategia, menzogna e spietata autenticità. Per me è davvero tutto, per fortuna è così grande da poterne prendere parti minori da osservare un po’ alla volta senza lasciarsi sopraffare.
Quale ruolo hanno per te i simboli e gli archetipi dei Tarocchi nella tua pratica artistica?
Per ora la mia pratica artistica e quella legata allo studio dei tarocchi si sono incrociate, come era inevitabile sul piano delle immagini. La storia dell’arte è piena di riferimenti ai miti e ai simboli presenti negli arcani dei tarocchi e ho iniziato da qualche tempo questo confronto, scoprendo che l’arte che conosco e che sono abituata a spiegare, guardare e osservare da molto più tempo è ancora una volta una alleata in questo percorso di introspezione e ricerca interiore in cui sto guidando anche altre persone.
In che modo la dimensione rituale entra a far parte delle tue opere?
La mia pratica artistica si fonda sull’esplorazione della dimensione rituale come strumento di connessione tra memoria, identità e trasformazione. Attraverso la fotografia, la performance e il collage (anche ditale), creo opere che fungono da “sigilli” contemporanei: immagini simboliche che evocano archetipi e processi interiori. Mi ispiro a fonti esoteriche e filosofiche, come i sigilli descritti da Giordano Bruno nel Sigillus Sigillorum, i Tarocchi di varie tradizioni, per costruire un linguaggio visivo che trascende il tempo e lo spazio. Le mie opere non sono semplici rappresentazioni, ma atti rituali che invitano lo spettatore a intraprendere un viaggio introspettivo e spirituale. In progetti come Ritratto/Segreto, avviato nel 2018, utilizzo il ritratto come mezzo per esplorare l’identità e la memoria. Queste opere, che partono da scatti fotografici per evolversi in collage, disegni e pittura, sono concepite come cicli che si rinnovano nel tempo, riflettendo la natura ciclica dei rituali e della vita stessa.
Cosa cerchi di rivelare attraverso i ritratti che realizzi?
Mi interessano le persone, l’umano, ciò che c’è nelle anime, e i volti pare siano la finestra più prossima.
Come riesci a bilanciare la parte onirica e quella alchemica del tuo linguaggio visivo?
Non lo faccio. Uso simboli, che siano quelli che provengono dai sogni o da altrove, l’eventuale bilanciamento tra questi non è scontato né necessario.
Quale delle tue esperienze espositive internazionali ha avuto un impatto più significativo sul tuo percorso?
Sicuramente tra le prime e più importanti esperienze internazionali è stato partecipare a Real Presence in Serbia per due edizioni nel 2004 e nel 2006 quando ancora ero una studentessa dell’Accademia di belle Arti di Napoli. Eravamo tantissimi da tutta Europa, ospitati in una città post bellica vivissima e folle , a lavorare in musei svuotati, gallerie improvvisate, con una fame di arte allucinante. Anche se dopo ci sono state cose più strutturate e professionali quell’esperienza ha tracciato sicuramente il mio modo di intendere come fare residenze artistiche per giovani artisti e sto cercando in ogni modo di replicarlo dove vivo ora per dare la stessa opportunità ai giovani.
Cosa desideri trasmettere ai tuoi studenti nei corsi di fotografia e nelle lezioni di arte?
Tecnica necessaria ma senza esagerare. Quello che insegno io è tirare fuori loro stessi, li guardo, li vedo, li ascolto, l’arte è espressione anche di sé attraverso lo studio dei miti rappresentati, gli artisti nel corso dei secoli e il significato che diamo alle parole come bellezza, estasi, equilibrio. Con i miei studenti ricreo un reciproco desiderio di conoscenza.
Che importanza ha per te lo spazio indipendente che gestisci e come influenza la tua visione artistica?
La Vascio Room Gallery è nata ai piedi del Vesuvio e ha ospitato dal 2017 mostre di artisti italiani e stranieri . Poi abbiamo promosso eventi, presentato libri, organizzato piccole residenze artistiche fino al bando per la realizzazione di 4 opere pubbliche per una importante manifestazione che si terrà nel 2026. Insomma un impegno di due artiste per altri artisti che ci vuole può seguire su ig @o_vascio
Descriviti in tre colori.
Tre??? Tremilatrentratre!!!!!








