BENIA ARTS

BENIA ARTS

Beniamino è un artista poliedrico che fin da giovanissimo ha scelto di esprimersi attraverso molteplici linguaggi creativi: dalla musica, dove si distingue come batterista, fino alle arti figurative e al tatuaggio, canali che coltiva con passione e istinto. Autodidatta, ha iniziato a disegnare e dipingere sin dalla pubertà, seguendo un impulso viscerale che non lo ha mai abbandonato. I suoi lavori si concentrano prevalentemente sulla figura femminile, indagata nel suo lato più misterioso, oscuro, quasi onirico. Non ama le etichette, anche se la sua produzione si avvicina a quella che comunemente viene definita “dark art”: una bellezza inquieta, evocativa, sospesa tra sogno e ombra. Predilige l’uso di grafite e carboncino, tecniche con cui riesce a modulare chiaroscuri intensi e atmosfere intime, ma non rinuncia all’esplorazione di altri materiali, come le tempere e l’olio. Parallelamente, sta affinando sempre di più la sua arte nel tatuaggio, una forma espressiva che gli permette di portare la sua visione direttamente sulla pelle, senza però abbandonare mai il disegno, suo primo e irrinunciabile linguaggio.

Cos’è per te l’arte?

Una trincea in cui pianificare l’annichilimento della barbarie del mondo.

Cosa ti affascina della figura femminile al punto da renderla protagonista quasi esclusiva dei tuoi lavori?

La perfezione delle forme, la bellezza dei dettagli, la sensualità dei movimenti e gli sguardi… la malinconia degli sguardi.

Quando parli di “lato oscuro” o “versione onirica della bellezza”, cosa intendi esattamente?

Cogliere ciò che sfugge alla luce del sole, la parte più nascosta che cerco di tirare fuori dalle ombre.

In che modo la musica e il tuo essere batterista influenzano il tuo approccio visivo all’arte?

Ritmo… spero di dare ritmo alle forme con i miei lavori. Non melodie, ma sincopi ammorbidite dalle sfumature.

Ti senti più a tuo agio su carta, su tela o sulla pelle di chi si fa tatuare da te?

Ultimamente sulla pelle. Amo che qualcuno si affidi a me per incidere pezzi della sua vita. È come se estendessi le mie periferiche.

Come vivi il passaggio dalla grafite al tatuaggio, due gesti molto diversi ma entrambi profondi?

Sono due tecniche completamente diverse. Inizialmente è spiazzante, ma una volta compreso questo, il resto viene da sé.

C’è un artista o un movimento che senti vicino, anche se dici che l’etichetta “dark art” ti sta stretta?

Mi affascina molto Giger… ma non mi avvicino nemmeno a volerlo, ahahaha.

Che tipo di emozione cerchi di evocare in chi osserva i tuoi disegni?

Voluttà, sensualità e sogno.

Hai mai pensato di portare il tuo lavoro in mostra o di realizzare una serie tematica compiuta?

Certo. Ho partecipato ad alcune mostre, anche a una personale con un discreto successo. Ho inoltre preso parte con un mio lavoro a un calendario celebrativo dell’associazione femminile Malafemme, che ha avuto un bel riscontro.

Qual è l’opera a cui sei più legato e perché?

Sembra ovvio, ma tutte. Anche quelle che odio.

Cosa significa per te continuare a disegnare, anche mentre affini altre tecniche come quella del tatuaggio?

Aria, acqua, terra e fuoco. Fondamentale.

Descriviti in tre colori.

Nero, rosso, viola.

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